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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 4 Lug 2008 - 11:15
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Le inchieste dalla parte del cittadino

Camper, il bilancio: una città a due velocità

Il viaggio della redazione mobile nei quartieri. A Bovisa e Bicocca via ai cantieri, mentre la Darsena è ferma. Casi Santa Giulia e Falck

MILANO - La Darsena è ferma all'archeologia, mura spagnole e conca di Leonardo. Ultimi segni del tempo: topi e punkabbestia. Il cantiere dei box è bloccato da un anno e mezzo, Comune e impresa non sono d'accordo su soldi e piani dell'autosilo (due o tre?). Sintesi di Matteo Laganà, pittore sul Naviglio: «Uno scandalo». Per dire il quadro della Milano immobile. Eppure, 9 chilometri a nord è un altro film. Via Baldinucci 85, asse della Bovisa che fu patria del cinema: le ruspe hanno abbattuto gli ex magazzini Scala, covo di spacciatori e clandestini, il Politecnico costruisce un ostello per studenti. I residenti? «Era ora», dicono. Ora.

Il tempo ha un ruolo ovunque. In Melchiorre Gioia i muratori tirano su il Pirellone bis anche di notte; la fase due in Bicocca riparte a settembre, a dieci anni dalla prima; Rogoredo e Sesto aspettano le mosse dell'imprenditore Luigi Zunino: Falck e Santa Giulia sono in vendita.

Milano a corrente alternata. Dove affoga, dove cresce. È la città che cambia o dovrebbe cambiare. Lo sviluppo dei Navigli (vie d'acqua per l'Expo, area pedonale) s'è piantato sui box. Il Comune assicura: «A settembre si riparte». La società Villoresi ribatte: «Aspettiamo una convocazione ufficiale». Il resto sono proteste: i ricorsi al Tar del comitato di quartiere, l'artigianato che scompare. La fontana di piazza Bausan è secca pure d'estate e l'edificio incompleto davanti al Politecnico Bovisa è ancora «lo scheletro di via Durando» (metafora-denuncia degli studenti). La novità è alle spalle: i depositi di via Baldinucci sono in demolizione, il progetto del campus (alloggi per 312 posti letto) sarà affidato a un privato «entro l'estate» e sarà finito nel 2011.

Una rivoluzione. Bovisa come CityLife (giù il primo padiglione, bonifiche in corso), come Varesine (altra bonifica) e Isola-Porta Nuova (avanzano i lavori per il metrò 5 in via Volturno). Gli abitanti sul cantiere della Regione denunciano: «Distrugge le linee del quartiere». Ma tant'è. Dopo un inverno-primavera spumeggiante, anche le fontane della Bicocca «si sono spente, ora, e l'acqua è lasciata imputridire... », racconta la signora Rosella Spena. La periferia-centro è così: «Incompiuta». Di giorno: una città di 40 mila abitanti, studenti e colletti bianchi. Dalle 17 in poi, un villaggio per mille famiglie. Per dirla col rettore Marcello Fontanesi: «Scatta il coprifuoco».

Niente negozi, né servizi. E però: mercoledì i manager Pirelli hanno incontrato i cittadini. Commento di Marco Gianfala, presidente dell'associazione ViviBicocca: «Se le promesse saranno mantenute, saremo soddisfatti». L'area abbandonata di via Padre Beccaro? «Prato, alberi e panchine: s'inizia a settembre». L'asilo promesso in piazza dei Daini? «Fine lavori nel 2010». La Collina dei ciliegi è stata collaudata e a giorni sarà aperta («E speriamo che sia vigilata»). Non solo: Comune, Regione e Pirelli RE hanno già firmato il protocollo d'intesa sulla Grande Bicocca, i cantieri dovrebbero aprire entro l'anno. Nello spazio «liberato» dall'istituto Besta e sull'ex Ansaldo sono previsti 90mila metri quadri di case (per metà a prezzo convenzionato), e poi negozi, aule, laboratori e alloggi per studenti, 60mila metri quadri di verde (parchi e centro sportivo).

A Rogoredo è appena stato inaugurato il passante ferroviario, Sky ha alzato le antenne e a breve sarà aperto un consultorio familiare e pediatrico per i residenti. Le incognite sono tutte legate alle scelte del gruppo Zunino. Sia qui, a Santa Giulia (preoccupati i neo-residenti), sia sull'area ex Falck di Sesto progettata da Renzo Piano. Il sindaco Giorgio Oldrini detta le regole: «Il mio compito è difendere la città e realizzare i progetti, qualunque sarà la proprietà». Le condizioni sono chiare: «Il programma d'intervento dev'essere unitario, il lavoro di Piano non si butta e il Comune deve conservare un ruolo rilevante».

Armando Stella

04 luglio 2008
Dalla parte del cittadino

Case Aler, una ferita che si può abbattere

Qualcosa si muove nelle periferie esplorate dal Corriere con l'aiuto dei residenti. Gli alloggi popolari sono uno dei problemi maggiori

MILANO - È sempre dura a Ponte Lambro, ma adesso rifanno la piazza e il centro cardiologico Monzino non trasloca più. Di droga ne gira ancora tanta in piazza Gabrio Rosa, al Corvetto, ma i rapinatori girano al largo dalla farmacia più volte svaligiata in passato: dopo il giro del camper gli agenti in borghese hanno fatto per tre mesi i turni di guardia. Via Padova è sempre la stessa, stranieri e kebab, ma i controlli sono aumentati e finalmente in strada si è presentato anche il sindaco Moratti, come a Quarto Oggiaro, dove la polizia ha smantellato i clan dello spaccio.

Qualcosa si muove nelle periferie esplorate dal Corriere con l'aiuto dei cittadini. Cantieri ce ne sono tanti, adesso: in piazza Insubria c'è un parco tutto nuovo, i marciapiedi vengono rifatti e si vede anche qualche aiuola fiorita. Un risarcimento per i tanti alberi abbattuti per quei parcheggi che nella zona di Città Studi e in piazza cardinal Ferrari minacciano la stabilità degli edifici. Si scava al Giambellino, al Lorenteggio all'Isola: piccola dermatologia urbana. Ma resta il punto interrogativo delle aziende insalubri in città, come quella che polverizza i detriti intorno a via Giovanni da Cermenate.

Qualche buona notizia: si preparano gli interventi per liberare dall'amianto case, asili, capannoni industriali nei quartieri dove per anni hanno regnato disordine, incuria e abbandono. E finalmente c'è una rivoluzione in arrivo in via Paolo Sarpi: la zona a traffico limitato è una risposta al mancato rispetto delle regole per il carico e lo scarico, a quel lento scivolare nel degrado che i cittadini documentano da anni. Ma, in fondo, resta in ogni angolo di questa Milano che ritrova finalmente qualche segnale di attenzione, ancora troppo forte il senso di una sicurezza smarrita, di una legalità perduta, delle regole che una volta c'erano e adesso nessuno rispetta più.

E così in ogni quartiere si rovescia sull'immigrazione clandestina o sui campi rom la rabbia di sentirsi indifesi, vulnerabili: e si cerca una qualche risposta al disagio e alla paura con il vigile di quartiere, progetto che non riesce a decollare per inerzia politica e sindacale; o con quel poliziotto di strada presentato in pompa magna dal governo Berlusconi e diventato subito un bluff. Viaggiando nelle zone, però, quello che balza agli occhi è anche altro, ed è quello che tanti cittadini sofferenti denunciano con rabbia, indignazione: è l'enormità dei ritardi accumulati nella manutenzione dei caseggiati Aler, una città nella città di oltre 120 mila abitanti, disseminati intorno alla Milano della cerchia dei Navigli, dove si è perso l'equilibrio sociale di un tempo e dove la manutenzione ordinaria e straordinaria non bastano più a recuperare un patrimonio residenziale inquinato dall'abusivismo selvaggio, dalle occupazioni, dallo squallore di certi appartamenti.

È quella degli alloggi popolari una delle ferite più vistose che emergono dal viaggio nei quartieri di Milano, l'eccesso di concentrazione abitativa, la trama monotona degli insediamenti senza un negozio, un'attività artigianale, il tanfo delle scale dove alloggiano piccioni, e quello delle cantine dove ballano i topi. È apprezzabile lo sforzo dell'Aler, ma è legittimo domandarsi se è ancora un tabù quello di abbattere alcuni di questi caseggiati fatiscenti per realizzarne altri, per creare finalmente quel mix abitativo capace di restituire a tanti cittadini la dignità di vivere e abitare nel loro quartiere in un giusto equilibrio tra profili sociali diversi. A Stadera, Ponte Lambro o nel fortino dei disperati di Baggio, si deve continuare a fingere che un restauro basta a superare quelle paure che bisogna prendere sul serio?

Giangiacomo Schiavi

04 luglio 2008