.: Discussione: Una pausa di riflessione

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 27 Mar 2008 - 12:53
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Giuseppe ha aperto un'ottima opportunità di confronto e di analisi e riflessione: occorre prendere, a mio avviso, tutto lo spazio possibile per riflettere, dato che le azioni, seppure nobili, affrettate e poco ponderate rischiano di diventare mobilitazioni fini a sè stesse, senza contenuto e ipotesi di prospettive nel futuro.
Ringrazio Giuseppe per questo lancio di quesiti che devono essere chiaramente soluti con un dibattito aperto, sereno, vivace, complesso, anche contrastante nei contenuti, siamo tante e tanti, diverse e diversi per idee, natura, spirito, impegno e grado di attivismo, per i percorsi passati fatti fino a oggi. La pluralità nasce anche da una conflittualità anche di idee e riflessioni che, a parere del sottoscritto, per mia "forma mentis", devono trovare un'adeguata sintesi.
Parto da alcune proposte tecniche e operative che avevamo indicato il 12 gennaio scorso:
- lanciare dalle zone discussioni su tematiche e problematiche che riguardano il territorio, la sua amministrazione e il suo futuro sociale, ambientale, culturale, il più ampiamente partecipate e condivise, plurali, dialettiche;
- proprio per trovare una sintesi opportuna occorreva azionare e adottare la forma di programmazione tipo "wiki", mi ricordo dalle parole di Fiorella: l'idea è ottima, per non disperdere le proposte in mille interventi, ma collaborare insieme alla fase di strutturazione di una riposta adeguata al tema in discussione.

Io non vedo nessun impedimento affinchè questi propositi diciamo di natura contenutistica e di sintassi nell'organizzazione del dibattito possano esplicarsi ed essere attuati. Esistono i forum delle zone, io sono facilitatore di quello inerente alla zona di cui sono consigliere, Zona 4, e queste agorà, accolte come proposta di attivazione di un modello avanzato di e-participation da diversi consigli di zona, tra i quali il mio su mia proposta, possono diventare l'ideale e naturale conseguente spazio di confronto dove attivare questa modalità di discussione in base alla piattaforma "wiki".

Avevamo, infine, discusso con il Presidente del Consiglio Comunale, Manfredi Palmeri, dei passi condivisi per il lancio della partecipazione come forma basilare e fondamentale per un adeguato governo democratico del territorio. Manfredi mi è sembrato non solo interessato alla proposta, ma si è detto disponibile a portare in consiglio comunale questa pratica, discutendone anche all'interno dell'amministrazione. Abbiamo insieme condiviso un progetto per cui dalla e-participation si potesse passare alla partecipazione attiva e reale, discutendo giustamente sulle forme di coinvolgimento, a partire dai consigli circoscrizionali, della cittadinanza attiva in tutte le sue forme organizzate. Abbiamo parlato di necessità di ampliare gli spazi di comunicazione e di espressione del pensiero, oggi mancanti, fortemente sacrificati a danno e spese delle realtà associazionistiche, dei comitati e dei movimenti che, pur di avere un modo per proporre le proprie idee e iniziaitive, si trovano costretti ad affiggere i propri manifesti su spazi inadeguati, incorrendo in onerose pene pecuniarie. Una delibera proposta dalla consigliera Patrizia Quartieri e dal consigliere Giuseppe Landonio, presente il 12 gennaio, vuole dare soluzione a questa grave mancanza e di forte lesione del diritto libero di espressione del pensiero, come previsto dall'articolo 21 della nostra Costituzione. Nella delibera si parla di canali e strumenti non solo tipici e canonici di disponibilità per la comunicazione sociale, le fioriere, oggi assenti sui nostri territori municipali, ma anche atipici, alternativi, aggiuntivi, come spazi nella rete, nella programmazione televisiva della Metro TV, presente nelle stazioni metropolitane, del cui palinsesto per il 20% ne beneficia il Comune come socio di questa realtà informativa telematica. partecipaMi può, nell'ambito di e21, vi ricordate la piattaforma municipale istituzionale di e-participation e di e-governement adottata in molte città lombarde, e non solo, quali Como e Brescia, assumere anche questa funzione di comunicazione sociale.

Ripartiamo da questi presupposti e impegni per agire con una proposta possibile e plausibile per il futuro, senza scadere, scusate, in forme di disillusione e di abbattimento morale: è vero a volte i momenti di "stanca", come dice giustamente Isabella, sono induttivi all'arresa. Ma, come dice ancora Isabella, nell'ambito dell'innovazione tecnologica possono essere fruttiferi per una riflessione ponderata degli strumenti adeguati per raggiungere forme e canali più efficaci e incisivi. Questo per il lato "tecnico".

Per il lato politico, invece, cosa fare?

Le proposte di Marco sono buone, le prime due, ossia:
"- dare dei segnali precisi ai cittadini partendo da piccole, semplici cose, purchè di immediato impatto e visibilità, selezionando magari un intervento per ogni zona
- individuare "pochi ma buoni" referenti, sia lato cittadini che istituzioni, disintermediando enti che fanno della burocrazia la loro ragione d'essere"

Per la seconda proposta io direi che già ci sono gli spazi in partecipaMi, occorre diffonderli, rendendoli non solo istituzionali agorà di confronto, come piccole e tante e21, tante quante sono i consigli circoscrizionali, dove attivare quello che dicevo il confronto in piattaforma "wiki" che maggiormente induce a una partecipazione attiva ed effettiva alla discussione.
I consigli circoscrizionali, a parere mio, non possono, Isabella e Giuseppe, essere considerati come realtà istituzionali che remano contro alla realizzazione di questo percorso di innovazione nella partecipazione via rete alla discussione sul governo e l'amministrazione della città, delle zone. Vedi Isabella non condivido la frase in cui tu dici che "anche i Consiglieri di Zona non vedono con piacere la partecipazione dei cittadini, perché si vedono diminuiti nelle loro funzioni rappresentative di collegamento con il Consiglio Comunale". Scusami ma è generalizzante: io direi che il problema non è l'essere privati di un indistinto e impercepibile potere di solitario ed esclusivo rapporto con il consiglio comunale, ma il problema sta nell'essere come consigli di zona molto molto limitati nelle funzioni e nei poteri, in un'ottica di un decentramento inesistente, fortemente scarso, privo di poteri e di competenze, tanto che anche il coinvolgimento della cittadinanza rischia frustrato nelle attese data l'impossibilità di incidere con poteri in forma primaria su temi che riguardano il territorio. I Consigli di Zona devono diventare protagonisti istituzionali primari sui territori proprio nel momento in cui essi sono i primi organi di riferimento amministrativo e politico presenti nelle circoscrizioni: ripartire dal riconsiderare il decentramento valorizzandoli, perchè sono linfe vitali per una generale democrazia condivisa e partecipata. Manfredi Palmeri giustamente aveva sottolineato questa esigenza istituzionale e credo che l'aver già criticato l'attuale sistema decentrato fittizio sia un passo notevole in avanti. Addirittura si parlava dell'utilità di un assessorato alle aree cittadine nel momento in cui si debba prefigurare un organo amministrativo ulteriore che può svilire maggiormente la funzione originale dei consigli decentrati, come se i consigli di zona avessero bisogno di un intermediario per dialogare col comune e l'amministrazione centrale.

Quindi non condivido le parole di Giuseppe quando dice che "le zone anzichè remare a favore di questo dialogo con gli amministratori, siano in una posizione di attesa o peggio di diffidenza o di sfiducia motivata verso di noi": basta vedere l'impegno che molti di noi consigliere e consiglieri di zona abbiamo messo e stiamo mettendo nel partecipare non solo alle agorà tematiche di discussione, ma anche abbiamo messo e stiamo mettendo nei nostri consigli circoscrizionali di riferimento affinchè l'idea di e-participation e di e-governement, di comunicazione sociale libera e plurale, di discussione e di partecipazione su temi che riguardano il nostro territorio, sia istituzionalizzata in tutte le sue forme. Partendo da un rilancio delle funzioni dei consigli di zona come vere e proprie municipalità, come esistono a Roma, Torino, Firenze, ma anche a Parigi, con gli arrondissement. Come si sovviene per grandi aree metropolitane e cittadine.

Sul voto e sul non voto, Marco: io penso che sempre sia una scelta politica quella di andare a votare e a partecipare esprimendosi, come anche decidere di astenersi e di non andare alle urne. Ogni celta politica, lo è anche quella del non voto, comporta una responsabilità personale, dato che la scelta, in questi termini, è individuale, soggettiva e anonima, come dice la Costituzione. Concordo con Antonella quando dice giustamente che votare è un diritto fondamentale e che ancora è bella cosa pensare che è necessario azionarlo ed esercitarlo: vorrei dire la sua conquista democratica è avvenuta con un forte sacrificio di vite e di persone che hanno lottato contro un regime repressivo e sanguinario, quale quello nazifascismo. Rousseau diceva che la libertà mia è anche quella di fare in modo che il mio avversario possa esprimersi liberamente: e questo assioma credo sia ancora valevole per la nostra attualità politica culturale.
Una riflessione, però, che mi viene dalla lettura de "Il secolo breve" del grande sociologo e politologo statunitense Hobsbawm: ossia oggi occorre pensare a forme ulteriori di democrazia, dato che spesso la sola delega datasi col voto, sacro santo diritto di libertà, rischia di diventare sterile se utilizzata in modo inappropriato e fine a se stessa da parte delle elette e degli eletti. Occorre la partecipazione e attivare canali e forme di democrazia reale, diretta, continuativa nella sua forma collaborativa e di coinvolgimento della cittadinanza attiva e organizzata: mi vengono in mente le esperienze di Porto Alegre, mi viene in mente le tante speranze e le tante proposte che andiamo a discutere su questo nostro portale di partecipaMi.
Da democrazia elettiva a democrazia partecipata: il tempo è maturo per fare un passo dove il rapporto di rappresentatività si intensifichi e diventi basilare per un governo condiviso del territorio e del nostro futuro sociale. Ha ragione, poi, Angelo quando accusa nell'attuale legge elettorale un elemento di forte contrarietà e opposizione alla realizzazione di questo obiettivo, venendo meno col porcellum anche il diritto di decidere chi scegliere come candidata o candidato alla rappresentanza parlamentare: se questa non è una legge disastrosa dal punto di vista democratico?

Un caro saluto a tutti!
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
In risposta al messaggio di Giuseppe De Marte inserito il 18 Mar 2008 - 15:02
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