.: Discussione: Un paradosso ciclistico

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Andrea Giorcelli

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Inserito da Andrea Giorcelli il 16 Dic 2007 - 17:42
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Mi rendo conto in prima persona della forte pericolosità di circolare sulle carreggiate di Milano in bicicletta, a causa della vergognosa mancanza di piste ciclabili e dello stato di quelle esistenti, interrotte e impraticabili.

Ma tutto questo non deve diventare un alibi per trasgredire le regole, nemmeno da parte dei bistrattati ciclisti milanesi, perciò non sono tanto convinto che sia giusto difendere chi non le rispetta, seppure siano ritenute sbagliate o sia messo piú o meno in condizioni di doverlo fare.

Non si può proprio dire che nessuno è a conoscenza della norma che vieta ai ciclisti di attraversare sulle strisce pedonali, a meno che si conduca a mano la bicicletta, diventando quindi un pedone.
Se c'è una regola universalmente conosciuta è proprio quella degli attraversamenti pedonali (le "zebre") che da sempre sono riservate ai soli pedoni: lo sa appunto anche un bambino.
Il vigile ha fatto solo il suo dovere: ha applicato una legge precisa, facendola rispettare, quello che in Italia si fa sempre meno, non spetta a lui interpretarla o modificarla perché ritenuta ingiusta.
La regola poi in questo caso non è ingiusta, assurda, impensabile o burocratica: serve a separare i diversi tipi di traffico, a salvaguardare i pedoni, perché se si ammettesse di poter transitare con le biciclette sulle strisce pedonali, vorrebbe dire che si potrebbe andare anche sui marciapiedi. Solo nel caso in cui sia istituito e reso noto mediante gli appositi cartelli un percorso ciclo-pedonale promiscuo, o un'area pedonale con pannello di eccezione per le biciclette, o nelle aree verdi, le biciclette possono circolare insieme ai pedoni.

È chiaro che lo stesso rigore deve valere anche per le auto in doppia fila, sul marciapiede, per i veicoli che inquinano o fanno rumore oltre i limiti, e via dicendo... finanche per i pedoni che camminano sulle piste (da questo punto di vista sono meglio le corsie in carreggiata o le piste in sede propria, rispetto a quelle contigue ai marciapiedi), anche perché ai pedoni in genere lo spazio non manca.
Sono tutti comportamenti che in genere non si osservano nei paesi nordeuropei dove a nessuno verrebbe in mente di difenderli.

Anziché giustificare le infrazioni, facciamo piuttosto notare con enfasi e drammaticità le contraddizioni, i disagi, i pericoli che sorgono andando in bicicletta a Milano volendo rispettare quanto prevede il Codice della Strada, facciamo vedere che si deve continuamente scendere e risalire dalla bicicletta, che da una pista ci si trova improvvisamente su di un marciapiede, su un attraversamento pedonale o su una carreggiata contromano, com'è pericoloso svoltare a sinistra o persino proseguire diritto in un grande incrocio o percorrere una grossa rotatoria quando il flusso di traffico principale ne esce.

Il vero problema è che alle biciclette non sono dedicati spazi adeguati e sicuri, cosí com'è invece in genere per i pedoni.
Perciò bisogna pretendere subito la messa in sicurezza dei ciclisti costretti a pedalare in mezzo al traffico intenso e pesante, magari su stradoni, megaincroci, rotatorie, svincoli, ecc., attuando quei provvedimenti come la rete di piste ciclabili e la moderazione del traffico (agendo anche a livello nazionale, modificando il Codice della Strada per renderlo piú adatto e flessibile per le esigenze della ciclabilità), ma fino ad allora bisogna assolutamente (cercare di) rispettare le regole, perché fare affidamento all'educazione dei cittadini, al cosiddetto "buon senso", lascia adito a interpretazioni personali o peggio ad arbitrii e ingiustizie.
È anche dal non rispetto del C.d.S. da parte di molti ciclisti che si fornisce l'occasione per far nascere o acuire posizioni contrarie alle biciclette e se si continua ad aggirare le norme nessuno porrà attenzione con serietà al problema della circolazione delle biciclette in città (tanto si può andare sui marciapiedi, sulle strisce pedonali, contromano, svoltare in maniera scorretta...) continuando con l'adozione di  provvedimenti viabilistici e progetti stradali che molto spesso non tengono nemmeno in considerazione l'eventuale presenza di ciclisti.


Andrea Giorcelli
Consigliere della zona 7 (gruppo Verdi)

In risposta al messaggio di Alessandro Rizzo inserito il 19 Nov 2007 - 16:23
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