.: Discussione: Cittadella della giustizia, un altro rinvio?

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 15 Ott 2009 - 11:03
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Da milano.corriere.it:

DALLA PARTE DEL CITTADINO. Lunedì 19 il camper sarà alle Colonne di san lorenzo

Tribunale, una città di 10 mila abitanti
«Sì al trasloco. Qui l’Onu anticrimine»


Il progetto per il trasferimento a Porto di Mare e il Palazzo bis in via Pace. I residenti: invasi dagli uffici

MILANO - «Allora, signora: ha deciso?». La donna più corteggiata di via San Barnaba abita al 32, condo­minio elegante affacciato sul­l’ingresso posteriore al palazzo di Giustizia. È una pensionata, e non cede: «Ogni tanto passa l’ avvocato e mi chiede se gli vendo l’appartamento. Non se ne parla, non me ne vado fin­ché campo». Nei giorni in cui il Tribunale fece la storia d’Italia, epicentro dei cambiamenti, l’onda lunga della legge ridise­gnava la zona. Il quartiere è di­ventato un distretto per avvoca­ti e notai, i citofoni sono elen­chi di dott. & partners, profes­sionisti di rango e principi del foro. In via San Barnaba 32 abi­tavano 24 famiglie, trent’anni fa: sono rimaste in quattro. Sul­l’ex garage d’epoca fascista in via Podgora hanno alzato altri 40 alloggi: probabile che diven­teranno uffici. Tutto è costruito o viene modellato a uso e con­sumo del Tribunale. Di più: in via Pace si lavora alle nuove au­le giudiziarie. Eppure, da qui, il palazzo di Giustizia deve traslo­care a Porto di Mare, tra il Cor­vetto e Rogoredo. Deve, o forse è meglio dovrebbe.

Il progetto, ironizzano in Comune, «è in al­to mare». Il Tribunale è una cittadella a tempo per diecimila abitanti: si sveglia presto, ingorgata di traf­fico, e si svuota nel tardo pome­riggio, silenziosa e stanca. La presidente Livia Pomodoro am­ministra un palazzo che produ­ce circa 7 mila udienze al mese nel penale e invia 80 mila avvisi e altre 220 mila comunicazioni di cancelleria nel civile. Arriva­ta alla guida nel febbraio 2007, ha subito investito sui servizi informatici per accorciare i tem­pi dei processi, smaltire gli arre­trati e risparmiare (un milione di euro l’anno) su carta, fotoco­pie e registri. La carta, in Tribu­nale, è argomento sottile e deli­cato. Ce n’è molta nelle cancelle­rie della Corte d’appello penale, al secondo piano: gli uffici tra­boccano e i fascicoli sono acca­tastati alla meglio nei corridoi, su tavoli e sedie, fin sopra gli ar­madi. La cancelleria marchi e brevetti, invece, è senza punti­ne e ha chiesto almeno le pen­ne: ne sono arrivate tre. Raccon­ta l’avvocato civilista Sebastia­no Mancuso: «Se non portiamo noi, i fogli, non possiamo nean­che scrivere i verbali».

Il palazzo di Giustizia ha pro­blemi di spazio. È saturo. Per questo, in altri tempi, le istitu­zioni avviarono il progetto di una nuova ala tra via Pace e via Daverio, al posto di un parcheg­gio e di un istituto tecnico. I car­telli, sul cantiere, fissano la da­ta di fine lavori al luglio 2010 (ma le ruspe stanno ancora sca­vando le fondamenta). Nei nuo­vi edifici saranno «provvisoria­mente » ospitati una parte degli uffici giudiziari e degli archivi notarili. La destinazione finale è un’altra. Porto di Mare. Sull’operazione sono quasi tutti d’accordo, resiste solo una fronda di avvocati e magistrati. «A Milano è stata assegnata una cabina di regia per un pro­getto che rilancerà il sistema giustizia in Italia», annunciò a gennaio il guardasigilli Angeli­no Alfano. Obiettivo: trasferire il palazzo di Giustizia e il carce­re di San Vittore all’ingresso sud di Milano, lungo la via Emi­lia. Allo Stato costa circa un mi­liardo di euro, ma il rebus dei finanziamenti non è ancora sta­to sciolto.

Una certezza: i soldi non potranno arrivare dalla vendita del Tribunale e della ca­sa circondariale, edifici storici vincolati dalla Soprintendenza. Il Comune ha fatto un solo passo formale verso Porto di Mare: ha stanziato un milione di euro e scelto, tre mesi fa, la società «terza» che deve elabo­rare lo studio di fattibilità (i ri­sultati non sono ancora arriva­ti). Ma Livia Pomodoro guarda già oltre, fiduciosa: «Il palazzo di Giustizia, una volta svuota­to, ha il background per ospita­re una grande agenzia interna­zionale, come l’Istituto delle Na­zioni Unite per la ricerca sul cri­mine e la giustizia». Qualcun al­tro suggerisce di dare la sede al­la Biblioteca europea o a un mu­seo d’arte: l’edificio già espone Sironi, Carrà e Fontana, «sareb­be perfetto». Si vedrà. Il futuro prossimo resta in via San Barnaba 32: notai e av­vocati cercano ancora locali vi­sta Tribunale. Bruno Morisi, bancario in pensione, 72 anni, vive alla grande, qui, e si sposta sempre in bici. La sera, quando ne ha voglia, suona anche il pia­noforte: «Il condominio è deser­to, gli uffici vuoti, nessuno si la­menta ». Ha solo tre vicini di ca­sa. Che non litigano mai alle as­semblee di condominio.

Armando Stella

15 ottobre 2009

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In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 3 Lug 2008 - 10:55
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