.: Discussione: Figlio non accettato al nido: che me ne faccio del bilancio?

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 20 Lug 2007 - 18:27
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Cara Elena,
sappiamo tutte e tutti quanto ci si possa riempire la propria bocca con trionfanti e retoriche parole di sperticate lodi alla famiglia modello primario e nucleo inscindibile e sacro della società italiana, ma quanto, corrispondentemente, ci sia pochissima attenzione, quasi in modo direttamente proporzionale, rispetto a una politica seria, coerente e positiva per la famiglia, per i nuclei familiari. Io penso che questo caso, che oserei definire inammissibile per una città che si autodefinisce europea, sia alquanto esemplificativo di quanto considerato: c'è chi propone campagne elettorali a favore della tutela della famiglia, chi organizza giorni in nome della famiglia, e, allo stesso tempo, rende difficile la vita sociale per migliaia di nuclei familiari in una città dove le spese quotidiane per vivere sono aumentate esponenzialmente, dove sappiamo come per ogni età delle nostre figlie e dei nostri figli ci siano spese mirabolanti da sostenere: da quelle per il mangiare nella piccola età a quelle per il nido, come tu giustamente denunci, per la scuola materna, a quelle per i libri, e poi per l'iscrizione all'università, dove i figli stessi non hanno raggiunto un'età tale da rendersi indipendenti. Prosegue, poi, anche dopo il compimento degli studi, dato che l'età giovanile nel senso non anagrafico del termine ma, bensì, sociologico, aumenta e si dilaziona ulteriormente, vedendo, oggi, ragazzi di 30/35 anni vivere con i propri genitori oppure, in caso contrario, appoggiarsi ancora ai propri genitori perchè non autosufficienti, ossia non indipendneti economicamente, non pienamente emancipati, soggetti a una precarietà continuativa in assenza di certezze.

Io penso che questo sia un caso, ripeto, grave per Milano: come dici giustamente non dovrebbero esistere graduatorie, soprattutto per garantire un diritto così fondamentale e soddisfare un'esigenza sociale così diffusa, per accedere alle strutture scolastiche degli asili nidi, ma dovrebbe essere aumentata in qualità e in quantità il servizio offerto, che dovrebbe essere gratuito, quindi accessibile all'universalità, perchè semplicemente pubblico. Stiamo parlando di "stato sociale": ma questo termine al sindaco e alla sua compagine governativa poco interessa, in quanto viviamo un progressivo smantellamento di quella rete di garanzie e di servizi che avevano fatto di Milano città d'avanguardia europea, nell'ottica sì dell'efficenza, ma anche della giustizia sociale e delle pari opportunità.
Credo che non si possa giungere col considerare con amarezza, ma con forte cognizione della realtà, che mandare un bambino al nido costi di meno rispetto a iscrivere un ragazzo all'università.

Ma credo anche a un'altra particolarità che tu hai sollevato e che riterrei palesare la logica politica che determina certe scelte di assenza di investimento in questo settore, fondamento dello "stato sociale": ossia il fatto che il bilancio debba andare sempre in attivo e che l'attivo del bilancio si possa conseguire risparmiando sulla spesa sociale. Questa politica di bilancio è tipica di un'azienda, che deve chiudere ogni anno con entrate di discreta portata, altrimenti, se le uscite aumentano rispetto ai ricavi, ai guadagni, si rischia la chiusura e il fallimento. Una macchina pubblica che deve gestire una polis, fatta di persone, di cittadine e di cittadini, di uomini e donne, di bambine e di bambini, di ragazze e di ragazzi, di anziani, quindi complessa e anche costituita da esseri umani, non può attuare questa logica che oserei definire aziendalista e imprenditoriale. Il proseguimento di questa politica di impostazione industriale, senza neppure beneficiare di un progetto lungimirante di investimento, determina con il tempo conseguenze gravose e onerose per la comunità, dove i servizi sociali saranno sacrificati, dove non esisterà più una giustizia sociale, una solidarietà, dove la persona non sarà promossa come soggetto cittadino attivo, dove l'individualismo creerà una situazione di darwinismo sociale, ossia il migliore avanza sul più debole, in un'ottica tutta "liberista".
Gli asili nido, le scuole materne, il sistema scolastico, le refezioni scolastiche (ricordiamo i gravi scandali di cibi dati senza le minime tutele e garanzie di sicurezza alimentare), e anche gli ospedali, i consultori familiari, lo stesso centralino del servizio di pronto soccorso, gli organi che devono garantire l'ordine pubblico, saranno progressivamente privatizzati, in quanto le strutture pubbliche sarnno penalizzate, e chi vorrà accedere allo "stato sociale" potrà farlo solo se avrà redditi elevati, se è ricco possidente di patrimonii, e l'accesso alle stesse strutture sarà sottoposto a un concetto discriminatorio che creerà sacche di emarginazione e di esclusi, sempre maggiori.

Occorre controvertire questa tenedenza oserei dire nefasta e deleteria, fallimentare: non si pensa neppure al fatto che se oggi il bilancio è in attivo perchè si sacrifica lo stato sociale, domani aumenteranno i costi sociali e gli oneri per la collettività in un modo esponenziale tale per cui la povertà dilagante e l'assenza di garanzie costituiranno gravami di tipo economico, sociale, culturale e civile.

Pensiamoci bene, sindaco Moratti.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo
In risposta al messaggio di Elena Urgnani inserito il 17 Lug 2007 - 16:09
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