.: Discussione: Neo-imprenditoria dinamica e globalizzata opera sulla città!

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 5 Gen 2010 - 14:25
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Da milano.corriere.it:

le società attive nelle spedizioni, nel facchinaggio e nell’edilizia
Coca e appalti, 100 ditte della ’ndrangheta


Cresce la rete di coperture delle cosche. I proventi investiti nella droga. «Ingaggiati anche commercialisti»

MILANO - Aprire una società, riempirla di debiti e fare una fortuna. Un sistema ripetuto due, dieci, fino a cento volte. In mezzo guadagni per quasi dieci milioni di euro. Ma soprattutto l’ombra della ’ndrangheta e del clan del «tiradritto» Giuseppe Morabito. Sono passati quasi tre anni dai primi di maggio del 2007 quando gli uomini della squadra Mobile misero sottosopra il palazzo della Sogemi e portarono in carcere 20 persone per traffico di cocaina.

Si parlò dei clan della ‘ndrangheta sbarcati a Milano, si scrisse di Salvatore Morabito, nipote di Giuseppe il «tiradritto» e dei pass utilizzati per accedere alla grande area dell’Ortomercato. Si parlò a lungo del night, il For a King, oggi Sharm el Sheik, sorto proprio ai piedi della torre dell’ex municipalizzata Sogemi. Nessuno però poteva sapere che quello della cocaina era solo la punta dell’immenso business messo in piedi dagli uomini delle cosche in via Lombroso.

Così, mentre buona parte degli affiliati alla ‘ndrina Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo (Rc) sono già stati condannati in rito abbreviato (pene fino ai 14 anni), le carte sequestrate dal pm Laura Barbaini della Dda di Milano hanno lentamente iniziato a svelare una rete che da via Lombroso porta ad aeroporti, imprese edili e appalti, multinazionali delle spedizioni. Una rete fittissima che il consulente della Procura Gian Gaetano Bellavia ha provato a districare seguendo cooperative e consorzi dai nomi più strani: L’angelica srl, Stella scarl, Alfa coop.

Ma soprattutto seguendo un nome, quello di Antonio Paolo, calabrese di Melicucco, ex sindacalista, poi re delle cooperative e oggi sotto processo con rito ordinario. Il conto finale parla di cento società incastrate una nell’altra, quasi tutte piene di debiti. Eppure sui conti bancari transitano in meno di tre anni quasi 10 milioni di euro, con impennate in corrispondenza dell’arrivo delle partite di coca acquistate dal clan Morabito. Perché quello che Antonio Paolo e i suoi soci hanno definito in aula solo un sistema per evadere il Fisco (visto che su quei 10 milioni non s’è pagato un euro di tasse), in realtà è un metodo organizzato nel dettaglio, con commercialisti specializzati, prestanome e bilanci falsificati.

È il metodo della ‘ndrangheta spa. A provarlo anche una lettera (agli atti) del giugno 2003 , nella quale Paolo Antonio rassicurò i vertici della Sogemi (oggi ammessa come parte civile nel processo) allora presieduta da Serena Manzin di An, su 700 mila euro di debiti accumulati dal suo consorzio di coop di facchinaggio e ortofrutta Nuovo Coseli: «I debiti saranno risanati interamente con l’ingresso di un nuovo socio», Salvatore Morabito. Ma quel nome, già noto alle cronache di mafia perché da poco scarcerato, nei palazzi di via Lombroso non dice granché, e nessuno si insospettisce. Oggi, attorno a quel nome ruotano cento società, la faccia (e l’anima) imprenditoriale della ’ndrangheta di Milano.

Cesare Giuzzi

05 gennaio 2010
In risposta al messaggio di Gregorio Mantella inserito il 18 Maggio 2008 - 12:52
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