.: Discussione: La politica e' morta, viva la politica!

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Stefano Andreoli

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Inserito da Stefano Andreoli il 6 Ago 2007 - 22:25
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Voglio intervenire con il mio modesto contributo al dibattito diffuso sulla bassa qualità della nostra classe politica, sui suoi costi e sulla sua autoreferenzialità, che più che un dibattitito è diventato una litania unanime e ubiqua. Infatti da tutte le parti (giornali, blog, programmi televisivi satirici e non, conversazioni al bar, sul tram e nelle mense aziendali) prolifera la cosiddetta "antipolitica", un senso generale di disgusto e rabbia nei confronti dei nostri governanti "di destra e di sinistra" e dei loro costi e privilegi.
 
Questo fenomeno non è riducibile esclusivamente alla categoria del qualunquismo (che pure in Italia ha sempre un notevole successo), infatti l'antipolitica nell'accezione "antipartitismo" è diventata un paradigma obbligato anche in ambienti caratterizzati da una forte connotazione ideologica (nel senso più alto, cioè come impegno a cambiare la realtà in modo coerente con le proprie convinzioni etiche). Penso ad esempio al "movimento no global" o al volontariato cattolico: anche persone molto impegnate nel sociale e intrinsicamente politicizzate aborrono i partiti e tutte le istituzioni della politica.
Riassumendo con uno slogan: il partito non è cool! La politica è sporca, è antiestetica, è tutto "un magna magna".
 
Personalmente concordo in larga parte con le molte critiche rivolte alla classe dirigente degli attuali partiti e ai meccanismi clientelari con cui si autoperpetua (anzi estenderei la critica anche al resto della classe dirigente del paese, penso ad esempio alla fetta di "imprenditoria" che prospera solo grazie a rendite di posizione, ai baroni che asfissiano il nostro sistema universitario e anche, purtroppo, ad alcuni giornalisti...) ma sono assolutamente in disappunto con le conclusioni che la vulgata comune trae da questa analisi, ovvero: "fanno tutti schifo, quindi meglio il disimpegno". Nei casi più radicali non si vota, in generale per lo meno ci si guarda bene dal militare, "così non mi immischio nel fango della politica".
 
Io la penso in modo esattamente opposto: proprio perchè la situazione com'e' "mi fa schifo" io voglio contribuire a cambiarla. Il primo, più elementare e diretto modo per cominciare a farlo è votare.
Ma votare alle elezioni non basta, così mi son chiesto: perchè non iscriversi a un partito?
E' un dato di fatto che delle buone leggi e una buona amministrazione sono più efficaci di mille campagne di sensibilizzazione (potrei fare molti esempi, dall'ambito sociale all'ecologia), quindi se uno ha delle idee in cui crede e per cui si impegna perchè non superare il tabù della "politica sporca" e non scegliersi un partito in cui, anche faticosamente, far valere le proprie opinioni?
Non possiamo aspettare che ci sia il miglior partito possibile per prendere posizione, potremmo aspettare tutta la vita! Bisogna scegliere il partito con cui si è più in sintonia ideale e entrarci dentro per migliorarlo e contribuire a determinare la sua classe dirigente, i suoi valori e i suoi progetti. In Italia ci sono moltissimi partiti (in verità fin troppi!), e hanno un tale spettro di programmi da proporre tutto e il contrario di tutto: ce ne sarà pure uno con cui siate in sintonia di idee!!!
Nel mio caso, nel 2003, ho deciso che il partito con cui ero più in sintonia erano i DS, così mi sono iscritto e da allora voto ai suoi congressi: così esprimo le mie indicazioni sulla sua classe dirigente e i suoi programmi.
Ma non basta ancora. Nel 2006 mi è stato proposto di candidarmi per le elezioni del Consiglio di Circoscrizione della zona in cui vivo, qui a Milano, e pur non essendo assolutamente interessato a fare la "carriera politica" ho accettato e sono stato eletto. Chiaramente come attività principale continuo a fare il lavoro che facevo prima, ma nel mio piccolo cerco anche di dare il mio contributo all'amministrazione locale (esperienza a dire il vero quantomai frustrante visto che a Milano i Consigli di Zona, così come sono ora, hanno pochissimi  poteri e a mio avviso sarebbe quasi più opportuno chiuderli, ma questa è un'altra storia...).
In ogni caso tra quattro anni scadrà il mio mandato e io mi focalizzerò completamente sulla mia attività professionale di nuovo, qualcun altro invece si proporrà e prenderà il mio posto in Consiglio di Zona.
 
Questa secondo me è l'unica soluzione alla famosa "crisi della politica": che tutti noi ci si impegni, si cerchi il consenso necessario e a turno ci si occupi della cosa pubblica. E' molto semplice e vi assicuro che si può fare. Questa esperienza di "PartecipaMi" mi sembra che sia un ottimo strumento per andare in questa direzione.
 
Obiezione comune: la classe dirigente attuale difende la posizione, non molla l'osso facilmente. Verissimo, ma voi ve ne stupite? La cosa in parte è fisiologica, in fondo è così in tutti i settori: provate a chiedere al dirigente sessantenne di una multinazionale se è contento di mollare tutto il suo potere a un brillante collaboratore di 30 anni. E' quasi un meccanismo Darwiniano: la nuova classe dirigente deve essere in grado di superare le resistenze di quella precedente per affermarsi, e in questo momento la cosa mi sembra addirittura più facile che in passato: per esempio nelle ultime elezioni (2006) nel consiglio comunale di Milano, che malgrado i suoi acciacchi rimane sempre la seconda città del settimo paese più industrializzato del mondo, sono stati eletti quindici trentenni, e anche due ventenni (se non ho sbagliato i conti), è un buon inizio! Quindi invito tutti a buttarsi nella mischia: si può fare!!! 
Credo (e spero) che il progetto del Partito Democratico, malgrado alcune prevedibili difficoltà organizzative iniziali, offrirà in tal senso grandi opportunità di emergere per persone e idee che fino ad oggi sono rimaste ai margini della "politica ufficiale".
Mi auguro che presto anche nel centrodestra si sviluppi un processo di innovazione e riaggregazione politica capace di includere nuove energie nel dibattito politico.
Questa è l'unica soluzione che vedo alla crisi attuale: la partecipazione collettiva. Senza partecipazione, se continuiamo solo a brontolare e lasciare tutto com'è, non cambierà mai nulla. La politica rimarrà la famosa schifezza che tutti sappiamo e continueranno a occuparsene le stesse mediocri persone di sempre (con alcune lodevoli eccezioni), mentre noi ne parliamo male nei bar, nei supermercati e sui tram.
Cordiali saluti,
Stefano Andreoli, Consigliere di Zona 3, L'Ulivo per il Partito Democratico