.: Discussione: PERCHE' non rendere le Colonne un'AGORA' pubblica?

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 22 Giu 2007 - 11:42
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Caro Paolo,
sapevo che prima o poi ci saremo intesi ;-) Quando si instaura il dialogo si conseguono sintonie interessanti e positive. Anche questo è PartecipaMI.
Tu dici riguardo alle periferie in rapporto al centro: "la sua monumentalità di fronte alla tristezza di alcuni luoghi appena fuori le"mura" dei bastioni".
E' chiaro che il centro, quello perimetrato dai Bastioni, è esteticamente più interessante, coinvolgente, sono luoghi interessanti, umani, costruiti a misura di persona e non per un lucraggio eterodiretto da una speculazione costruttivistica fine a se stessa. E' chiaro che l'espansione delle periferie sia avvenuta secondo criteri di edificazione scellerata, senza una programmazione primaria urbanistica e ambientale armonica e armoniosa, come avviene, soprattutto negli ultimi decenni, a Tokyo, città megalopoli giapponese dove i nuovi insediamenti riprendono le strutture edilizie e urbane tipiche dell'antichità nipponica. Io penso che sia necessario riscoprire la nostra tradizione urbanistica italiana, quella rinascimentale, che è venuta sempre meno in interventi di edificazione invasivi e distruttivi, come è successo sotto il fascismo, prima, sotto lo sviluppo economico dell'era aurea degli anni sessanta, le "case minime", ossia comprensori edilizi alienanti e spersonalizzanti, dove il cemento soffocava un contesto urbano dove esisteva un equilibrio perfetto tra natura, uomo, servizi sociali e residenze, sotto l'era post moderna dove grattaceli sembrano essere gli elementi principali e precipui del costruttivismo assoluto di una Babele senza senso e immane. Da qui nascono i non luoghi, come tu giustamente dici. Ma questi non luoghi non possono, a parere del sottoscritto, lasciati andare a sè stessi, in una deriva sempre maggiormente emarginatrice da un contesto civile e di aggregazione umana e sociale: devono essere arricchiti, certo non distrutti (anche se certi quartieri potrebbero essere riqualificati pensando di intervenire con progetti che siano anche radicali, dato l'orrorre insostenibile dell'impatto visivo e urbanistico e dato anche il fatto che un non luogo spersonalizzante crea situazioni psicologiche di grave squilibrio negli abitanti - si veda a proposito le statistiche dei sucidi presenti nelle zone di estrema periferia e casi psicologici gravi di alcuni abitanti e residenti in questi contesti presenti). Occorre propendere per un'offerta culturale, ossia creare delle piazze, dei cortili che non siano, come avviene oggi in molti insediamenti popolari, luoghi di conflitto esemplificativi della solitudine che la moltitudine dei residenti vive quotidianamente, nell'angoscia e nella paura dell'altro, del diverso, nella difesa del proprio io particolare, nella propria condizione di precarietà esistenziale, di sofferenza non visibile e non comunicabile, di frustrazione, di assenza delle istituzioni, appunto, ma, bensì, luoghi di opportunità di aggregazione e di conoscenza della cultura, della storia, della propria storia civica, passata, presente e futura. Ho riportato l'esempio dell'iniziativa promossa da Esterni a ponte Lambro: iniziativa che oserei dire elogiabile e assolutamente interessante, quest'anno nella sua prima realizzazione ed edizione, possiamo dire. Io penso che otterrà risultati importanti: è da sostenere chiaramente con tutta la nostra forza e volontà. Ma perchè il Comune non ha provveduto lui medesimo, con l'assessorato alla cultura, guidato da Sgarbi, a promuovere una simile iniziativa nelle periferie della grande città? Il Comune, come dicevo è assente e risponde solamente alle questioni che riguardano la convivenza civile a fatti già avvenuti: avete fatto bene a gridare a Decorato per la sua totale assenza e per la mancanza di provvedimenti sul caso delle Colonne. Ma è, ormai, costante di un'amministrazione che non ha programmi per la città, abbandonando la cittadinanza ai propri destini, con forme diverse di reazione, da parte di quest'ultima, che vanno dal bivacco generalizzato e odioso, vuoto, delle Colonne, a fenomeni di microcriminalità e di devianza grave nei contesti periferici e più estremi, dove l'assenza di ogni presenza di istituzione e di servizio è più radicata e percepibile.
Rilanciamo Milano come la città delle culture vive, delle arti diffuse, delle arti popolari, delle arti che si radicano, che si contaminano, dei liberi accessi alle medesimi, della libertà di espressione. Facciamolo, conviene a tutte e a tutti. Ma io attendo risposte, come ho più volte scritto e detto, ma queste non vedo giungere, se non tramite il carattere suppletivo degli interventi che l'associazionismo privato promuove, basandosi sulle proprie disponibilità e risorse umane, sulla volontaria azione dei suoi sostenitori.

Attendere ancora è una richiesta non più sostenibile.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo
In risposta al messaggio di Paolo Ramella inserito il 22 Giu 2007 - 08:03
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