.: Discussione: La stagione degli orrori (potature)

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Andrea Giorcelli

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Inserito da Andrea Giorcelli il 9 Gen 2008 - 01:15
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Le indicazioni raccolte in quest'articolo sono tratte da libri e altri articoli di agronomi ma soprattutto dalla ricca documentazione riguardante le potature prodotta dalla Scuola Agraria del Parco di Monza (www.monzaflora.it), che promuove in maniera autorevole e competente una migliore cultura del verde.
 
Altre fonti di sensibilizzazione sul tema:
 
www.boschieuganei.it
http://isaitalia.org/...
www.plantamnesty.org
 
Tutti concordano su una cosa: non capitozzare gli alberi.
 
Per favore, fate girare il piú possibile queste
informazioni.
 
La stagione degli orrori

 

Con l'avvicinarsi della stagione delle potature ritengo utile diffondere le corrette informazioni su una pratica cosí diffusa sgombrando il campo dalle tante convinzioni errate.
Il principale nemico delle piante in città, che le rovina e le fa morire, non è l'inquinamento, non sono le malattie, non sono i parcheggi interrati (anche se sarebbe sempre meglio evitare l'abbattimento di alberi per realizzarli), ma sono le potature, specie se superflue, eccessive e fatte male, cioè nella maggior parte dei casi.
La potatura, necessaria nella frutticoltura e viticoltura, dove serve ad aumentare la produttività e consentire una piú agevole raccolta grazie al mantenimento della pianta a un'altezza assai ridotta, è quasi sempre inutile e anzi dannosa nell'ambito del verde ornamentale, dove quel che interessa ovviamente è la bellezza e l'armonia di una chioma gestita secondo il portamento naturale della pianta.
 
Per un'impresa di giardinaggio è molto piú comodo, veloce ed economico fare una "capitozzatura" (cioè una potatura drastica, severa, che interrompe la crescita apicale dei rami o del fusto, e che veniva praticata un tempo nelle campagne e nei filari per ottenere legna da ardere o rami da intreccio), facendo pochi e grossi tagli in basso, piuttosto che numerosi e piccoli in alto (dovendo utilizzare autoscale). Non è detto che la colpa sia per forza dei giardinieri, che spesso hanno le competenze tecniche per effettuare potature corrette, ma, incalzati dalle pressioni di molti proprietari, il piú delle volte condominii, cedono ad assurde richieste per non perdere il lavoro, pur nella consapevolezza della dannosità dell'operazione.
 
Si invita a osservare gli alberi nella loro veste invernale confrontando la struttura armoniosa ed equilibrata di un albero intatto con quella di un albero alterato dalle potature.
Inoltre i nidi di uccellini eventualmente presenti sui rami vengono cosí asportati. Per quanto riguarda la vegetazione, l'arrivo della primavera, a tutti gradito, è spostato in avanti almeno di un paio di mesi per le piante capitozzate.
 
Nei giardini privati dove sono stati effettuati questi interventi in passato, le perdite sono state sicuramente maggiori (e in futuro peggioreranno sicuramente), rispetto a quelli dove le piante non sono state toccate o sono state potate correttamente: non hanno sofferto, né si sono spezzati fusti o rami, come si può verificare osservando e confrontando piante delle medesime specie. Questo basta per dimostrare chiaramente che la potatura non rende le piante piú forti, anzi, le rende piú vulnerabili in caso di condizioni sfavorevoli, come siccità, forte gelo..., poiché le sottopone a una forte crisi energetica (la pianta si nutre attraverso la fotosintesi grazie alle foglie).
 
Gli alberi esistono da circa 400 milioni di anni e non hanno mai avuto bisogno degli interventi dell'uomo per rinforzarsi, semmai è l'uomo che ha bisogno degli alberi. Purtroppo non possono parlare, e spesso sono sottoposti a trattamenti scriteriati. Ma gli scompensi nella struttura e fisiologia dell'albero sono percepibili da un occhio attento alle alterate caratteristiche della vegetazione, che indicano una grave compromissione dello stato di salute della pianta.
 
Ogni taglio comporta una vera e propria ferita da cui fuoriesce la linfa e da cui possono penetrare organismi patogeni; se è troppo estesa l’albero non riuscirà piú a richiuderla con la corteccia e darà luogo a marcescenze, carie, cavità con grave pericolo, a lungo andare, per la stabilità dei rami o addirittura dell’albero intero, che rischierà di cadere a terra.
E la nuova vegetazione darà problemi: dal ramo tagliato si svilupperà una massa fitta e disordinata di rami in concorrenza alimentare tra di loro (riscoppio vegetativo), proporzionale alla parte di chioma asportata, e dal tronco e dalle radici delle piante innestate nasceranno altri getti anomali che ne altereranno la forma e il colore.
Il ramo che viene emesso a seguito di un taglio, senza contare l'incrementato rischio di malattie fungine, avrà sempre un'attaccatura piú debole e fragile di un ramo sviluppatosi nella crescita naturale. Questo anche perché l'angolo d'inserzione sarà alterato e ciò potrà provocare schianti e scosciature.
Perfino uno studente delle medie sa che l'apparato radicale di un albero è proporzionato all'apparato fogliare, pertanto se viene asportato il 50% o piú della parte aerea, altrettanta parte dell'apparato radicale andrà in deperimento, col risultato di avere una riduzione dell'ancoraggio della pianta al suolo.
 
Anche il taglio della punta o dei rami bassi di conifere e altre piante a portamento simile come càrpini, magnolie, ontani, Liquidambar è del tutto errato, perché porta a pericolose biforcazioni o a diradamenti e altre anomalie di crescita. Nella maggior parte dei casi gli alberi non ne moriranno, ma non torneranno piú come prima. Invece alcune specie, come faggi, betulle, alcuni aceri e molte conifere, rischiano d'essiccare completamente.
 
Allora vien da chiedersi: perché spendere somme rilevanti per farsi rovinare i giardini quando con somme inferiori si potrebbero pagare lavori piú utili per il verde ma meno redditizi per le imprese, come le sarchiature e concimazioni del terreno intorno agli arbusti e agli alberi?
Per prevenire le cadute di rami e alberi bisogna controllare periodicamente la stabilità delle piante e delle branche principali. Invece sottoporre gli alberi a potature massicce e indiscriminate nell'illusione di azzerare i rischi di caduta dei rami è inutile e pericoloso per gli anni successivi.
In tutti i casi in cui, come nelle alberature stradali e per altri problemi di mancanza di spazio per lo sviluppo di grossi alberi come per esempio quando gli alberi sono troppo a ridosso degli edifici, per eliminare rami o branche secche o pericolanti, per porre riparo a precedenti potature errate o ai danni del forte vento o della neve, non si possono evitare potature (che sempre indeboliscono le piante), bisognerebbe intervenire in maniera rigorosamente corretta dal punto di vista agronomico rispettando la struttura e la fisiologia dell'albero*, cosa che purtroppo spesso non avviene. Potare è un'arte e la potatura migliore è quella che non si vede.
 
Se si vuole la sicurezza assoluta non si devono avere alberi. Ma guardiamo le statistiche: quante persone muoiono o si feriscono perché colpite da rami o alberi e quante per incidenti stradali? Per questi si può migliorare la sicurezza delle strade, dei veicoli ecc..., però pretendere di controllare totalmente i pericoli derivanti dagli eventi naturali rimane una chimera dell'uomo moderno.
 
Per poter vedere in ambito urbano alberi secolari o d'età ragguardevole nel loro maestoso portamento naturale, bisogna visitare città come Amsterdam, Copenaghen, Vienna, comunque verso il Nord Europa, Slovenia, Svizzera, mentre in Italia purtroppo è molto piú difficile a causa d'una mentalità che, quella sí, si dovrebbe sradicare.
 
Andrea Giorcelli
Consigliere della zona 7 (gruppo Verdi)
 
 
*: intervenire solo su branche e rami che non superino, nel punto di taglio prescelto, i 5 cm di diametro (comunque mai piú di 8-10 cm), in corrispondenza dei “nodi” o diramazioni (i punti in cui i rami si dividono) evitando di tagliare tra un nodo e l'altro, in modo tale da non rilasciare "monconi", cioè porzioni di branca o di ramo privi di più giovani rami apicali; per far ciò è necessario accorciare la branca o il ramo fino all’inserimento del ramo di ordine inferiore, generalmente piú corto, che deve avere una sezione minima pari a 1/3 di quello di ordine superiore che andrà a sostituire nello sviluppo della pianta  e direzione non troppo divergente da esso  (tale tecnica risulta comunemente definita “potatura tramite taglio di ritorno"), oppure eliminare completamente la branca o il ramo fino all'inserimento sul tronco o su branca o ramo di ordine superiore, sempre rispettando rigorosamente il collare.