.: Discussione: Legalità per l'inclusione e i diritti

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 8 Ott 2010 - 20:56
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Per completezza di informazione riporto il comunicato stampa della Chiesa di Milano che chiede il rispetto degli impegni assunti e rileva che “Promuovere la legalità – specie per le Istituzioni – significa anche rispettare gli impegni sottoscritti. Venir meno a questi patti – mentre avvia conseguenze legali ed economiche – compromette la credibilità e il senso delle stesse Istituzioni”.

Poiché siamo tutti sensibili al RISPETTO DELLE REGOLE e degli impegni contrattuali, “senza se e senza ma”, segnalo in particolare quanto segue:
GLI ACCORDI FIRMATI - «Due punti possono dunque essere subito chiariti», secondo la Casa della carità. Primo: ciò che ora fa scandalo (dare le case ai rom) è esattamente ciò che era previsto fin dall’inizio dal Piano Maroni. Secondo. le case in questione dovevano essere ristrutturate, e senza i soldi del piano Maroni (cioè senza i soldi destinati ai rom) sarebbero rimaste ad ingrossare il patrimonio sfitto dell’Aler e non sarebbero mai state assegnate. Il agosto 2010, presso l’Aler, Casa della carità e Ceas hanno firmato 20 contratti di affitto della durata di 4 anni rinnovabili per altri 4 anni. Sono state subito pagate le spese di apertura del contratto e si sono pagate le mensilità di affitto fino al 31 ottobre. «Una volta definito e concordato il progetto, ogni nucleo famigliare è stato convocato in prefettura dove il prefetto, il Comune, la Casa della carità e la stessa famiglia hanno lo hanno firmato. Finora - si legge nel documento - sono stati firmati 21 progetti nominativi, di cui: 11 progetti per l’assegnazione delle case Aler escluse dall’erp; 6 progetti per il rientro in Romania (queste 6 famiglie hanno già lasciato il campo e si trovano in Romania); 1 progetto per una famiglia che ha fatto il rogito e ha acquistato casa; 3 progetti per famiglie che hanno trovato casa in affitto. Quindi il rappresentante del Ministro e quello del Comune hanno sottoscritto un atto formale ben consapevoli di chi erano le persone destinatarie nell’intervento».
Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin

Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin
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Milano,  Rom, comunità cristiana e pubbliche amministrazioni

Una ampia e articolata riflessione che diviene espressione della linea pastorale della Chiesa ambrosiana su questo argomento


07.10.2010

Monsignor Erminio De Scalzi, delegato dall’Arcivescovo di Milano Cardinale Dionigi Tettamanzi come Vicario Episcopale di Milano, ha promosso, insieme con la Caritas Ambrosiana, un confronto tra gli enti gestori dei campi rom autorizzati della città (Cooperativa Farsi Prossimo, Casa della Carità, Centro ambrosiano di solidarietà).
Questa ampia e articolata riflessione, condivisa anche dai decani della città di Milano in rappresentanza dei parroci, diviene espressione della linea pastorale - su questo argomento - della Chiesa ambrosiana.
Frutto di questo lavoro è il documento che alleghiamo.


From Corriere della Sera, 7 ottobre 2010

a dieci giorni dal vertice con Maroni, documenti della fondazione e della diocesi

Case Aler ai rom, la Casa della Carità: «Tutto bloccato, pronti a denuncia»

L'associazione di don Colmegna: «Le istituzioni onorino gli accordi già presi con le famiglie di Triboniano»

MILANO - A dieci giorni dal vertice in Prefettura con il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ha deciso di fermare le assegnazioni a Milano di case popolari ai rom, la Casa della Carità ha denunciato che tutto il piano per il superamento dei campi nomadi è bloccato, e non ha escluso di ricorrere alle vie legali per tutelare contratti e convenzioni già sottoscritti con alcune famiglie. L'associazione, guidata da don Virginio Colmegna e coinvolta nei programmi per l'accompagnamento sociale delle famiglie ospitate nel campo di via Triboniano, prossimo alla chiusura, ha rivelato che non solo sono state congelate le assegnazioni degli 11 alloggi popolari per i quali erano già stati sottoscritti regolari contratti (solo una famiglia ha ottenuto le chiavi), ma si sono anche arenati i programmi per il rientro in Romania di 5 famiglie e per la sistemazione di 6 nuclei in alloggi trovati sul mercato. «Ora almeno 30-40 famiglie - si legge nella nota - ci telefonano quotidianamente per capire come devono muoversi e noi non sappiamo cosa rispondere perché al momento il Comune non è disponibile a sedersi al tavolo per chiudere i progetti realizzati tramite il piano Maroni». Nello stigmatizzare lo stralcio di accordi già sottoscritti, la Casa della Carità ha annunciato di essere pronta alle vie legali, sia per l'inadempienza contrattuale sia per opporsi alla violazione del divieto di discriminazione etnica. «Se la nuova linea dell'amministrazione - si legge ancora - è davvero "nessuna casa ai rom", chiediamo alle istituzioni di convocarci e di motivarci formalmente tale divieto. In questo caso non potremmo che tutelare anche per le vie legali degli interessi di chi ha sottoscritto gli accordi».

LA DIOCESI: LE ISTITUZIONI RISPETTINO I PATTI - Sulla vicenda delle case ai rom interviene anche ufficialmente la Diocesi di Milano, con un documento firmato dal vicario episcopale Monsignor Erminio De Scalzi e dai decani milanesi, insieme con Caritas Ambrosiana, Cooperativa Farsi Prossimo, Casa della Carità e Centro ambrosiano di solidarietà. «Con lo slogan più volte urlato “nessuna casa Aler ai rom” si è rivestito di ideologia e discriminazione la ricerca di soluzioni per una questione che meriterebbe ben altra intelligenza», si legge nel documento. «Siamo preoccupati per il futuro e la sicurezza di questi rom e di tutti i cittadini: gli smantellamenti dei campi di via Triboniano, via Novara e via Idro annunciati per le prossime settimane costringeranno alla strada decine di famiglie rom se non interverranno quelle soluzioni abitative alternative proposte, concordate e sottoscritte da Comune e Prefettura. Lo sgombero dei campi senza alternative costruttive espone al grave rischio di interrompere i percorsi virtuosi fin qui attivati, creando un problema di sicurezza per tutti i cittadini. Auspichiamo un sussulto di responsabilità per le Istituzioni civili interessate affinché i processi avviati possano continuare: per il bene delle famiglie rom e dei cittadini tutti. Promuovere la legalità – specie per le Istituzioni – significa anche rispettare gli impegni sottoscritti. Venir meno a questi patti – mentre avvia conseguenze legali ed economiche – compromette la credibilità e il senso delle stesse Istituzioni».

IL PROBLEMA TRIBONIANO - Tornando alla nota, riportata integralmente sul sito www.casadellacarita.org, l'associazione parla di «momento di estrema confusione» e di «incredibile serie di dichiarazioni riguardo il futuro di 104 famiglie che abitano al Triboniano in container e roulotte assegnati a suo tempo dal Comune di Milano», e ripercorre le tappe del cammino compiuto esprimendo la preoccupazione che «si interrompa un percorso positivo che dovrebbe portare al superamento del campo, scelta condivisa da quanti vi abitano e anche dai cittadini che risiedono lì vicino e che non possono più convivere con un degrado così intollerabile». «E’ chiaro a tutti che il campo è regolare e non può essere sgomberato come si afferma, ma va superato proponendo percorsi positivi per chi evidentemente accetta di condividere un percorso di legalità e ha diritto di rimanere sul nostro territorio», scrive l'associazione.

IL PIANO MARONI - Gli operatori della Fondazione casa della Carità sono presenti al Triboniano con un presidio sociale di 130 ore settimanali: per i primi sei mesi lo lo hanno fatto gratis, nel 2007, poi con varie convenzioni del Comune e infine vincendo un apposito appalto valido fino al 31 dicembre 2010. L'importo è stato usato esclusivamente per pagare il personale impiegato. Il 5 maggio 2010 la Casa della carità ha firmato la Convenzione sottoscritta dal prefetto (commissario straordinario per l’emergenza nomadi in Lombardia) e dal Comune di Milano per «l’attuazione degli interventi sociali previsti dal progetto di riqualificazione, messa in sicurezza e alleggerimento delle aree adibite a campi nomadi, integrazione sociale della relativa popolazione ed eliminazione di alcune aree». Questa convenzione è l'applicazione del cosiddetto «Piano Maroni». La Casa della carità, per una propria scelta, ha chiesto di non essere pagata per questo lavoro in convenzione e che le risorse siano invece destinate esclusivamente «per incrementare i finanziamenti all’autonomia abitativa delle famiglie rom».

GLI INCONTRI CON LE FAMIGLIE - Il 3 e 4 maggio scorso la Casa della carità ha invitato nella propria sede tutte le famiglie del campo di Triboniano, in via di smantellamento. Nelle assemblee, cui hanno partecipato quasi tutte le famiglie, sono state spiegate, a grandi linee, le proposte del «Piano Maroni»: possibilità di rientro in Romania con alcune sovvenzioni, possibilità di borse lavoro tramite l’ufficio comunale del Celav, possibilità di sostegno economico in caso di affitto o di acquisto di una casa. Al termine delle assemblee, 87 famiglie (alle quali se ne sono aggiunte poi altre 13) hanno chiesto un colloquio per poter iniziare ad abbozzare un progetto con la previsione dell’uscita da Triboniano. Sono cominciati così i colloqui personalizzati. Intanto il Comune ha chiesto all’Aler 25 appartamenti da destinare ai casi connotati da una maggiore fragilità sociale. L’Aler, come previsto dall’art. 26 del Regolamento Regionale, si è rivolta alla Giunta Regionale, la quale il 5 agosto con voto unanime ha autorizzato l'assegnazione delle 25 case. Le spese per la ristrutturazione devono essere finanziate dal Comune, perché nel Piano Maroni sono previsti finanziamenti al Comune di Milano per 300.000 euro da utilizzare per «la ristrutturazione di case di proprietà di enti pubblici, Fondazioni e Associazioni con finalità sociali da destinare come abitazioni temporanee e non gratuite a nuclei familiari coinvolti nel progetto».

GLI ACCORDI FIRMATI - «Due punti possono dunque essere subito chiariti», secondo la Casa della carità. Primo: ciò che ora fa scandalo (dare le case ai rom) è esattamente ciò che era previsto fin dall’inizio dal Piano Maroni. Secondo. le case in questione dovevano essere ristrutturate, e senza i soldi del piano Maroni (cioè senza i soldi destinati ai rom) sarebbero rimaste ad ingrossare il patrimonio sfitto dell’Aler e non sarebbero mai state assegnate. Il agosto 2010, presso l’Aler, Casa della carità e Ceas hanno firmato 20 contratti di affitto della durata di 4 anni rinnovabili per altri 4 anni. Sono state subito pagate le spese di apertura del contratto e si sono pagate le mensilità di affitto fino al 31 ottobre. «Una volta definito e concordato il progetto, ogni nucleo famigliare è stato convocato in prefettura dove il prefetto, il Comune, la Casa della carità e la stessa famiglia hanno lo hanno firmato. Finora - si legge nel documento - sono stati firmati 21 progetti nominativi, di cui: 11 progetti per l’assegnazione delle case Aler escluse dall’erp; 6 progetti per il rientro in Romania (queste 6 famiglie hanno già lasciato il campo e si trovano in Romania); 1 progetto per una famiglia che ha fatto il rogito e ha acquistato casa; 3 progetti per famiglie che hanno trovato casa in affitto. Quindi il rappresentante del Ministro e quello del Comune hanno sottoscritto un atto formale ben consapevoli di chi erano le persone destinatarie nell’intervento».

LO STALLO - Infine la denuncia: «Negli ultimi giorni tutto si è fermato. Nonostante le firme ufficiali, per ora una sola famiglia, delle 11 che avevano ottenuto l’assegnazione della casa Aler esclusa dall’erp, è entrata nell’appartamento. Le altre non lo hanno ancora fatto, eppure sul progetto che hanno firmato, loro si sono impegnate a lasciare il campo del Triboniano entro il 15 ottobre. Inoltre si sono fermati, cioè non più firmati, altri 11 progetti avviati e definiti: 5 famiglie che vogliono tornare in Romania; 5 famiglie che hanno trovato un affitto; 1 famiglia che vuole fare un mutuo. Nessuna istituzione ha più convocato queste famiglie per poter arrivare a concludere il progetto famigliare. Ribadiamo, tutto è bloccato e, dalle dichiarazioni a mezzo stampa e televisione, l’unica data certa è quella dell’annunciata chiusura del Triboniano». Da qui la dichiarazione di esser pronti ad adire le vie legali, se il Comune, il prefetto e il Ministero degli Interni non daranno «piena ed esatta esecuzione agli accordi intervenuti», confermando la destinazione dei 25 alloggi, i contributi per ristrutturarli e gli incontri in Prefettura con le altre famiglie.

Redazione online
07 ottobre 2010

In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 25 Lug 2010 - 18:23
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