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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 13 Giugno, 2008 - 11:44

Inollerabile taglio al fondo lotta alla violenza sulle donne

Accade in ogni famiglia, è l'elemento fondamentale della conduzione economica di un nucleo, di tagliare le spese qualora ci sia una diminuzione delle entrate. E' tanto elementare che può destare stupore ribadirlo, come concetto. Avviene, così, anche se gestire un paese è ben diverso e complesso di una famiglia semplice, con le casse del nostro stato e con l'inizio della seconda era tremontiana. Il decreto pubblicato su Gazzetta Ufficiale il 29 maggio scorso, quindi a tutti gli effetti normativa dell'ordinamento, coercitiva e vincolante, prevede il taglio drastico di un fondo costituitosi con la Finanziaria 2008, che prevede, scusate prevedeva, lo stanziamento in capitolo di bilancio di 20 milioni di euro: parlo del Fondo per la lotta alla violenza sulle donne. La motivazione èdovuta al fatto che è stata fortemente ridotta una cospicua entrata derivante dall'Imposta Comunale sugli Immobili, che garantiva fondi utili e funzionali a espletare una serie di servizi sociali e socio assistenziali, tra cui il finanziamento dei Centri Donna, dei Centri contro la violenza sulle donne e dei provvedimenti e delle misure utili a fare fronte alla prevenzione dei crimini commessi contro le donne, i vari reati che aumentano progressivamente negli ultimi anni. Il taglio poderoso rischia di mettere in crisi questa rete e di rendere le donne più vulnerabili e indifese difronte alle prepotenze e alle violenze commesse non solo dai migranti, come invece la comunicazione mediatica tende a sottolineare, enfatizzare e denunciare in modo persistente, ma, soprattutto, da parte degli stessi familiari, conviventi e consorti, all'interno delle mura domestiche. La percentuale di questi ultimi casi è nettamente maggiore alla percentuale dei primi. Ultimamente abbiamo assistito attoniti all'impossibilità, anche per assenza di una legge che estenda gli stssi diritti e gli stessi doveri alle coppie di fatto, more uxorio, delle coppie di diritto, di una donna di denunciare il prioprio compagno di vita, se così si può definire, in quanto autore di violenze e di atti efferati contro la propria persona. Ma abbiamo visto, tanto per capovolgere l'assioma omologante dei media amanti della cronaca nera a effetto, anche un uomo italiano perpetrare una violenza sessuale e una molestia contro una studentessa di poringine magrebina di ben 13 anni: un fatto, è questo, ignobile e barbaro, che deve sapere trovare una condanna severa e indefessa.
Il taglio che si perpetra con questa decreto finanziario del governo avrò ripercussioni gravi sulle azioni per la lotta contro le violenze sulle donne. Saranno ridimensionati i servizi di ascolto e di denuncia degli atti criminali, in quanto non ci saranno sufficienti fondi che possano permettere ai centri donna di poter fare fronte alle spese del personale, che deve essere altamente professionale, vista la delicatezza del tema; ma sarà anche fortemente ridotta la possibilità di assistere la donna vittima di un reato di tale tipo, venendo meno il sostegno alle strutture, anche sanitarie e di assisitenza psicosociale, utili a reintegrare la persona fortemente devastata da un crimine ignobile.
Il numero delle donne soggette ad atti criminali di violenza e di molestia è aumentato: si contano ben 14 milioni nell'ultimo anno i casi. L'aumento è dovuto anche al fatto che molte donne avevano il coraggio e la volontà di denunciare i reati commessi a proprio danno contro la propria persona da parte di terzi.
I centri preposti al servizio di tutelare la donna e di prevenire tali reati, perseguirli, anche giuridicamente, e garantire l'assistenza medico sanitaria e sociale alla persona, sono gestiti da parte dei singoli comuni e, pertanto, l'eliminazione di una fonte cospicua di entrata, dettata dall'unica imposta che l'Ente locale può emettere, poteva emettere, determina un ridimensionamento forte e intollerabile delle spese per i servizi sociali: partire dal taglio al fondo per la lotta contro la violenza sulle donne significa non comprendere l'importanza di un'attività volta a denunciare e a penalizzare comportamenti altamente criminali di prevaricazione. E' maggiormente intollerabile che tale taglio avvenga nella consapevolezza dell'importanza del servizio, sacrificando in nome di una misura, alquanto criticabile, e fortemente demagogica, il taglio dell'ICI, un'azione utile per la collettività e la società, anche dal punto di vista educativo e pedagogico del rispetto della persona e della eguaglianza.

Spero e invito l'amministrazione comunale a divenire interprete di questa denuncia, prendendo una posizione verso il governo e il Parlamento, richiedendo il ripristino dei fondi previsti dalla legge Finanziaria 2008, e ad assicurare una continuità nell'erogazione dei servizi dei centri donna e dei centri antiviolenza presenti a Milano.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano