.: Discussione: Appalti Expo, le mani della 'ndrangheta

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 16 Lug 2010 - 14:49
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La maggioraqnza di centro-destra ha affossato la commissione di vigilanza sulle mafie perchè ritenuta "inutile"....

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin

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Notiziario settimanale online CHIAMAMILANO del 17 luglio 2010


REGGIO CALABRIA-MILANO SENZA RITORNO

Oltre 300 arresti dimostrano che le “famiglie” calabresi sono radicate in Lombardia e che Milano è ormai la capitale della ‘ndrangeta

Per un momento è sembrato di assistere ai maxi blitz che precedettero la stagione del primo grande processo contro Cosa nostra istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Eppure le centinaia di arresti che hanno colpito la 'Ndrangheta appena due giorni fa si sono abbattuti tra Milano e la Calabria, anzi per essere precisi le manette sono scattate con più fragore nel capoluogo lombardo, dove secondo gli inquirenti si possono contare oltre cinquecento affiliati alle famiglie calabresi che ormai hanno radici più robuste tra il Lambro, l’Olona e il Ticino che tra le fiumare d’Aspromonte.
Emergenza 'ndrangheta a Milano? Sì e no.
La presenza delle cosche calabresi in Lombardia non è una novità, ma ormai può essere considerata consolidata e con ramificazioni estesissime in tutta la Regione, tanto da far assurgere Milano a seconda capitale delle 'ndrine.
Ce ne siamo occupati appena una settimana orsono intervistando il Procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili.

Il quadro tracciato ai nostri microfoni da uno dei magistrati lombardi maggiormente impegnati nelle inchieste sulla criminalità organizzata anticipava la gravita dello scenario portato alla luce dall'ultima operazione contro la 'ndrangheta portata a termine due giorni fa sull'asse Milano-Reggio Calabria che ha visto finire in manette ben trecento appartenenti alle cosche calabro-lumbard.
Se mai ce ne fosse stato bisogno, il blitz dell'altro ieri ha certificato in maniera inequivocabile il ruolo di Milano quale capitale della 'ndrangheta calabrese, la quale dopo aver scalzato Cosa nostra e aver intessuto legami con i network criminali di mezzo mondo, è divenuta l'associazione criminale più potente, ricca e capace di condizionare sia il mondo dell'economia legale che alcuni uomini delle amministrazioni locali, come recenti inchieste hanno messo in luce.
L’inchiesta che ha portato all’operazione dell’altro ieri ha dimostrato come le “famiglie” calabresi che prosperano sotto la Madonnina hanno, direttamente o indirettamente, il controllo di cantieri di primo piano a Milano e nell’hinterland: affari per centinaia di milioni di euro. E dalle intercettazioni è emerso quanto fossero sicure di essere in grado di mettere le mani sulla maxitorta dell’Expo 2015. La fetta degli sbancamenti e del movimento era già data per acquisita.

La 'ndrangheta ormai -come ci ha spiegato appena sette giorni fa il Dottor Nobili- è riuscita a penetrare in profondità il tessuto economico del nord Italia e della Lombardia in particolare. Alle tradizionali attività dello spaccio di droga, delle estorsioni e dell'usura si sono accostate, divenendo via via sempre più determinanti e strategiche, le attività nel campo dell’edilizia, del movimento terra e di tutti quei segmenti del circuito produttivo che da un lato permette alle ‘ndrine di reciclare gli enormi capitali illeciti, dall’altro di entrare in contatto con settori dell’imprenditoria e della politica, anche in forza di quella mutazione silenziosa avvenuta negli ultimi anni e per la quale alle tradizioni arcaiche di Platì, dell’Aspromonte o di San Giuseppe Jato, si accompagna un tasso di innovazione e di capacità di adottare le nuove tecnologie per far circolare i capitali ripuliti all’ombra del Duomo nel grande flusso della finanza globale.

Quel che emerge da quest’ultima inchiesta l’ascesa “politica” della ‘ndrangheta lombarda: Milano e Reggio Calabria sono ormai alla pari. Le 'ndrine  del milanese, della Brianza e del Varesotto non sono più semplici colonie, avamposti in terre lontane o semplici filiali che devono sempre e comunque rendere conto alla casa madre.

La ‘ndrangheta lombarda è diventata grande, tratta da pari a pari con quella delle terre d’origine, anzi può far valere la propria posizione strategica di vicinanza ai centri nevralgici della finanza e alle reti dei poteri che contano.

L’unico dubbio che rimane, dopo l'operazione di due giorni fa, è se tutti coloro che nel corso degli ultimi anni nelle istituzioni locali hanno voltato la testa dall’altra parte ritenendo, nonostante gli allarmi lanciati dai magistrati e dalle forze dell'ordine, che la criminalità organizzata fosse un problema di altre parti d'Italia, si decideranno a guardare in faccia la realtà.

Beniamino Piantieri
In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 15 Lug 2010 - 12:06
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