.: Discussione: Allarme urbanizzazione selvaggia e non vincolata

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 23 Ott 2007 - 14:32
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E' allarme chiaro quello lanciato da alcuni studiosi del Politecnico di Milano, tra cui Maria Cristina Treu, che parla di superamento della soglia minima di urbanizzazione del suolo. Un tempo sorgevano campagne e parchi, soprattutto cascinali, dove ancora era presente uno stile di coltivazione rurale e agricolo tradizionale, nei perimetri della città, nei comuni limitrofi, nelle adiacenze alle periferie, dove un'edificazione popolare e convenzionale spinta determinava un contrasto tra cemento e verde, tale da invitare i residenti della grande mela lombarda a emigrare in provincia per cercare un po' di quella sostenibilità umana sempre più messa a rischio nell'urbe.
Oggi anche chi abita fuori e ha optato per questa scelta non ha più respiro e vede la sua casa contornata di cantieri sempre maggiori e sempre più imrevisti e imprevidibili nella loro crescita, nella loro costituzione: manca, spesso, informazione tra gli uffici amministrativi che si occupano di piani di intervento urbano o di edilizia privata o di modifiche delle volumetrie, e la cittadinanza, spesso non coinvolta nelle scelte di partecipazione alla programmazione del territorio. Il problema precipuo rimane, spesso, l'impossibilità a definire canali di partecipazione civica e civile, comunale, municipale, dove le persone possano dare un proprio contributo costruttivo sul governo amministrativo del territorio: a Milano, per esempio, molti progetti di edilizia privata non sono più suscettibili di visione, verifica, esame e approvazione da parte delle realtà istituzionali consiliari locali, dai consigli circoscrizionali, spesso aventi potere solamente consultivo in ottica puramente "facoltativa", allo stesso consiglio comunale, dove neppure le commissioni sono interpellate nella fase istruttoria e, spesso, il tutto viene solamente portato all'atttenzione degli organi amministrativi e dei settori preposti.
Non esiste programmazione urbana, giustamente denuncia Legambiente Lombardia: ed è per questo che il 7 novembre la stessa associazione organizzerà una giornata per raccogliere firme per implementare uno studio di proposta legislativa regionale, alla stregua di quella nazionale, dove il Ministero ha in primis dettato le linee guida e di principio, in cui si possano vincolare anche gli stessi oneri di urbanizzazione, spesso destinati dai singoli comuni a opere di servizio civile e sociale, ma implicanti ancora l'istituzione di nuovi fabbricati che cementificano ulteriormente la città. L'idea è quella di corrispondere a una quantità precisa di edifici una quantità ugualmente precisa e ponderata di area verde, di modo da adottare uno sviluppo equilibrato dell'urbanizzazione, sempre più adottante schemi di genere anarchico e fortemente selvaggio, senza vincoli, senza linee di indirizzo, senza una logica utile a rendere sostenibile il sistema urbano complessivo.
Dicevamo che la Provincia ha superato i livelli minimi di urbanizzazione delle proprie aree: avverrà, se prosegue questa impostazione edificatrice del costruttivismo e sviluppismo fine a se stesso, che tra qualche anno accadrà ciò che già sta per accadere in alcuni contesti urbani, Sesto San Giovanni per esempio, dove il 100% del territorio edificabile è stato sottoposto a piani di urbanizzazione e di cementificazione, privando il territorio del giusto equilibrio tra aree verdi e aree edilizie.
Ha ragione l'assessore ai parchi e ai giardini della Provincia, Pietro Mezzi, il quale sostiene che in un'epoca di rivoluzione dei sistemi urbani attuali, dato il venire meno del tessuro industriale, dato il passaggio di una società economica fondata sull'industrializzazione e la produzione materiale a una società economica basata e fondata sul terzo settore, dei servizi e della comunicazione, dove aumentano le cosidette aree dismesse, ex capannoni industriali dalle alte volumetrie, occorre dare equlilibrio tra il progressivo avanzamento dell'edificazione e il progressivo e naturalmente necessario aumento delle aree verdi, quelle naturali, che possono garantire la tutela di uin benessere e di uno sviluppo umano e sociale compatibile e sostenibile. La percentuale dell'area urbanizzata schizzerà dal 34 al 42,7 per cento, secondo le stime, seguendo questo modello di sviluppo: il 45% è la soglia massima delle aree complessive e oggi presenti e libere per poter rientrare ancora nella classazione di sviluppo edilizio sostenibile, contenibile, ambientalmente assorbibile nel suo impatto. Il Parco Agricolo Sud, come tutta l'area su/sud-ovest, rimangono gli spazi che possono ancora garantire un controbilanciamento dell'avanzamento delle aree urbanizzate: ma è chiaro che se oggi possiamo dire che solo il 19% delle aree disponibili sono state edificate, in un futuro prossimo appetiti di varia dimensione di differenti case edificatrici potrebbero avventarsi su quesa "isola felice" di natura, agricoltura e ruralità ancora tradizionale, in cui spesso troviamo ancora funzionanti e produttive cascine di rilevanza storica e sociale ormai adicata sul territorio lombardo.
Ocorre invertire la rotta: anche in vista del nuovo regolamento edilizio sottoposto a revisione da parte dell'amministrazione comunale, dove non si recepisce il principio del controllo programmatico politico del territorio per una pianificazione logica e sistemica, fortemente equilibrata dello sviluppo urbano con le esigenze di benessere e di condivisione degli spazi vitali della cittadinanza, del diritto all'ambiente e a goderne la sua portata. Penso che il recepimento di una legge che possa rispondere alla proposta, lanciata dal Ministero dell'Ambiente, e condivisa dagli assessorati regionali preoposti, del giusto equilibrio tra aree urbanizzate e aree liberamente sviluppate come zone verdi e naturali, sia l'unica normazione di cornice e generale all'interno della quale, poi, con coerenza e conseguenza amministrativa, determinare articolati del regolamento che possano rendere vincolante questo principio e questa logica, linea di indirizzo, all'interno delle strutture municipali, Milano in primis, rendendo i medesimi principi vincolanti nel sistema urbano singolo.

Sostengo appieno la proposta e la giornata di mobilitazione del 7 novembre indetta da Legambiente perchè urge arginare uno sviluppismo selvaggio che apporterà invivibilità e forte disagio sociale, economico, territoriale e culturale della città prossima e futura. Città futura diceva Gramsci come luogo di convivenza pacifica e di solidarismo, in un'ottica di perfetto equilibrio di rapporto con l'ambiente e con la natura.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano