.: Discussione: Aria di secessione a Lambrate: un referendum per staccarsi da Milano

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Luca Prini

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Inserito da Luca Prini il 14 Feb 2008 - 17:35
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Tra le periferie della nostra città Lambrate è ancora oggi un quartiere discreto in cui soppravvivono le caratteristiche del vecchio paese ed un livello di socialità che lo rendono diverso dalle molte periferie senza passato e memoria. Io abito li, ci vivo bene, ci sono affezionato. Ciò tuttavia non mi impedisce di vedere le trasformazioni che stanno lentamente ma inesorabilmente cambiando volto al quartiere.

 
Gli interventi sul territorio continuano ad essere privi di un loro disegno coerente, nuove edificazioni sorgono in un contesto preesistente col quale non si armonizzano per nulla, in una crescita disordinata e scomposta. Come il palazzone a specchi spuntato all’angolo tra via Sbodio e via Oslavia, con le sue fastidiose lucine ad intermittenza, o le torri-loft di via San Faustino, con quei colori un po’ schoking che proprio non richiamano la tradizione meneghina e lombarda.

 
I loft, appunto. A parte considerazioni di carattere estetico, sono un sistema con cui privati costruiscono risparmiando sugli oneri di urbanizzazione da versare al Comune, salvo poi diventare appartamenti a tutti gli effetti. E poi tutti gli altri interventi autorizzati  “a sanatoria” (come nel caso di via Folli, 25-29) o attraverso “piani integrati di intervento”, o di recupero dei sottotetti. O l’aggirare il Piano Regolatore permettendo aumenti di volumetrie, sopralzi ed ogni altro intervento sulle aree azzonate B1 o B2 (che avrebbero dovuto essere utilizzate in uso variabile a seconda dello sviluppo delle stesse periferie). Si costruisce,  appartamenti in particolare, su ogni area libera o che viene a liberarsi, senza mai considerare che ad un aumento dei residenti deve necessariamente corrispondere un aumento dei servizi a loro destinati.

I servizi per i cittadini, appunto. Dei quali già il quartiere non abbonda e che a fronte di un considerevole aumento dei residenti vanno necessariamente previsti. E non dopo avere edificato ogni lembo di terreno libero, ma prima o nel mentre. Pena il fatto di costruire quartieri tipo il Rubattino, che nato da soli quattro anni mostra evidenti tutti i suoi problemi.

 
Le aree che vengono a liberarsi, appunto. Come fu quella ex-Innocenti al Rubattino, altre attendono di riconvertirsi, rinascere a nuovo futuro. Ma grazie alle scelte urbanistiche della Amministrazione il futuro rischia di essere segnato da ulteriore speculazione edilizia, altre case e torri che si andranno ad aggiungere, in un crescendo di edificazione selvaggia, a quanto già fatto. Pensate a tutte le aree ex-industriali, come quella della Colombo, alle aree occupate dalle caserme, alle migliaia di metri quadrati lasciati liberi dalle ferrovie con la dismissione dei vecchi smistamenti. Se non ci si pone un freno, adesso, nei prossimi 20 anni le trasformazioni dell’insieme di quelle aree determineranno un cambiamento anche nel tipo di vita, nelle relazioni sociali, nel modo di abitare e vivere a Lambrate.

 
E dunque, se davvero abbiamo a cuore il futuro di Lambrate, dobbiamo  attuare da subito scelte di conservazione della identità storico – culturale del quartiere, a partire dalla rigorosa tutela delle arre più significative e dall’ampliamento dei parchi e del verde di quartiere. E combinare ciò con l’ampliamento dei servizi sociali ed alla persona per determinare nei fatti un aumento della qualità della vita e della socialità di chi in quartiere vive e lavora. Si tratta di promuovere scelte urbanistiche e sociali che tutelino gli interessi dei lavoratori e dell’insieme degli abitanti della periferia, favoriscano la socialità e l’integrazione (migliori antidoti alla insicurezza) e non i soli interessi delle grandi cordate speculative fondiarie ed immobiliari, di qualunque segno esse siano.

 
E dunque, ancora, si tratta di rovesciare le scelte fatte negli ultimi 15 anni dalle giunte di centrodestra. Ma per fare ciò non credo sia utile rifugiarsi nella proposta di istituire il “Comune di Lambrate”. A parte la velleità del progetto, a parte i pessimi risultati del frazionamento di altri comuni (vedi Baranzate – Bollate), i termini della questione qui sono essenzialmente di scelte politiche. Lo sanno bene i promotori del “Comune di Lambrate”.

 
I promotori, appunto.  Persone politicamente navigate, qualcuna con livelli di responsabilità dentro l’attuale maggioranza di centrodestra del Consiglio di Zona 3. Anziché vagheggiare di improbabili autonomie e carte d’identità “simboliche” si tratta di lavorare per la difesa del territorio del quartiere e il dispiegare politiche sociali che ne salvaguardino il tessuto sociale, la memoria, i bisogni degli abitanti. Contro la parassitaria rendita fondiaria, le speculazioni, il sacco del territorio. Cominciando in Consiglio di Zona a rispondere con secchi no alle politiche poste in atto dal Comune. Prendendo posizione, intervenendo sul territorio, organizzando il controllo dei cittadini sulle scelte della Amministrazione. Altro che comune di Lambrate!

 
Luca Prini, consigliere Partito Comunista dei Lavoratori zona 3

In risposta al messaggio di Pinuccia Merli inserito il 14 Feb 2008 - 15:57
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