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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 7 Settembre, 2007 - 13:28

La memoria di Dax permarrà, nonostante un atto incivile

Il murales dedicato a DAX viene cancellato come un normale tag, ossia scritte che spesso appaiono su alcuni muri di abitazioni, spesso insostenibili dal punto di vista estetico, spesso di insignificanza artistica, ma pur sempre un messaggio. Il disegno che i compagni e gli amici di Dax dedicarono al giovane ucciso durante un'aggressione di matrice fascista avvenuta fuori da un locale a Milano nel marzo 2003, oltre ad avere tutti i connotati di realizzazione artistica, ben curata, ben formulata, con la capacità espressiva e di denuncia di un avvenimento che ha insanguinato una città, Medaglia d'Oro della Resistenza, oggi teatro di episodi di recrudescenza violenta di genere politico, era un tributo fraterno e affettuoso a una persona cara, che ha dedicato gran parte del proprio tempo in azioni sociali e democratiche, di rivendicazione dei diritti e di promozione dell'emancipazione del genere umano. Non posso che essere concorde con l'assessore alla cultura, Vittorio Sgarbi, più volte dal sottoscritto criticato, ma, in questa occasione, condiviso: era un atto "di pietas" quello del murales dedicato a Dax dai propri amici che è stato cancellato con imperizia e grave irresponsabilità grossolana per volontà e decisione dell'assessorato al demanio del Comune. Io penso, come ha scritto Sgarbi, che questo atto non è consonante con un'impostazione cattolica di una Giunta, che spesso si forgia come paladina dei valori cristiani, ma a corrente alternata: in quest'occasione la "pietas" per un defunto è stata vilipesa senza colpo ferire.
Penso, però, che questo atto di inciviltà dell'amministrazione non possa essere tollerabile. Io, personalmente, sono dell'idea che nessun'opera debba essere cancellata e violata, perchè essa è testimonianza di un tempo, di un'era, di un'epoca, di una persona, in questo caso, vittima di un'aggressione che non dovrà ripetersi in futuro, pena la messa in pericolo, come già sta avvenendo da più mesi a questa parte, della convivenza democratica e civile.
Da qui si genera, poi, un lungo dibattito sul valore e l'importanza dei graffiti: in piena epoca di "criminalizzazione" dei writers, di generalizzazioni, di equiparazioni penali, di repressione della libertà di espressione artistica, di censure di film e libri che trattano delle storie di questi ragazzi che vivono la città in una dimensione alternativa a livello culturale, non posso che rigettare un comportamento di tale portata che considero oltrechè volgare, cinico e ignobile.
Spero che il Comune destini uno spazio, un altro spazio pubblico affinchè si possa realizzare un nuovo graffito che esprima, come opera artistica dei nostri tempi, non solo il ricordo della persona, ma dei valori e dei principi per cui lui ha combattuto e per cui si ha creduto, ossia quelli di libertà e di giustizia sociale.
Credo che le parole della mamma di Dax, Rosa Piro, siano esemplari:"Mi sento trafitta da un doppio dolore, quello di mamma e di antifascista". Io stesso non posso che provare questo sentimento di indignazione e credo che questo ato offenda la memoria e l'offesa della memoria è sinonimo di offesa alla civiltà di un Paese, alla sua storia, alla sua collettività come corpo sociale comune, unito, compato e, soprattutto, libero, emancipato, non soggetto a nessun tipo di intervento esterno strumentalizzante e strumentalizzabile per fini faziosi e indegni.
E' vero quel che dice Sgarbi:"questo è un atto di crudeltà contro un morto". Sgarbi ha già promosso un'iniziativa internazionale dedicata alla storia dei Writers e alla valorizzazione degli spazi pubblici in un'ottica artistica e culturale che arricchisca questa città affossata da un grigiore insostenibile e triste, malinconico e spersonalizzante: penso che rendere gli spazi pubblici luoghi di libera espressione artistica e della creatività, della circolazione delle esperienze culturali e pittoriche, sia un modo rivoluzionario del pensare la città come nostra e come luoghi di aggregazione e di manifesto pronunciamento dei propri saperi e del proprio pensiero, della logica e dell'analisi del reale nelle sue contraddizioni, utili, queste ultime, per una conoscenza della nostra stessa città e del suo sviluppo.

Dax rimarrà nella nostra memoria collettiva contrastando tentativi che tendano a cancellare con un crudele e incivile colpo di spugna, nel senso non solo letterale ma anche fisico del termine, in questa occasione, il suo ricordo e il ricordo di un episodio che non è stata, come sostenuto in modo svilente e indegno da parte del consigliere di AN Fidanza, che definisco essere "rex" dei revisionisti, "rissa da bar" ma, bensì, attacco violento e persecutorio artatamente concepito e scientificamente attuato da gruppi organizzati di estrema destra. Il nuovo graffito dovrà, come detto dalla madre di Dax, a cui esprimo tutta la mia solidarietà, essere "di monito perché quello che è accaduto non si ripeta".

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

La mamma di Dax ha fatto una cosa giusta: ha chiesto all'Amministrazione Comunale di avere uno spazio per rifare il murale. Così si dovrebbe vivere in una città civile. Philadelphia è la capitale dei murales (2700 edifici colorati), ma fuori dagli spazi concessi non trovi nemmeno una virgola sui muri. Vogliamo fare un murale anche in via De Amicis per l'uccisione di Custra o farne altri per i 1000 morti di incidenti stradali? Non c'è problema, si chiedano gli spazi e si facciano. Il Comune non ha agito incivilmente, niente affatto. Ha semplicemente ripulito un'area che è una vera fogna (la Darsena) ed è incappato anche in questo murale che, tra l'altro (e questa è una vera vergogna) incitava all'odio (Dax odia ancora...), proprio il contrario di quello che si dovrebbe scrivere a caratteri cubitali. A meno che non vogliamo rifare tutti gli errori del 900 tra falci, martelli e svastiche.... Nessuno ce l'ha coi writers o graffitari, ma si deve imparare anche a vivere insieme agli altri, non contro gli altri. E gli altri siamo noi. Le sopraffazioni devono essere punite (tutte, ovviamente).

Commento di Paolo Ramella inserito Ven, 07/09/2007 14:25

Caro Paolo,
ben ritornato :-)

Condivido pienamente le tue frasi di inizio al tuo messaggio: le altre città dedicano spazi nella progettazione urbanistica dedicati a queste particolari espressioni artistiche che sono messaggi per un'idea altra di città, di sviluppo della città, di investimento nella creatività come opportunità di trasformazione dei luoghi che, spesso, sono non luoghi, alienanti spazi senza nessun tipo di umanizzazione (vediamo il grigiore del cemento che imperversa nei quartieri popolari di estrema periferia, grigiore che determina alienazione, spersonalizzazione sociale e mentale).
Io penso, però, che da parte dell'amministrazione attuale di centrodestra non sia stato espresso nessun tipo di intervento volto a garantire uno spazio adeguato e cospicuo utilizzabile ai fini di promozione di questa espressione creativa senza limiti, senza "briglie", senza "vincoli". Vincoli e briglie che spesso vengono poste ideologicamente come precondizioni per la promozione e la concessione del patrocinio a questa o a quella mostra d'arte, esempio ne è stata quella avutasi al Palazzo della Ragione a Milano sull'omosessualità, oppure il Festival del Cinema Gay Lesbico: l'amministrazione voleva decretare cosa era lecito esporre e cosa era illecito, come se l'arte dovesse essere sottoposta all'arbitrio personale di questo o quel governante, con un atteggiamento "paternalista" rispetto al pubblico. L'idea del decoro e della morale è già di per sè fortemente soggetta a interpretazioni varie e disaparate, non sempre raffigurabile in un'ottica generale e universale condivisa. Penso che questo sia un atteggiamento provinciale, alquanto grossolano e fortemente retrivo. L'arte è libera, non ha dettami preconfezionati a cui subordinarsi: e le amministrazioni devono essere elementi di stimolo affinchè questa espressione possa esprimere il meglio della personalità di un soggetto o il meglio dell'identità di un collettivo.
Tu scrivi:"Il Comune non ha agito incivilmente, niente affatto. Ha semplicemente ripulito un'area che è una vera fogna (la Darsena) ed è incappato anche in questo murale". Ma il Comune ha agito incivilmente nel semplice senso che il Comune non ha predisposto prima i passaggi necessari che potessero dare alternative alla realizzazione del murales. Non solo: quel murales aveva in sè, e qui dissento rispetto a quanto hai scritto nella parte ultima del tuo mesaggio, un singificato simbolico e voleva non solo essere tributo a un ragazzo morto ucciso da parte di chi è stato sempre a suo fianco, ha ragione Sgarbi quando parla di vulnus a un sentimento di pietas per un defunto, che poco si addice per una Giunta che si eleva a paladina della cristianità ogni due per tre, ma anche un significato collettivo testimonianza di un fatto tragico violento e inaudito, che ha visto ancora esprimersi quella tendenza a "perseguitare" l'avversario. L'odio è un setimento: ma io non credo che quell'opera incitasse all'odio, ma alla provocazione dei sentimenti di denuncia, all'indignazione.
Come non condividere le tue parole, Paolo, quando scrivi "A meno che non vogliamo rifare tutti gli errori del 900 tra falci, martelli e svastiche....": è vero, ma è anche vero che purtroppo Milano è vittima da tempo di azioni aggressive da parte di gruppi organizzati (sezioni di partito incendiate, circoli associativi devastati, come quello di opera Nomadi, associazioni per i diritti degli omosessuali oltraggiati con scritte offensive e denigratorie, persone pubbliche perseguitate perchè omosssuali, è il caso di Paolo Ferigo, presidente Arcigay di Milano) e che esprimono ideologie di intolleranza, aberranti a livello sociale, e fortemente razziste e xenofobe. Credo che l'opposizione a questa barbarie che si rinnova non debba essere la risposta violenta, pena quello che tu giustamente sottolinei come pericolo, come paradossale "spirale senza ritorno": la risposta deve essere culturale e afidata alla forza collettiva che solo la memoria di quanto è avvenuto può garantire per il futuro della nostra società umana.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo

Commento di Alessandro Rizzo inserito Ven, 07/09/2007 15:48