.: Discussione: Come si vive la sicurezza a Milano

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 15 Ott 2010 - 21:01
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L'integrazione passa da processi di accompagnamento abitativo, lavorativo e scolastico!!!
NULLA il comune sta facendo in questo senso!

Riporto qui di seguito alcuni dei risultati positivi di "4 gatti" di cittadini milanesi.... cosa avrebbe potuto fare il COMUNE DI MILANO  con i 10 MILIONI DI EURO che ha sprecato in inutili sgomberi?

Il Comune di Milano ha speso una cifra enorme per non risolvere niente!!
La società civile, invece, dimostra nei fatti che con poco si può eliminare questa sacca di emarginazione!!
A MILANO VOGLIAMO FATTI CONCRETI DA PARTE DEL COMUNE, NON AZIONI IDEOLOGICHE INUTILI E DISUMANE, CHE CERCANO SOLO DI FOMENTARE L'INTOLLERANZA ETNICA E MANTENERE ELEVATA LA PERCEZIONE DI "INSICUREZZA" TRA I CITTADINI.

Cari milanesi che votate PDL e De Corato perché sentite vivo il problema della sicurezza,
non vi siete ancora accorti di quanto le vostre paure vengono strumentalizzate???
... del resto è una vecchia tecnica della mala-politica: fingere di voler risolvere un problema, ma in realtà agire in modo da preservarlo nel tempo, sbandierando interventi e azioni del tutto inefficaci anche se "roboanti e scenografiche"...
in questo modo quei politici che non hanno saputo risolvere il problema si giustificano dietro alle solite scuse: troppo poco tempo per risolvere un problema complesso (ma il centro destra è da 20 anni al governo di Milano e della Regione!!)... e chiedono ai loro elettori di continuarli a votare, non per le loro capacità e per i loro rislutati, ma sulla fiducia che quello che non hanno voluto fare, sappiano (e voglian) farlo nel corso del nuovo mandato....


Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Facebook: Antonella Fachin
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Solidarietà
Rom, un cerchio intorno a loro
Un “mosaico” di storie di accoglienza e di ospitalità nate dalla generosità di parrocchie, famiglie, maestre, volontari e associazioni
Fare clic con il pulsante destro del mouse qui per scaricare le immagini. Per motivi di riservatezza, il download automatico dell'immagine da Internet non è stato eseguito.
14.10.2010
di Silvio MENGOTTO

In questi ultimi anni attorno ai rom di Milano è cresciuta una rete di presenze formata da parrocchie, famiglie, maestre, volontari, associazioni e cittadini, quale segno concreto di vicinanza e accompagnamento.
Numerose, in particolare, le esperienze di sostegno scolastico dei bambini rom nonostante i ripetuti sgomberi. Racconta Flaviana Robbiati, maestra elementare che ha ospitato una bambina rom con la madre: «Alcuni nostri alunni rom vivono in casa, altri sono temporaneamente ospiti in un capannone messo a disposizione dal sindaco di Segrate, una famiglia è ospite di una parrocchia».
Come molti altri parroci, anche don Marco Recalcati, dopo lo sgombero del campo abusivo di via S. Dionigi, per diverse notti ha ospitato alcuni uomini rom nella chiesa di San Giorgio alle ferriere, a Sesto San Giovanni. Oggi le Caritas di Sesto e Cinisello propongono alle istituzioni cammini integrativi della popolazione rom. Ogni domenica i volontari della Comunità di S. Egidio accompagnano i bambini rom presso lo spogliatoio di una società sportiva del quartiere per lavarsi e indossare vestiti puliti.
Un gruppo di Acquisto Solidale di via Feltre da mesi organizza una merenda fuori dalla scuola «Due volte alla settimana per i bambini rom, ma anche per tutti quelli che vogliono - spiega ancora Flaviana Robbiati -. È un’occasione per avvicinarsi e scoprire che siamo un po’ diversi, ma anche “molto uguali”. I genitori hanno organizzato anche un corso di teatro aperto a tutti i bambini».
L’inverno scorso è stato durissimo, sia per il gelo, sia per gli sgomberi. «Lo sforzo di far venire i bambini a scuola da parte delle famiglie rom è stato enorme - continua la maestra –. Spesso andavamo a prenderli al campo. Altre volte si fermavano a dormire a casa dei compagni o delle maestre».
Dopo lo sgombero di via Rubattino, Anna Cossovich ha conosciuto i bambini e le loro mamme: «Hanno avuto dei nomi e delle facce, hanno raccontato le loro storie crude e io, insieme ad altre famiglie, abbiamo fatto cerchio intorno a loro». Anna ha conosciuto una bambina «che viveva insieme a tanti altri, nel fango e al buio di un campo abusivo, ma che non ha mai saltato un giorno di scuola nonostante i numerosi sgomberi. Ora la bimba ha una casa, i suoi genitori stanno imparando un lavoro che darà loro la possibilità di mantenersi, potrà continuare ad andare a scuola, forse i suoi fratellini andranno all’asilo. Durante l’estate questa bimba è partita con me e la mia famiglia per la montagna, perché ormai è di casa da noi, ha fatto il suo primo pic-nic e la sua prima gita sulla barca al lago, è la compagna di giochi, di studi e di storie della mia bambina».
Guido Maffioli, papà milanese di tre bambini in età scolare, ha conosciuto Florin, un papà rom con tre figli anche loro provenienti dallo sgombero di via Rubattino. «Florin e la sua famiglia - dice - sono stati ospiti prima da don Piero Cecchi, parroco in via Padova; poi hanno trovato una vera casa in affitto, con l’aiuto degli scout di zona. Florin ha trovato un lavoro regolare con cui sostenere la spesa. Una borsa-lavoro sta dando una preziosa opportunità anche al suo figlio maggiore. Ci sono bimbi rom che hanno trascorso insieme alle famiglie dei propri compagni di classe le prime vacanze fuori dal campo».
Al campo rom di Segrate, dove sono arrivate le famiglie sgomberate da via Rubattino, Paola Binni ha conosciuto Alina e i suoi quattro figli. «Alina è una donna rom molto coraggiosa, determinata a integrarsi nella vita milanese per dare ai suoi figli una vita degna di essere vissuta. L’ho assunta per fare le pulizie, uscendo serenamente mentre lei rendeva lucidi i pavimenti. Insieme ai genitori e insegnanti della scuola elementare del quartiere e alla Comunità di S. Egidio, abbiamo deciso di aiutare Alina a trovare una casa per non dover affrontare un nuovo inverno al freddo e al gelo. Noi come gruppo di volontari siamo diventati garanti del contratto d’affitto, certi che tra un anno Alina e suo marito Sandu possano adempiere al pagamento delle spese necessarie. Per noi è una piccola spesa in confronto a “tutto quello che ci possiamo permettere”; per loro è la felicità di poter vivere finalmente una vita decorosa».
Da un anno Alberto Proietti ha conosciuto genitori, insegnanti, volontari di associazioni e cooperative sociali, scoprendo «molte cose sui rom e su Milano». «Personalmente - dice Alberto - ho seguito la vicenda di una famiglia rom con tre figli che dopo aver vagato in vari “campi” ha avuto la possibilità di iniziare un percorso di inserimento sociale: hanno trovato una sistemazione in un appartamento e in pochi mesi, grazie a delle borse lavoro, i due genitori hanno cominciato a lavorare rispondendo egregiamente alle richieste loro fatte».
A Milano, in via Bezzecca 3, è sorto “Taive” (che in lingua rom significa filo), un laboratorio di piccola stireria e sartoria che dà lavoro e integrazione a otto donne rom. Un nuovo progetto realizzato da Caritas in collaborazione con Cooperativa Intrecci.
Stefano Pasta
In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 19 Lug 2010 - 09:01
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