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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Giovedì, 3 Aprile, 2008 - 11:47

Intervento di Basilio Rizzo in merito assegnazione EXPO 2015

Signor Sindaco, innanzitutto complimenti a Lei e a tutto il suo team. Si era data un obiettivo preciso: vincere e lo ha fatto. Ha conquistato i voti e ne ha addirittura creati materializzando nuovi votanti. Chapeau!
Tuttavia gli anni di tangentopoli mi hanno insegnato che non esistono obiettivi giusti conquistati con metodi discutibili, che il fine non giustifica i mezzi e dunque non ho condiviso e non condivido.
Se anche avessi scoperto in altri del gioco sporco avrei scelto la carta del denunciarlo, non di adeguarmi.
Non per tutti Parigi val bene una messa.
Ho letto ieri su un quotidiano: “….un paese asiatico ha chiesto la ristrutturazione della locale Camera di Commercio. Arredi compresi. Milano di certo non c’è stata”. Per fortuna.
Ma noi a quale altezza abbiamo posto l’asticella della “sopportabilità”?
Al 7 dicembre, alla Scala, ai vigili in Uganda, a uno stage, ad una borsa di studio?
Ora che la corsa è finita avremo un rendiconto preciso di spese e finanziatori, fino all’ultimo euro e senza omissis messo sul sito del Comune, a disposizione di tutti?
E propongo, se possiamo scagliare la prima pietra, che Milano apra una battaglia perché in futuro le regole di voto siano più trasparenti….
Combattere la casta da noi vuol dire, non incoraggiarla altrove anzi eliminare le condizioni perché possano esistere e prosperare.
Ora tuttavia la fase è diversa. L’Expo c’è. E’ il momento di ragionare sui progetti. Ma quali? Sapevo di una torre e sento dire che non lasceremo torri…..
Imperversano sui giornali City-Life, Garibaldi Repubblica, Palazzo della Regione, 4^ e 5^ linea del Metrò, Borsa delle Merci,……
Ma se ci penso, quei progetti li abbiamo già discussi, approvati con i finanziamenti già a posto.
I nuovi quando arrivano?
O il marchio Expo serve a dare a quelli l’aureola, santificarli e dunque tacitare ogni opposizione?
Perché se il “clou” che resta, sbandierato ossessivamente è, “a prescindere” la montagna di denaro che dovrebbe pioverci addosso…. bisogna ritornare alla trasparenza.
I progetti si giudicano, i conti si controllano.
La mia proposta allora è: si crei un comitato di vigilanza autorevole e credibile a 360° che sovrintenda ad assegnazioni, gare, contratti; assicuri totale pubblicità su provenienza, destinazione delle risorse impegnate pubbliche e private. Corrispondenza tra progetti e realizzazioni, tempi. Tutto in tempo reale e consultabile senza filtri insuperabili.
Milano ha bisogno di disegnarsi un futuro.
Ho riserve su un futuro fondato su un evento straordinario. Per sua natura effimero. Che droga la prospettiva. Che non agisce su tutti allo stesso modo.
L’entusiasmo di chi prospera sulla trasformazione del territorio, dei commercianti che sognano i grandi spenditori, è del tutto comprensibile.
Ma di altro è composta la città. E gli altri entusiasmi vanno conquistati….
L’Expo darà più case, a prezzi migliori? Darà mezzi più puntuali, più confortevoli, più frequenti….
Migliorerà l’offerta dei servizi sociali? Etc.
Insomma: le parole magiche “ricadute positive indotte per miliardi di euro” resteranno frasi buone per gli studi della “Bocconi” o saranno tangibili miglioramenti della condizione di vita in città?
Occorre riflettere sul non eccessivo entusiasmo per la vittoria.
Ridotta al rango di match-sportivo, 86-65 esalta il tifoso che è dentro di noi.
Ma se la gioia si ferma qui …. Significa che è diffusa la preoccupazione che poi a godere siano sempre i soliti noti!
Non si fidi degli applausi di quelli che stanno in alto che hanno brindato e sanno farsi sentire sulla stampa.
Tema l’indifferenza se non la diffidenza di quanti non sanno farsi sentire perché sono assorbiti dalla fatica di far fronte alla loro quotidianità.
Cerchi di capire le loro ragioni, vada loro incontro.
Spieghi a suoi amici che si moderino un po’ e prenda solenni impegni che non tollererà che l’EXPO comporti poderosi aumenti del costo della vita.
Convinca i suoi sponsor dell’Unione del Commercio che fa un certo effetto vedere che mentre quantificano i miliardi che la città incasserà (tramite loro, naturalmente!) per l’EXPO, non riescono a convincere alcuni loro associati a guadagnare solo qualche centesimo in meno sul pane da offrire agli anziani!
Il solido fondamento su cui Milano potrà rilanciarsi non può essere né il solo commercio, né tantomeno il turismo una tantum.
Occorre ricreare le condizioni per il ritorno del lavoro produttivo.
Mi verrebbe da dire: del braccio e della mente.
E contare sulla cultura. Sulla qualità del vivere.
Per attrarre presenze stabili e soddisfatte. Studenti, ricercatori, talenti e quartieri generali delle imprese nazionali ed internazionali.
Deve finalmente diventare la grande Milano, integrando territorio e servizi al di là dei puri confini municipali.
L’accoglienza come scelta fondamentale. Non dei soli ricchi! Ho sorriso sentendo dire M. Attali che Milano è una città accogliente. Conosce le forze politiche che l’amministrano?
Che non sanno resistere alla tentazione di confondere problemi della sicurezza con l’ostilità contro gli immigrati.
Conosce la pochezza morale, la viltà di sgomberi ad orologeria: forti con i deboli, ma con l’avvertenza che tutto avvenga dopo il 31 marzo?
I 70mila posti di lavoro previsti nell’edilizia EXPO, saranno, lo sanno tutti, prevalentemente di immigrati.
Non mi risulta che la scienza, ad oggi, abbia selezionato braccia separate dai corpi.
Dunque saranno qui esseri umani con bisogni, affetti, speranze.
Sapremo accoglierli? e come? Senza un disegno, gravando ancora sulle periferie lasciate sprofondare nel loro degrado?
Useremo le loro braccia di giorno e la sera… tutti alle fiaccolate contro la loro presenza nel territorio?
Sig. Sindaco, il tempo è poco ed allora gliela dico così: ora che l’assegnazione c’è stata è bene che lei si decida a fare il Sindaco.
A nome di Milano deve convincere tutt’Italia –con i fatti e non sarà impresa facile- che pur in tempi di ristrettezze economiche è bene che grandi risorse che sono soldi dello Stato siano destinate a noi ancorché siamo la città più ricca. Dimostrando che noi siamo capaci di moltiplicarle e ridistribuirle in modo che tutti stiano meglio: dalla Vetta d’Italia a Capo Passero, come si diceva una volta; nonché in tutti i paesi della Cooperazione Internazionale che hanno creduto in noi!.
Dovrà convincere i milanesi che non consumerà il loro territorio e che ogni opera sarà costruita per vivere anche quando l’ultimo visitatore se ne sarà andato e servirà ai giovani che verranno, alle famiglie che aspettano un alloggio. E che sui terreni riqualificati non lasceremo torri e cemento, ma parchi ed alberi.
Da subito (facciamo da lunedì perché un po’ di riposo Le spetta) deve far sentire che una città che vince l’EXPO, che vuole costruire milioni di metricubi, 3 linee metropolitane, etc. etc, non può lasciare irrisolte emergenze vergognose, deve saper trovar un luogo per qualche decina di famiglie comunitarie, che hanno un lavoro, che mandano i figli nelle nostre scuole… nè può sopportare di condannare dei suoi abitanti a convivere con la morte e la paura della morte perché l’amianto, dalle loro case, lo toglieremo solo fra qualche mese o magari coi prossimi bilanci…..
Milano, 2 aprile 2008