.: Discussione: Cittadella della giustizia, un altro rinvio?

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Enrico Fedrighini

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Inserito da Enrico Fedrighini il 11 Maggio 2009 - 14:57
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Leggo sui giornali la proposta di trasferire la “Cittadella della Giustizia” da Porto di Mare alla pista ippica di allenamento “Maura”, quartiere Gallaratese. Vista la cosa dalla loro angolazione, i proponenti (proprietà delle aree, intermediatori immobiliari e finanziari, progettisti) hanno un legittimo interesse che li accomuna nel lanciare questa proposta all’Amministrazione comunale di Milano: se si realizzasse tale trasferimento, i loro conti correnti bancari ne trarrebbero sicuro giovamento. Non  mi scandalizzo certo: questa è una regola comune a qualunque operazione urbanistica; ogni scelta localizzativa di funzioni di rilevante interesse pubblico, porta benefici ai titolari di determinate proprietà fondiarie direttamente o indirettamente coinvolti. Il punto vero della questione è un altro.

Siccome i proponenti si rivolgono all’Amministrazione comunale di Milano, a me interessa di più ragionare su quali sarebbero i benefici di tale scelta per la città. Preferisco affrontare, in modo laico e non pregiudiziale, un percorso razionale per verificare l’ esistenza o meno di un reale “interesse pubblico” qualora si giungesse alla decisione di realizzare al Gallaratese, anziché a Porto di Mare, la Citta della della Giustizia.

Qualcuno sarebbe certamente chiamato a rispondere dei soldi pubblici finora già spesi per la progettazione dell’insediamento a Porto di Mare e per le procedure che hanno condotto diverse istituzioni a sottoscrivere  l’Accordo di Programma per realizzare la cittadella a Porto di Mare. Fatta questa doverosa premessa, la cosa che più scoraggia di questa proposta è l’assenza di qualunque significato urbanistico. Emerge un carattere primitivo di totale rispondenza del progetto alla mera finalità di speculazione immobiliare, con un unico dato davvero significativo: la totale assenza di interesse pubblico dietro tale iniziativa.

Cerco di motivare tale convinzione:


a)
 la Citta della della Giustizia, per quanto riguarda le funzioni del Tribunale e delle altre strutture annesse, rappresenta un polo fortemente attrattore di mobilità. L’insediamento previsto a Porto di Mare è servito dal servizio di trasporto pubblico urbano della metropolitana milanese (Rogoredo linea M3)) e dal servizio ferroviario regionale (Rogoredo FS); inoltre confina con il raccordo per l’Autostrada del Sole ed è quindi direttamente raggiungibile dal sistema tangenziale milanese.

La pista Maura di via Montale-Lampugnano, sulla quale abbiamo visto modellisticamente proiettati gli edifici previsti a Porto di Mare, è priva di adeguato collegamento di trasporto pubblico: le fermate più vicine (linea 1, fermate Uruguay e Lampugnano), distano oltre 1 km dalla pista ippica e qualunque studente al secondo anno di architettura sa che tale distanza renderebbe di fatto inutilizzabile il sistema di trasporto pubblico metropolitano per le migliaia di persone (avvocati, magistrati, operatori, ecc.) destinati ogni giorno agli uffici giudiziari. Il sistema di trasporto pubblicio di superficie è debole e poco capillare nella zona, come in tutte le periferie, proprio perché l’intero quartiere si sviluppa seguendo l’asse della linea MM1 fino a Molino Dorino (gli abitanti che risiedono nelle zone più lontane dalle fermate MM usano l’auto per il breve spostamento da casa alla fermata MM, e ritorno).

Questo significa una cosa semplice: a differenza della scelta localizzativa originaria di Porto di Mare – ben attrezzata sotto il profilo dell’accessibilità con il sistema di trasporto pubblico urbano e regionale - l’eventuale trasferimento al Gallaratese della Cittadella della Giustizia significherebbe un netto aumento della mobilità privata a scapito del servizio di trasporto pubblico.

Leggo che, a differenza di Porto di Mare, la scelta localizzativa della pista Maura sarebbe preferibile perché “più centrale e meno periferica rispetto a Porto di Mare”. Nelle città civili, quelle dove il benessere non si misura con il numero di SUV circolanti nelle strade di epoca medievale, centralità e perifericità dei diversi ambiti urbani vengono determinati non dal compasso, ma dalla rete di collegamenti soprattutto di trasporto pubblico. Ma qui, come ho già dettom, siamo di fronte a una proposta primitiva sotto il profilo urbanistico, anche nella presentazione da parte dei suoi sostenitori.

b) La pista Maura è “dentro” un quartiere residenziale, il Gallaratese. Il sistema viabilistico che interessa e circonda l’area (confinante con il parco di Trenno e l’omonimo borgo) è costituito da viabilità residenziale locale e da strade di comunicazione fra varie zone della città. Non esiste viabilità primaria o di scorrimento. Questo significa che la Citta della della Giustizia porterebbe un forte congestionamento in un’area residenziale densamente popolata, con stravolgimento della rete viabilistica locale. Un’eventuale compensazione ambientale in termini di ettari di verde ceduto alla città non potrebbe modificare in modo significativo il danno prodotto da una quotidiana invasione di veicoli privati. In pratica, il parco di Trenno e le aree verdi diventerebbero isole circondate da volumi di traffico oggi impensabili.

c) I problemi sopra elencati potrebbero essere risolti solo in due modi: modifica dell’itinerario previsto della linea M5 per servire direttamente la Citta della della Giustizia; oppure realizzazione di una nuova arteria stradale di scorrimento (in superficie o sotterranea) per connettere l’area al sistema di viabilità primaria tangenziale situato a ovest della pista Maura.

Nel primo caso, si riproporrebbe il dilemma, non secondario per un amministratore pubblico, di dover motivare l’esistenza di un “pubblico interesse” effettivo e rilevante al punto da modificare i piani di sviluppo della metropolitana milanese per venire incontro agli interessi di valorizzazione immobiliare di privati proprietari delle aree (mentre a Porto di mare MM e stazione FS sono già esistenti).

Nel secondo caso, una viabilità in superficie – non prevista da alcun piano del traffico e della mobilità urbana -  rappresenterebbe una cesura, una sorta di barriera invalicabile attraverso quartieri densamente popolati  dell’ovest milanese e una rottura della continuità del sistema del verde di cintura; una viabilità sotterranea, ad uso esclusivo della Cittadella della Giustizia, avrebbe tali costi di realizzazione, manutenzione e gestione da incorrere nei medesimi problemi, diciamo così, “giustificativi”.

Insomma: in un Paese normale, dopo aver preso atto questa proposta, un’Amministrazione commenterebbe: “OK, adesso passiamo alle cose serie”. Confidiamo nella serietà di chi ci amministra perché non venga presa in considerazione questa proposta di trasferimento della Cittadella della Giustizia da Porto di Mare al Gallaratese.

Enrico Fedrighini
Consigliere comunale di Milano, gruppo Verdi
In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 3 Lug 2008 - 10:55
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