.: Discussione: Appalti Expo, le mani della 'ndrangheta

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 13 Ott 2008 - 09:00
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ATTUALITÀ

COSA NOSTRA, LA 'NDRANGHETA E IL SACCO DI MILANO DA 50 MILIARDI DI EURO


(12/10/2008) - Milano, sull'Expo 2015 l'ha spuntata su Smirne sei mesi fa, e, a oggi, la società che dovrà gestire gli eventi e le infrastrutture dell'Expo non è ancora operativa. L'incontro a Roma con Gianni Letta tra Moratti e Formigoni e un'assessore della Provincia di Milano) non ha prodotto risultati concreti anche se il sottosegretario ha promesso che il decreto si farà entro il 18 ottobre. In sostanza il governo non ha ancora preparato e firmato il decreto sulla Soge (che vale ben 4 miliardi di euro ndr) e sulla sua governance. I posti sono cinque e gli appetiti sono molti. Per ora ci sarebbero il manager Paolo Glisenti uomo di fiducia della sindachessa di Milano e suo spin doctor, (AD) a Diana Bracco presidente di Bracco Spa (candidata alla Presidenza della So.ge), per i ciellini il prof. Alberto Sciumè , consigliere di A2A Spa, e docente universitario, 59 anni, modenese. Poi mancano due caselle che vogliono la Lega Nord (il presidente della Provincia di Como) e una Alleanza Nazionale che punta alla direzione generale alle infrastrutture (il prof. Marco Spadacini consigliere Fondazione Cariplo), infine c'è la Provincia di Milano che ha diritto ad un posto (Penati punta su Castellani ex sindaco di Torino persona perbene) ma nessuno vuole cedere una poltrona. Senza contare tutti i nomi della società civile come Roth presidente Fondazione Fiera, Lucio Stanca ex ministro del IV governo Berlusconi, Provasoli ex Rettore della Bocconi, Benito Benedini (presidente dei Cavalieri del Lavoro) che sono stati contattati e ora per far posto a Glisenti pigliatutto (in città non si parla d'altro) rischiano di restare a piedi. Senza contare il pericolo n'drangheta interessata al business dell'Expo 2015 (le cosche interessate sarebbero 200) fra cui quelle di Isola di Capo Rizzuto, Locri, Africo, Careri, Limbadi, Catanzaro, Cirò Marina, Guardavalle e Caufonia. Per questa ragione le opposizioni avevano proposto di istituire una Commissione Antimafia in Consiglio comunale. Vedremo con tutti questi banditi a piede libero cosa farà il sindaco. Non manca Cosa Nostra che però è rappresentata ad altissimi livelli. Tutti sanno e tutti tacciono. Del resto tutti tengono famiglia ed è comprensibile la paura. Il giornalista antimafia Gianni Barbacetto ha scritto su l'Unità a tale riguardo: "E la politica? Non crede, non vede, non sente. E quando parla, nega che la mafia ci sia, a Milano. Ha rifiutato, finora, di creare una commissione di controllo sugli appalti dell'Expo. Eppure le grandi manovre criminali sono già cominciate. Ne sa qualcosa Vincenzo Giudice, Forza Italia, consigliere comunale di Milano, presidente della Zincar, società mista partecipata dal Comune, che è stato avvicinato da Giovanni Cinque, esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena [...] E Massimiliano Carioni, Forza Italia, assessore all'edilizia di Somma Lombardo, che il 14 aprile 2008 risulta eletto alla Provincia di Varese con oltre 4 mila voti: un successo che fa guadagnare a Carioni il posto di capogruppo del Pdl nell'assemblea provinciale [...] Ne sa qualcosa anche Loris Cereda, Forza Italia, sindaco di Buccinasco (detta Platì 2), che non trova niente di strano nell'ammettere che riceveva nel suo ufficio, in municipio, il figlio del boss Domenico Barbaro [...] Ne sa qualcosa anche Alessandro Colucci, Forza Italia, consigliere regionale della Lombardia [...] Ne sa qualcosa anche Emilio Santomauro, An poi passato all'Udc, due volte consigliere comunale a Milano, ex presidente della commissione urbanistica di Palazzo Marino ed ex presidente della Sogemi [...] Ne sa qualcosa, naturalmente, anche Marcello Dell'Utri, inventore di Forza Italia e senatore Pdl eletto a Milano". Barbacetto ha dimenticato i catanesi legati al boss Nitto Santapaola attualmente detenuto, ma che a Milano può contare su referenti importantissimi tra politici e costruttori, e non da oggi. Un giornalista e scrittore Giorgio Galli scrisse nella sua storia della DC chi era il referente di Cosa Nostra in Provincia di Milano a Palazzo Isimbardi, e non fu mai querelato, nonostante questo signore sia presente in CdA importanti e abbia parenti ministri e politici. E io posso confermarlo perché ho avuto la sventura di conoscerlo senza sapere chi fosse realmente. Ma non ho le prove come diceva il regista, poeta e intellettuale Pierpaolo Pasolini ammazzato dai servizi deviati e non da un marchettaro (qui la storia andrebbe riscritta ma lo stesso Veltroni non pare molto interessato, lui uomo di cinema...). E spero che la DIA, la DDA o la Procura di Milano vogliano sentirmi, cosi potrebbero aggiornare le loro informazioni che risalgono ancora all'antimafia dell'andreottiana Ombretta Fumagalli Carulli attivissima fino al 1993 salvo poi chiudersi in un silenzio inspiegabile. Ma lei ha famiglia e una azienda (la Girmi Spa). Il Comune di Milano anziché bocciare la Commissione antimafia, visto che per legge deve vigilare sugli appalti, doveva approvarla, ma hanno vinto le mafie. Cosi con i subappalti le cosche faranno un business che fa tremare le vene ai polsi. Si dice poi nei corridoi della politica che coloro che hanno partecipato al salvataggio di Alitalia avrebbero una contropartita nell'Expo. Sarà vero? Lasciamo che a parlare sia Alberto Statera: "C'è pronta la manna del 2015: l'Expo di Milano, la ex capitale morale che torna grande, maestosa, quasi da bere, come ai bei tempi. Scorri i nomi dei sedici ardimentosi e non ne trovi uno che non sia in attesa di assai lucrosi favori governativi. Lasciamo stare per un istante Salvatore Ligresti, palazzinaro e assicuratore, già protagonista della Milano da bere e di quella in manette, i Benetton, Tronchetti Provera, Marcellino Gavio, i pubblici concessionari autostradali, i proprietari di aeroporti e stazioni, e gli altri i cui interessi, curati con affetto in cambio dell intervento patriottico, sono evidenti: 16 miliardi pubblici di investimenti e di relativi appalti per l'Expo destinati ai padiglioni, ma soprattutto a due autostrade, due metro, una nuova tangenziale, stazioni, ferrovie e quant'altro. Lasciamo stare Francesco Caltagirone Bellavista che con l'Ata ha mire consistenti su Linate e su altri cospicui business milanesi, dopo aver ristrutturato a Venezia il Molino Stucky. Tralasciamo anche Emilio Riva, l'acciaiere tradizionale supporter berlusconiano di ferro, e Marco Fossati che deve difendere il suo investimento in Telecom dalle mire spagnole. E, per carità, la Emma che, poveretta, è sulla graticola di Confindustria e ha Berlusconi che le fiata sul collo. Carlo Toto poi deve in qualche modo far volare quell'Airone zoppo e scalcagnato che ha sul gobbo. Claudio Sposito e Salvatore Mancuso, bontà loro, rispondono all'appello del premier con un "chip" milionario che, statene certi, produrrà interessanti favori governativi ai loro fondi. Concentriamoci piuttosto su Davide Maccagnani, imprenditore ignoto ai più, che proprio incuriosisce. Ex titolare, presidente e amministratore delegato della Simmel Difesa, unico produttore in Italia di munizioni e di spolette di medio e grosso calibro per cannoni navali, oltre che di esplosivi, teste missilistiche, razzi e sistemi d'arma a razzo, questo Davide ha appena venduto l'azienda, con stabilimenti a Colleferro e ad Anagni, vicino Roma, agli inglesi della Chemring. Di Davide, che si divideva tra Torino e gli stabilimenti laziali dove ci fu un'esplosione che provocò un morto e molti feriti, il "santino" del premio di un "Gran Galà Stampa" del 2003 ci racconta che «è uno dei più stimati e apprezzati capitani d'industria a livello intercontinentale, un industriale che si è fatto veramente da solo con notevoli sacrifici, con lo studio, con l'applicazione, con il coraggio e la grandissima perseveranza». Che c'entra Maccagnani con l'Alitalia ? Non disperate, ha messo via i soldi degli inglesi che hanno comprato i suoi missili di Colleferro e ha messo in piedi una piccola immobiliare, la Macca srl. Volete vedere che la Macca, a dispetto della sigla casereccia, spunterà in qualche bell'affare edilizio milanese, visto che tra Scilla e Cariddi non si muoverà neanche un ciotolo? Del resto un produttore di teste missilistiche che subentrò anni fa alla Fiat e alla Snia BPD nel business delle armi deve avere ganci governativi e con i Servizi di primaria qualità. Ci riserviamo magari di chiederlo, se ci darà udienza, a Gianni Letta, il cui nipote Enrico in questa vicenda è stato il più realista: con l'"Operazione Fenice", stanno facendo un'altra Efim, l'ente voluto da Aldo Moro e Pietro Sette, la cui liquidazione costò ai cittadini italiani settemila o più miliardi del tempo. Poi ci sono i fratelli Fratini, Corrado e Marcello, che facevano jeans in Toscana, area privilegiata di Denis Verdini, neo coordinatore nazionale di Forza Italia, l'uomo che fa venire il morbillo a Fabrizio Cicchitto, l'antico trotskista della sinistra lombardiana che, iscritto alla Loggia P2 come l'attuale capo Berlusconi, criticava Berlinguer da sinistra e che purtroppo tutte le sere ci tocca subire nei telegiornali nazionali. Ma ancora per poco, finché il suo capo toscano, con ottimi agganci di tutti i tipi a cominciare da quelli veri massonici, non metterà all'incasso il ruolo appena assunto al posto dell'ecumenico Sandro Bondi e quello svolto con Ermolli e altri nella leva dei coscritti Alitalia. Questi Fratini, insomma, un po' stufi degli stracci griffati, hanno messo su indovinate che ? Un'immobiliare, la Fingen Real Estate. Chissà che la nuova nata non conquisti qualche appezzamento al sole ai confini della Brianza, sulle soleggiate terre dell'Expò 2015." Praticamente il business dell'expo al di là dei 14 miliardi già previsti: 4 per le opere legate strettamente all'Expo e gli altri 10 per tutta una serie di opere pubbliche collegate e necessarie, prevista da anni e mai realizzate, dalla Pedemontana alla Brebemi (autostrada Milano- Brescia) a due nuove linee metropolitane a Milano. Con l'indotto, il valore finanziario della manifestazione che dovrebbe portare a Milano oltre 29 milioni di visitatori in poco più di sei mesi, dovrebbe aggirarsi intorno ai 44 miliardi di euro. Poi ci sono le ricadute dell'Expo come direbbe la Sindachessa. C'è già chi è sicuro che i benefici ci saranno. Della Fiera spa abbiamo detto: il rialzo monstre in Borsa si giustifica con il fatto che il 50% delle aree su cui sorgerà l'Expo, a nord di Milano, appartiene alla Fondazione che controlla la maggioranza della società. L'altra metà, invece, è divisa tra il comune di Milano e il gruppo Cabassi. Per quest'ultimo uno dei nomi storici dell'imprenditoria milanese si tratta di un investimento sul lungo periodo, che andrà a frutto soltanto al temine dell'Expo. Ma ora che Milano si è aggiudicata l'Expo , per la famiglia presente in Borsa con due società storiche del listino come Brioschi e Bastogi, si tratta di un affare sicuro. L'area su cui sorgerà l'Expo è stata ceduta a titolo gratuito al Comune, in cambio si è ricevuta la certezza di poter costruire, dopo il 2015, su parte della superficie circostante. Della pioggia di miliardi che cadrà sull'edizione milanese dell'Expo non potrà non avvantaggiarsi il settore immobiliare. La Camera di Commercio ha stabilito sentendo un centinaio di operatori che nel corso dei prossimi anni l'aumento medio del valore delle abitazioni nell'area metropolitana dovrebbe salire di 11 miliardi, con il valore medio del metro quadro destinato a crescere del 7%. Il che dovrebbe fare da traino ai titoli dell'immobiliare in Borsa che negli ultimi mesi, dopo lo scoppio della bolla dei mutui "facili" negli Usa, hanno subito pesanti crolli. Non per nulla, nei giorni scorsi, c'è stato un ritorno degli investitori su Pirelli Re e Aedes. Ma anche su Risanamento: il mercato scommette sul fatto che la società controllata da Luigi Zunino, in difficoltà finanziarie, possa ritrovare slancio per completare i due grandi progetti attualmente in corso nelle aree dismesse dell'ex Montedison a Rogoredo e dell'ex Falck a Sesto San Giovanni. C'è poi il capitolo infrastrutture. La legge speciale che sarà varata come uno dei primi atti del prossimo governo, garantirà i fondi per tutta una serie di opere per il trasporto pubblico e privato. Le imprese italiane saranno in prima fila per aggiudicarsi gli appalti, da Impregilo ad Astaldi a Caltagirone. Ma ci saranno anche opere di miglioria per autostrade (con interessati l'Atlantia dei Benetton e la Sias di Marcellino Gavio), ferrovie e metrò. Le ricadute arriveranno fino agli aeroporti: sarà forse l'occasione insperata per il rilancio di Malpensa? La Sindachessa intanto è furente: nella Finanziaria sono stati tolti 7, 5 miliardi destinati alle infrastrutture per l'Expo e il buco del bilancio comunale è di 100 milioni. Tuttavia la Moratti precisa per la gioia dei business man che ''Abbiamo stretto un accordo con la Banca Mondiale per selezionare progetti di sostenibilita' ambientale in paesi che subiscono cambiamenti climatici come la desertificazione o l'innalzamento del mare. L'accordo prevede la selezione congiunta dei progetti, che sono gia' stati finanziati con 52 milioni di euro nell'ambito dell'Expo 2015, e altrettanti verranno stanziati dalla Banca Mondiale''. E, infine, Moratti sottolinea che la crisi finanziaria in atto non rappresenta un problema per l'Expo 2015, assegnata a Milano. Per quanto riguarda le opere essenziali - ha detto - e per la parte del Governo, gli stanziamenti erano gia' inclusi nella manovra. E' gia' stato tutto stanziato da qui al 2015''. Per quanto riguarda le opere connesse, il ministro Matteoli - ha ricordato il sindaco di Milano - ha gia' parlato di nuove fonti di finanziamento, ad esempio la BEI, precisando che parte del finanziamenti andranno all'Expo. Sono stati stanziati dal Governo 133 milioni di euro, all'interno del Documento di programmazione economica e finanziaria, come prima trance del finanziamento triennale per l'Expo. Per la precisione: 30 milioni nel 2009, 44 nel 2010 e 59 nel 2011. Ma il Governo ha anche assicurato l'impegno per i quattro anni successivi, fino al 2015: 223 milioni nel 2012, 565 nel 2013, 446 nel 2014 e 119 nel 2015. In tutto, 1.486 milioni di euro, la cifra pattuita nel dossier di candidatura di Milano. Senza contare gli investimenti per le infrastrutture: Formigoni pensa a 10,4 miliardi di euro. In totale tra finanziamenti governativi e stanziamenti per le infrastrutture la So.ge di Paolo Glisenti e degli altri magnifici quattro dovrà controllare ben 50 miliardi euro. E in Consiglio comunale la maggioranza FI, AN, Lega, Udc e Lista Moratti non vuole istituire la Commissione Antimafia? Martina, Penati, Majorino voi sapete che in politica sono un battitore libero, ma sulla questione morale non dovete mollare. Con voi c'è anche la Chiesa di Milano che vuole da sempre una politica per il bene comune che è bene di tutti ( e non di pochi) e una gestione della cosa pubblica trasparente. Mentre DIA, DDA, i nuovi Servizi di sicurezza, in particolare il SIN e il SIE, e ancora: il DIS, il COPACO e la Procura di mIlano, devono vigilare attentamente prima che avvenga il sacco di Milano dopo quello di Palermo degli anni 70 con Ciancimino e Gioia. E l'assessore della Giunta Moratti, Gianni Verga (udc), per anni all'urbanistica in regione e in comune,cosa fa per evitare il sacco di Milano viste le sue numerose conoscenze tra politici e costruttori? e vista la sua competenza in materia di appalti e sub appalti? Cosa suggerisce per tutelare l'Amministrazione comunale che conosce in tuti gli anfratti e i suoi meandri? Su Glisenti Paolo (uomo privilegiato e beneficato da donna Letizia) rinnoviamo la richiesta all'intero Consiglio Comunale (60 Consiglieri ndr) di erogargli uno stipendio nel CdA della So.ge non superiore a 274 mila euro annue come prevede la legge vigente che - vorrei ricordarlo - non è discrezionale, ma vincolante. Uno stipendio equo che non sia iniquo, che non sia scandaloso per il bene della città, dei cittadini e della cosa pubblica, dal momento che poi egli è romano e con la città non ci azzecca nulla. Può sempre andare nella giunta Alemanno per avere più soldi e consulenze. Vorrei dirti due cose, caro Glisenti. La prima è tratta da una pagina della Bibbia: "non affannarti per la ricchezza... Appena volgi in essa i tuoi occhi, già non c'è più, perché mette le ali come aquila e vola nei cieli" (Libro dei Proverbi 23, 4-5). La seconda invece è una frase di Temistocle: "preferisco un uomo senza denaro al denaro senza un uomo" (Plutarco, Vite parallele).

Alberto Giannino
alberto.giannino@gmail.com

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 25 Giu 2008 - 12:05
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