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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Domenica, 28 Ottobre, 2007 - 12:48

In Lombardia prestazioni sanitarie solo se sani sessualmente

Penso che sia l'ultima goccia che faccia traboccare il vaso: la Regione Lombardia si appresta a varare la legge quadro sui criteri di erogazione della rete dei servizi sociali. Fino a questo punto niente di grave, anche se attenderemmo, come comuni, di verificare insieme i criteri e le linee guida di erogazione dei servizi stessi, della rete dei servizi, e i criteri che permettano di attivare elementi di monitoraggio e censimento dei bisogni. Finora tutto è stato fatto secondo una logica alquanto accentratrice: ma tant'è da anni ormai che si procede con questa modalità autoreferenziale.
Il grave aspetto della disposizione della proposta non riguarda tanto l'aspetto procedurale, il metodo ma, bensì, il merito della proposta, ossia alcuni articolati che in essa troverebbero spazio e concretizzazione: mi riferisco alla disposizione, ripresa con giusto tono di denuncia da Repubblica, in cui l'erogazione dei servizi viene stabilita dipendentemente da una condizione, la cui antura sembra alquanto aleatoria e alquanto indeterminata, imprecisata, che ci rende assolutamente passibili di interpretazione allargate, estensive e alquanto deleterie. Parlo della frase in cui si dice che i servizi devono essere erogati in base alla cosidetta condotta accertata di sana sessualità del paziente, dell'utente. Cosa significa "sana sessualità"? Che cosa si intende con il termine aggettivo "sano"? Che cosa è sano e insano? Chi decide che una condotta sessuale è sana, mentre un'altra condotta è insana? Che cosa si intende per sessualità? Si comprendono gli atti, che sono altamente privati, di comportamento sessuale? E se si quali sono questi atti? I rapporti? E quali rapporti sono veriricabili come sani, quali come insani? Secondo quali criteri, quali linee guida di definizione, quali particolarismi?
Io credo che questa disposizione, come accusa giustamente Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi, sia veramente inaccettabile nel momento in cui pone in essere parametri di stampo moralistico, fortemente confessionale, fortemente aleatorio, astratto, per il quale in una visione molto estendibile chiunque può essere soggetto potenziale di esclusione: parlo non solo dei tanto vituperati e fortemente discriminati omosessuali, ma anche di donne che hanno praticato aborti che, secondo un'accezione ideologicamente curialista, possono essere viste come persone "sessualmente insane".
Temo quando vedo definizione appartenenti a codici morali rientrare in linee guida di principi definitori di testi legislativi che, proprio perchè legislativi, devono rispondere al concetto illuministico classico e laico dell'erga omnes, ossia valevoli per tutte e per tutti, senza esclusione di sorta che possa ascriversi a visioni, appunto ideologiche e confessionali, o comunque strumentalizzabili da parte di certe e parziali visioni.
Temo che il carattere laico e aconfessionale dello stato, in Lombardia, possa essere messo in pericolo da una visione oscurantistica e fortemente moralistica, paternalistica, altamente manichea, quindi non democratica, quindi assolutista, quindi discriminatoria, in un'accezione fortemente confessionale e faziosa dell'attività legislativa nella definizione delle regole di erogazione della rete dei servizi sociali.
Penso, anche e perdipiù, che questa disposizione non corrisponda alle direttive europee dove la salute dell'essere umano, a prescindere da qualsiasi elemento personale e comportamentale, deve essere tutelata e preservata da parte delle legislazioni nazionali e statali, dove esiste il sacro santo principio costituzionale dell'articolo 3, ossia dell'eguaglianza difronte alla legge di qualsiasi essere umano, cittadina e cittadino, senza condizionare l'eguaglianza a corrispondenze ideologiche, religiose, sessuali di determinata impostazione e caratteristica.
Stiamo parlando di servizi sanitari, dove chiunque deve trovare assoluta assistenza sociale perchè si trattya di servizi alla persona in quanto tale, in quanto essere umano, in quanto cittadina e cittadino avente diritti.
Penso che opporsi a questo mostro giuridico regionale sia condizione necessaria per non instaurare in Lombardia un clima di oscurantismo medioevale dove ogni prestazione debba essere prestabilità in base a un esame di comportamenti morali e personali che prescindono dalle esigenze sociali e dalla natura delle istanze che provengono da chi soffre e da chi ha necessità di un intervento sanitario adeguato. L'Unione si è compattata nel denunciare la portata gravosa che da questa disposizione potrebbe derivare come conseguenza irreversibile dell'unità del tessuto sociale e civile.

Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano