.: Discussione: Un giornale dei lettori per raccontare Milano

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 27 Set 2007 - 15:02
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Il caso del giorno

Un giornale dei lettori per raccontare Milano

Da lunedì il Corriere della Sera entra nei quartieri per raccontare la città dalla parte dei cittadini con un mezzo simbolico: un camper

Caro Schiavi, accetti questo sfogo da un lettore che della sua città ha ancora un orgoglio d’appartenenza e del suo giornale ha un grande rispetto. Il mio rapporto con il «Corriere» nell’arco di una lunga vita ha sempre rappresentato il primo gesto del mattino. Non le scrivo per fare un bilancio né per raccontare com’è difficile leggere un giornale moderno, ma per evidenziare, più modestamente, quanto a volte sia difficile entrare in contatto con la redazione: non sopporto la voce della segreteria che invita a lasciare messaggi che quasi mai trovano un seguito, e le email per la mia generazione sono materia misteriosa. Non resta che la vecchia lettera a mano: ma anche qui l’impresa è difficile come una scalata. Conosce la procedura: si accede all’ingresso, bisogna consegnare un documento per ricevere un pass e arrivare all’ufficio posta. Sabato e domenica l’ufficio è chiuso e anche questa strada è bloccata. Una volta c’erano gli addetti al ricevimento e tutti i giorni un fattorino faceva arrivare la missiva. I cittadini segnalano spesso situazioni che diventano temi di cronaca, la mia istanza è per un giornale più accessibile. Quando Buzzati progettò il suo «Giornale segreto» non si occupò di questo, non ce n’era la necessità. Diceva il mio amico Guido Vergani che i cronisti devono stare sul marciapiede. Sbaglio?

Vito Soavi

Caro Soavi, nel Corriere di oggi ci sono tanti «cronisti da marciapiede» in cerca di storie che diventino notizie, e quella definizione di Vergani me la ricordo bene perché era una bussola alla quale aggrapparci per non andare fuori rotta: per non uscire, cioè, dal binario di un’informazione che sta dalla parte del lettore, ne interpreta i gusti, ne comprende i disagi e ne condivide le speranze. Noi, per natura, dobbiamo stare tra la gente: informare non è un’arte, una scienza o una missione, è un mestiere che impone di essere nei luoghi giusti nei momenti giusti: i giornalisti debbono vedere e raccontare. Lei però ci ricorda un altro precetto base: quello di ascoltare. Se qualche volta il contatto con la redazione è stato difficile ce ne scusiamo, perché nonostante gli sforzi vuol dire che non siamo ancora riusciti a costruire una rete capace di rispondere ai bisogni dei lettori, quelli come lei, che ci chiamano, interrogano il loro giornale, segnalano fatti che meritano ascolto e non si affidano alla scorciatoia della posta elettronica. Le anticipo una notizia: da lunedì proveremo noi ad accorciare le distanze tra il Corriere e i cittadini. Proprio perché il suo disagio è condiviso dai tanti che alle cronache del Palazzo preferiscono quelle della vita quotidiana, cercheremo di uscire dalla redazione anche con un mezzo visibile e simbolico: un camper. Una redazione mobile in giro per Milano, nei quartieri dove il contatto con il giornale è più difficile e in quelli dove nascono comitati proprio per farsi sentire. È un modo concreto per avvicinare il giornale ancora di più al suo territorio, per far sentire una presenza amica, ma anche per denunciare situazioni che non vanno, per dare voce a chi non ha i mezzi o il potere per farsi sentire. Apriremo di più le porte del Corriere, caro Soavi. Metteremo a disposizione telefoni e computer. E ci metteremo in gioco anche noi, con l’umiltà di chi dal buon cittadino ha sempre da imparare. Ha ricordato Buzzati: un mito. Cercheremo di ricordare la sua lezione: nuda essenzialità dei fatti. Raccontare la città vuol dire conoscerla e Milano, oggi, fuori dai luoghi comuni, dall’identificazione forte che i decenni passati le hanno dato, forse la conosciamo troppo poco. Non so se è questa la risposta che si aspettava, ma su un punto cercheremo di non deluderla: nei quartieri, dove da lunedì inizieremo un viaggio, il giornale lo faranno i lettori.

Giangiacomo Schiavi

27 settembre 2007