.: Discussione: Termovalorizzatore e new Chinatown: il futuro che ci aspetta...

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 20 Feb 2008 - 11:53
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Da ViviMilano:
http://www.corriere.it/vivimilano/cronache/articoli/2008/02_Febbraio/20/cinesi_gratosoglio.shtml

L'area si chiamerà Asian Trading Milan Center

Chinatown, un «trasloco» con troppi ostacoli

Il Gratosoglio fa le barricate. Dubbi sul numero dei grossisti disponibili a trasferirsi
    
È un accordo tra privati ma c'è la benedizione del Comune. È un'operazione imprenditoriale a rischio ma c'è il console della Repubblica popolare cinese. Non chiamatelo trasloco, tanto meno trasferimento. E soprattutto non parlate di «ultimatum » attacca l'assessore all'Urbanistica, Carlo Masseroli. Il progetto di «delocalizzare» le attività all'ingrosso di Chinatown nei 53mila metri quadrati di maxicapannoni di via Selvanesco è molto più di un semplice business tra una cordata di imprenditori cinesi e un privato italiano. È la soluzione auspicata dal Comune e dalla Repubblica popolare cinese per mettere la parola fine agli incidenti di Chinatown dell'aprile scorso. Si chiamerà Asian Trading Milan Center, sorgerà tra via dei Missaglia e via Selvanesco, dietro il Car World Center (l'area è della Okoi, la società proprietaria del Car World Center) e non sarà un'operazione semplice. Per tanti motivi.

Quanti dei 350 grossisti di Chinatown aderiranno all'iniziativa? Ci sono più cordate in competizione con progetti diversi (leggi Lacchiarella). Come la prenderanno gli abitanti del Gratosoglio? Male, a sentire i consiglieri di zona intervenuti ieri. La Lega è già sul piede di guerra: «Campi rom, inceneritori e magari domani anche i cinesi — attacca Matteo Salvini — facciamo appello alla Moratti». E poi c'è la questione di Sarpi. Per abbattere e ricostruire i capannoni ci vorranno almeno due anni e mezzo di tempo. Che succederà nel frattempo nelle vie di Chinatown? Il console Zhang Limin chiede tempo: «Bisogna aver pazienza. Lasciate un po' di tempo ai cinesi. Anche noi vogliamo risolvere il problema e rendere più bella via Sarpi». In altre parole, come specifica l'imprenditore Angelo Ou: non pedonalizzate via Sarpi fino a quando l'operazione non sarà portata a termine. Altrimenti, c'è il rischio che salti tutto e si riaccendano gli animi. Il messaggio è rivolto al Consiglio comunale dove il 28 febbraio si dovrà votare una mozione sulla pedonalizzazione. Non ci stanno i residenti di via Sarpi: «Il console ci chiede di avere pazienza — attacca Pierfranco Lionetto di ViviSarpi — Noi ce l'abbiamo dal 1999. Adesso c'è una data. Non possiamo aspettare fino al 2011. Abbiamo raccolto 2.000 firme e chiediamo di andare avanti con la zona a traffico limitato per riqualificare il quartiere».

Sulla stessa linea il Pd con Marilena Adamo, Pierfrancesco Majorino e Aldo Ugliano: «Lo spostamento non si verificherà prima dei prossimi 3-4 anni, quindi è inimmaginabile lasciare il quartiere nelle condizioni attuali». Ci crede Masseroli: «Non è solo una questione di ingrosso. Qui c'è in ballo il tema dell'integrazione. Il nostro non è un ultimatum né un'imposizione. Il Comune crede che questo spazio sia adeguato alle esigenze della comunità cinese». Ci credono meno i rappresentati dei commercianti asiatici che chiedono invece incentivi e facilitazioni. «Aiuti economici? Non se n'è parlato» continua Masseroli. Al massimo, il Comune è disposto a rivedere le volumetrie. Ultimo messaggio agli abitanti del Gratosoglio: gli oneri di urbanizzazione, circa 20 milioni di euro, «saranno concentrati interamente nel quartiere».

Maurizio Giannattasio
20 febbraio 2008

 

 

Da Milano 2.0:

Trasloco Chinatown, Gratosoglio si ribella ai grossisti e i negozi cinesi restano in via Paolo Sarpi
Pubblicato da Simona Mapelli alle 11:19 in Milano accade (cronaca)


Gli imprenditori cinesi del quartiere di via Paolo Sarpi traslocheranno nel nuovo polo integrato di attività e di servizi che sorgerà in via dei Missaglia, nel quartiere Gratosoglio. Sarà la prima importante iniziativa del genere in Italia e si chiamerà Atmc, "Asian Trading Milan Center". Sarà una struttura poliedrica per l'esposizione e la vendita all’ingrosso di merci, in grado di ospitare circa 600 singole unità commerciali. Il progetto è stato annunciato dall’assessore allo Sviluppo del Territorio Carlo Masseroli, insieme con il Console cinese Zhang Limin e il rappresentante della comunità cinese a Milano Angelo Ou.

L'Asian Trading Milan Center non nasce per "trasferire" i cinesi dalla tradizionale zona cittadina verso aree periferiche, spegnendo le loro iniziative. Il progetto intende proprio offrire continuità e maggiore sviluppo. La delocalizzazione in una nuova area milanese promuove dall’esigenza di trovare una soluzione urbanistico-commerciale alternativa alla zona Sarpi. Si tratta dell'area vicino il centro della città, tra le vie Canonica, Procaccini, Ceresio, Montello, Maggi, dove nel corso degli anni la presenza di centinaia di negozi e del conseguente movimento di auto e camion ha generato varie problematiche ai residenti.

Forse però il progetto non è stato spiegato nei dettagli nè ai residenti di Gratosoglio, nè tanto meno a quelli di Paolo Sarpi. Iniziamo da quest'ultimi che dopo anni di convivenza con la comunità cinese hanno iniziato a soffrire la condivisione dello stesso spazio da un anno a questa parte, con episdi di cronaca che legittimano il nervosismo e la voglia di cambiamento, e che speravano che la delocalizzazione avrebbe accontentato tutti.

Questo lo pensavano fino a ieri sera quando alcuni cittadini italiani hanno assistito all'assemblea dei negozianti cinesi al Teatro Verga tenuta proprio da Angelo Ou, l'uomo che sta portando avanti le trattative con il Comune. Il succo del discorso è stato che il mercato all'ingrosso si sposterà in questo Asian Trading Milan Center, ma Chinatown resterà esattamente dov'è ora, in zona Sarpi, dove gli imprenditori cinesi hanno le loro attività al dettaglio. Questo agli italiani non era chiaro sin dall'inizio motivo per cui si sono alzati e hanno lasciato sbigottiti l'assemblea.

A Gratosoglio non tira un'aria migliore, i residenti non hanno preso bene l'idea del trasferimento, in una zona periferica stracolma di probolemi vivono la decisione del Comune come uno scaricare quello che in centro non va bene sempre sulle spalle dei quatrieri alle porte della città. E avendo seguito le vicende di Paolo Sarpi è anche comprensibili che non si sentano tranquilli solo ascoltando qualche bella parola.

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 19 Feb 2008 - 17:46
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