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.: Il Blog di Giancarlo Pagliarini
Lunedì, 4 Giugno, 2007 - 14:39

Bravo Governatore! Ma manca il federalismo

L'Opinione
Edizione 115 del 01-06-2007
Le Considerazioni di Draghi

Bravo Governatore! Ma manca il federalismo
di Giancarlo Pagliarini

Le “considerazioni finali” che il Governatore Draghi ha letto ieri mattina meriterebbero di essere pubblicate integralmente. Cercano, più che in passato, di rappresentare il “quadro fedele” della situazione del paese. Mancano alcune informazioni e su alcuni punti io non sono per niente d’accordo, ma quel testo rappresenta comunque un concentrato di eleganza, coraggio e intelligenza. Ecco una breve sintesi dei punti più significativi, tra i tanti ricordati dal Governatore. 1. Principio di collegialità. Il nuovo statuto della Banca d’Italia adesso stabilisce il principio della collegialità per i provvedimenti che hanno rilevanza esterna. E’ stata uno dei primi cambiamenti dell’era Draghi, e rimane uno di quelli che io ho più apprezzato. 2. I padroni della Banca d’Italia. Il Governatore ha ricordato che gli azionisti della Banca d’Italia, che sono poi le stesse banche soggette al suo controllo, non hanno mai influito sull’autonomia delle decisioni del Governatore e del direttorio. Tuttavia, giustamente, ha ricordato che l’attuale struttura è obsoleta.

Dunque presto ci saranno delle novità, di cui non possiamo che rallegrarci. 3. Il mondo corre. Draghi ha ricordato che nel 2006 l’economia mondiale è cresciuta del 5,4%: il ritmo più alto da oltre 30 anni. La crescita dell’Italia è “largamente di natura ciclica” e resta tra le più basse dell’area dell’euro, dell’UE e del mondo. Opportunamente il Governatore ha ricordato che “la produttività del lavoro è diminuita in tutti i settori….i divari indicano un ritardo nell’adeguamento del sistema produttivo italiano ai mutamenti del contesto tecnologico e competitivo”. Infatti, questo lo ricordo io, nella classifica di competitività del word economic forum la nostra continua ad essere una posizione di coda che peggiore ogni anno. 4. La consegna del silenzio. Ho già scritto su l’Opinone che sulla necessita di una forte riforma federale mi sembra ci sia quasi una consegna del silenzio. Il Governatore si limita a scrivere che “la trasformazione produttiva è ostacolata da un contesto istituzionale che rimane carente”. Avrei letto con piacere qualche considerazione tecnica (non politica) sul freno allo sviluppo del paese rappresentato dalla onnipresenza dello Stato e dal connesso assistenzialismo che continua ad impedire investimenti in ricerca, sviluppo, nuove tecnologie e nuovi prodotti. 5. Cinque interventi strutturali.

Ciò premesso, il Governatore segnala cinque aree di intervento a suo giudizio di particolare rilievo ai fini della crescita dell’economia : 1) l’istruzione, 2) il grado di concorrenza dei servizi pubblici e privati, 3) le manchevolezze della giustizia civile, 4) l’informazione e 5) il nodo delle infrastrutture, per le quali suggerisce che “nell’interesse generale, occorre riflettere sui casi in cui è opportuno, trascorso un tempo definito, svincolare l’azione del governo centrale dall’obbligo di assenso degli enti regionali e locali interessati”. Peccato che non c’è più Gianfranco Miglio: mi immagino i commenti del profesur. Sono certo che leggeremo presto e con molto interesse quelli di Gilberto Oneto. 6. Debito di 27.000 euro? Magari! Draghi ci ricorda anche che “alla fine del 2006 il debito pubblico aveva raggiunto 1.575 miliardi, quasi 27 mila euro per ogni cittadino”. Magari fossero “solo” 27 mila. Il Governatore non ha voluto considerare il valore attuale del debito per le pensioni già maturate. Se un lavoratore ha versato i contributi sociali tutta la vita, finché campa ha il diritto di incassare la pensione. Giusto? Dunque lui ha un credito. Ma se lui ha un credito, qualcuno ha un debito. Questo qualcuno sono i giovani, sono le generazioni future, sulle cui spalle questo Stato ha deciso di trasferire non solo il debito pubblico finanziario, i 1.575 miliardi di Euro ricordati da Draghi, ma anche il debito pensionistico. I due debiti hanno la stessa, identica natura: sono lo specchio del nostro egoismo e della nostra mancanza di equità economica tra generazioni. Il “present value”, il valore attualizzato del debito per le pensioni già maturate, molto mal contato è di poco meno di 3 mila miliardi di euro, che vanno aggiunti ai 1.575 miliardi di debito pubblico finanziario. Dunque il debito dei bimbi che nascono oggi non è di “soli” 27 mila euro (magari!), ma di circa 75 mila.

7. Old age dependency ratio. In realtà il Governatore queste cose le sa benissimo, e in filigrana ce le ricorda quando scrive “nel 2005 vi erano 42 ultrasessantenni per ogni 100 cittadini in età da lavoro: ve ne saranno 53 nel 2020 e 83 nel 2040”. Chi ha orecchie per intendere intenda. Il guaio è che i rappresentanti della “Casta” (mi riferisco al bel libro di Rizzo e Stella) non guardano oltre uno o due anni. Questi numeri drammatici erano in un allegato dello studio di Wim Kok (anno 2003) su come l’UE si muove per rispettare gli obiettivi di Lisbona. Ebbene, i numeri di quell’allegato, intitolato “old age dependency ratio” non erano commentati in nessuna parte del testo. Altra consegna del silenzio imposta dalla “Casta”, ed ha fatto bene il Governatore ad inserirli nelle sue considerazioni finali. 8. Dal 1994 non è cambiato niente. Un altro punto valido e coraggioso della relazione del governatore è questo. Scrive che il debito pubblico “è salito per trent’anni, dal 32 per cento del 1964 al 121 per cento del 1994; è sceso di 18 punti tra il 1994 e il 2004; da allora è tornato ad aumentare. Senza vendite di attività e operazioni di ristrutturazione del passivo, oggi il rapporto tra debito e prodotto sarebbe circa lo stesso del 1994”. Un modo molto elegante per dire che in tutti questi anni la “Casta” ha solo tirato a campare, ma non c’è stato nessun risanamento. Nessun miglioramento. E voglio ricordare che nel 1992 per pagare le pensioni in governo aveva dovuto intervenire sui nostri conti correnti.

9. La vera pressione fiscale. L’avrò già spiegato e denunciato un migliaio di volte: l’ISTAT quando misura il PIL considera anche, giustamente, l’economia sommersa. Questo significa che la vera pressione fiscale non è del 42 per cento ufficiale, perché nel cento (che è il PIL, il prodotto interno lordo) c’è una significativa fetta di evasione fiscale. Dunque quelli che pagano le tasse non sono 42 su 100 ma circa 42 su 80: più del 50 per cento. Più della Svezia. Dunque ha fatto bene il Governatore a scrivere “A causa del peso dell’evasione, che resta forte nonostante qualche primo segno di recupero di getto, la differenza tra l’Italia e il resto d’Europa è maggiore se si guarda al prelievo sui contribuenti fiscalmente onesti”. 10. Un altro paese. Nelle “considerazioni” ci sono tantissimi altri punti interessanti, ma finisco la mia breve sintesi con questa citazione: “Un sistema finanziario moderno non tollera commistioni tra politica a banche”. La separazione sia netta: entrambe ne verranno rafforzate.” Sono d’accordissimo, al punto che in questi giorni al Comune di Milano è in discussione una mia mozione intitolata “Partiti politici o uffici di collocamento?”. Ma purtroppo, guardando qualche nome inserito nel “consiglio di sorveglianza” previsto dal nuovo sistema duale di una delle nuove grandi banche italiane, ho paura che la “Casta” non abbia nessuna voglia di fare passi indietro nemmeno in questo campo.

Caro Consigliere Pagliarini,

sono lieto di leggerla su questo forum, qualità rarissima per i Consiglieri milanesi, inoltre la leggo come sempre molto volentieri per il suo pacato e fresco argomentare che è una sintesi di chiarezza e lucidità, e di onestà intellettuale, rare virtù di questi tempi dove l'affabulazione, il conflito d'interessi  e la grettezza vanno per la maggiore, insieme al pelo sullo stomaco dei politici, mentre il suo è uno stimolo alla riflessione e all'approfondimento della materia.

Tuttavia il suo scritto rientra a far parte a pieno titolo tra quelli dell'ideologia economico-sociale drogata da una disattenzione atavica, una carenza intelettuale storica, quella di non voler ammettere una stortura politica e amministrativa tutta italiana, quella di non essere mai stati capaci di immaginare prima, e separare poi, i conti dello Stato dell'assistenza da quelli della previdenza, atto che sarebbe stato invece culturalmente virtuoso, un peccato originale che falsa irrimediabilmente i conti dello Stato, che è la costante grave manchevolezza di una corrente di pensiero irrimediabilmente viziata dall'errore culturale primordiale.

Se si fosse così onesti di riconoscere l'errore che altri paesi civili d'Europa non fanno, non si avrebbe poi più il coraggio di tartassare i pensionati per colpe che non hanno, sviluppando la capacità di ascolto dei drammi sociali che oggi è carente in tutta la classe politica italiana sorda e cinica.

Per inciso, le do atto che il suo pensiero è distante lo spessore di un capello da quello di Prodi-Padoa Schioppa, anch'essi con lo stesso "peccato originale" a macchiare la scarsa coscienza sociale, e mi meraviglio che la sua allocazione politica non si sia già più appropriatamente manifestata con un abbraccio forte e sincero con lo schieramento di centrosinistra col quale condivide molto del suo pensiero.

Sul Federalismo fiscale siamo tutti d'accordo, mi consenta però su questo punto, il più importante, di schiacciare l'acceleratore: perchè porti come Genova devono mendicare risorse a Roma per rinnovare ed adeguare all'economia globale lo sviluppo dei moli quando generano all'erario redditi (dazi e IVA) da capogiro? (Lo stesso vale per la nostra bistrattata Malpensa dove il settore merci di Cargo City sta prendendo letteralmente il volo, mentre gli investimenti infrastrutturali di acesso su ferro-ruota sono la vergogna lombarda degli ultimi 20 anni, sosanzialmente per mancanza di quattrini!).

Poi vorrei capire perchè i conti pubblici vengono vessati da un anacronismo oramai antistorico come i favori milionari alle Regioni a Statuto Speciale. E le altre Regioni? Sono esse forse figle di un Dio Minore? Una coppia che si sposa a Bolzano e a Pavia o Lecco, o Genova ha opportunità sociali molto diverse, ma chi paga per questo? E perchè?

Poi c'è il capitolo "pensioni d'oro" e lo spreco di efficienza della macchina INPS dai costi esorbitanti che nessuno ha il coraggio di denunciare e riformare, tuttavia la punta dell'iceberg dello sconcio-pensioni rimane proprio la Banca D'Italia con le sue pensioni d'oro, ma nessuno dei suoi Governatori pro-tempore, facili "grilli parlanti", pare essersene mai accorto sopratutto per interesse personale, in conflitto d'interessi palese, una comica tragica e vergognosa tutta italiana e ineguagliabile per i suoi ben noti risvolti morali.

Ci sarebbe altro da dire e da mettere nel conto, come i costi stratosferici inutli della politica, ma per non annoiare mi fermo qui, è già abbastanza per pretendere maggiore profondità di argomenti ed equità culurale sul problema pensioni, nel quale in pochi hanno voglia di cimentarsi sgombri da ideologie.

E dopo tutto questo si ha ancora il coraggio di sostenere i tagli alle pensioni mettendo la croce o facendo sorgere insani sensi di colpa in una categoria disagiata come i pensionati attuali e prossimi venturi, cioè tutti noi cittadini chiamati a pagare sulla nostra pelle?

Stop alle aggressioni Consigliere Pagliarini, perchè se esse sono intelligenti e pacate come la sua fanno ancora più male all'etica e alla morale del cittadino qualunque.

Enrico Vigo

Commento di Enrico Vigo inserito Dom, 10/06/2007 20:10

....Ciò premesso, il Governatore segnala cinque aree di intervento a suo giudizio di particolare rilievo ai fini della crescita dell’economia : 1) l’istruzione, 2) il grado di concorrenza dei servizi pubblici e privati, 3) le manchevolezze della giustizia civile, 4) l’informazione e 5) il nodo delle infrastrutture, per le quali suggerisce che “nell’interesse generale, occorre riflettere sui casi in cui è opportuno, trascorso un tempo definito, svincolare l’azione del governo centrale dall’obbligo di assenso degli enti regionali e locali interessati”. Peccato che non c’è più Gianfranco Miglio: mi immagino i commenti del profesur. Sono certo che leggeremo presto e con molto interesse quelli di Gilberto Oneto. 6. Debito di 27.000 euro? Magari! Draghi ci ricorda anche che “alla fine del 2006 il debito pubblico aveva raggiunto 1.575 miliardi, quasi 27 mila euro per ogni cittadino”. Magari fossero “solo” 27 mila. Il Governatore non ha voluto considerare il valore attuale del debito per le pensioni già maturate. Se un lavoratore ha versato i contributi sociali tutta la vita, finché campa ha il diritto di incassare la pensione. Giusto? Dunque lui ha un credito. Ma se lui ha un credito, qualcuno ha un debito. Questo qualcuno sono i giovani, sono le generazioni future, sulle cui spalle questo Stato ha deciso di trasferire non solo il debito pubblico finanziario, i 1.575 miliardi di Euro ricordati da Draghi, ma anche il debito pensionistico. I due debiti hanno la stessa, identica natura: sono lo specchio del nostro egoismo e della nostra mancanza di equità economica tra generazioni. Il “present value”, il valore attualizzato del debito per le pensioni già maturate, molto mal contato è di poco meno di 3 mila miliardi di euro, che vanno aggiunti ai 1.575...

 

 

Giusto ? No direi di no.Il cittadino ha un credito nei confronti dello Stato cui ha versato i contributi ,,,.

Di quali figli si parli non riesco a comprendere poichè è all'evidenza che nessuno ha figli o se li ha ben difficilmente superano il numero di uno e magari all'alba dei 40 anni . Tali ipotetici figli inoltre lavorano da precari .

Non penso che nessuno abbia intenzione di favorire alcun figlio ..poichè il grave problema che si pone è il pagamento delle pensioni  per la generazione di mezza età ..quella nata tra gli anni 50 e 60 ... 

A me non interessa nulla dell'equità tra generazioni bensì mi interessa avere la mia pensione .

Allo Stato penso interessi sostenere i consumi ..non so come farà ..o meglio come faremo .

Concordo con l'analisi di tale Vigo..anche se a mio avviso sbaglia nell'individuare il relatore in area di Centro sinistra.

Siamo nella chiara ipotesi  di pensiero da liberismo puro ..ossia vince il più forte ..una sorta di regola della giungla ..dove si spinge nel trovare la soluzione di distorsioni fiscali nell'assistenzialismo ..mentre è noto che abbiamo uno dei Welfare più inefficaci del mondo .

Il Signore è rimasto ai tempi dell'assistenzialismo e nulla dice riguardo a COME fare ad introitare gettiti in evasione . 

Quando si cita la Svezia si dovrebbe anche riferirsi ai livelli di garantigie da Welfare messe in atto ..e non soltanto riferirsi alla cassa .

 Un sistema di chiara  ingiustizia fiscale non può trovare soluzioni teoriche in un liberal pensiero dedotto a casaccio ..

queste cose le diceva Maria Antonietta.

 

 Grazie .

       

 

 

 

 

 

 

Commento di Elisabetta Patti inserito Mer, 13/06/2007 20:03

“Partiti politici o uffici di collocamento?”. Ma purtroppo, guardando qualche nome inserito nel “consiglio di sorveglianza” previsto dal nuovo sistema duale di una delle nuove grandi banche italiane, ho paura che la “Casta” non abbia nessuna voglia di fare passi indietro nemmeno in questo campo.

 

Le dizioni usate dal Consigliere  sono desuete e sbagliate ...non esiste più e da anni alcun Ufficio di collocamento nè tantomeno assistenzialismo ..

L'unico assistenzialismo pregnante è quello dei vari trasferimenti monetari dati a Confindustria ed associati e/o alle varie Banche.

Un altro assistenzialismo più che gravoso ed inefficace è inserire persone inutili in posti utili.

Vanno introdotti requisiti d'accesso gli stessi previsti  nella Società civile e finanche in Fiat o in Parmalat ..a nessuno interessa chi sono i figli di chi ..e che problemi hanno ...interessa la capacità manageriale .

Non si fa giocare i figli con i posti di lavoro degli altri.

I miei complimenti alla lista Dario Fo per l'ennesimo esposto alla Magistratura volto a rilevare come mai ed in cambio di cosa esistono "consulenti".

Un grande saluto .   

 

     

 

Commento di Elisabetta Patti inserito Mer, 13/06/2007 20:25
GLI EDITORIALI DI ANTONELLO DE PIERRO DIRETTORE DI ITALYMEDIA.IT
Finalmente liberi!
di Antonello De Pierro
Era ora! La legge che pone fine all’obbligatorietà del servizio di leva è finalmente una realtà. Termina così la girandola di amarezze e delusioni che la stragrande maggioranza dei nostri giovani, chiamati ad assolvere gli obblighi di leva, è stata da sempre costretta ad incassare, perdendone abbondantemente il conto. Il festival dell’ingiustizia, delle assegnazioni e dei trasferimenti incredibili, decisi al tavolo delle raccomandazioni e dei clientelismi, senza nessuna logica o pudore di sorta: soldati spediti da Palermo a Udine, braccia “rapite” dallo Stato a famiglie bisognose, e rampolli privilegiati, parcheggiati nell’ufficio dietro casa. Il Rubicone della vergogna, attraversato sfacciatamente dai burattinai degli uffici di leva e delle caserme, muovendo inesorabilmente i fili del destino di ragazzi impotenti, spesso sacrificati sull’altare di frustrazioni personali dei superiori, finalmente sta per prosciugarsi. La “pacchia” dei graduati, abilissimi nel sottomettere giovani inermi, facendosi scudo con le opinabilissime leggi militari, che schiacciano, marciandoci sopra con i cingoli, la loro dignità, inizia a intravedere il tramonto. Chi pulirà le caserme, i “cessi” putridi e puzzolenti, le stanze e gli uffici degli ufficiali e dei “marescialloni” spocchiosi? Chi spazzerà i cortili per ore, spettacolo preferito dalle pupille dei graduati, attenti affinché venisse raccolta anche la “cicca” più minuscola (ottimo esercizio per chi avesse voluto impiegarsi come operatore ecologico al termine del servizio di leva, ma perfettamente inutile per la formazione di un soldato)?Chi impartirà lezioni gratuite di latino, greco, matematica o fisica ai figli “somari” di colonnelli e generali, quando il ragazzo laureato preferirà affrettassi a trovare qualche spiraglio nel muro di gomma del mondo del lavoro, piuttosto che seppellire un anno della sua vita nello squallido grigiore di una caserma? Particolarmente difficile appare in questi giorni penetrare quel guscio di riservatezza, che protegge come un’armatura l’universo militare dal mondo dei civili. Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ha dribblato con sorprendente abilità la richiesta di un’intervista da parte del nostro giornale. Ma noi, che non amiamo assolutamente mettere il morso alla nostra inarrestabile voglia di verità, non possiamo sorvolare su gravi episodi legati alla moritura “naja”, nutrendoci al banco della nostra esperienza diretta, dove troviamo ricordi che ancora passeggiano vivi nella nostra memoria. Come possiamo non toglierci il sassolino dalla scarpa, foderandoci gli occhi con il prosciutto, di fronte alla verità che preme per scivolare tra le righe di un foglio provvisorio di giornale? Per ognuno un film lungo un anno e con all’incirca lo stesso copione, fatto di angherie, soprusi, arbitrarie privazioni della libertà personale. Un anno trascorso vivendo di nulla ai margini del nulla, con la rassegnazione pronta a spegnere immediatamente qualsivoglia ruggito di vitalità. Finalmente si volta pagina. Agli occhi di chi scrive la memoria mette a fuoco fotogrammi spaventosi. Ragazzi avviluppati dalla spirale del sistema militare, privati della volontà, della dignità stessa di esseri umani, ridotte a puro sussurro. Costretti a subire turpiloqui e ingiurie a più non posso, senza la possibilità di reagire; a mangiare con le mani e ad elemosinare un bicchiere d’acqua nella desolazione dell’Ospedale Militare di Firenze; a dormire con cinque coperte e cinque maglioni in gelide camerate senza riscaldamento (naturalmente nelle camere confortevoli degli ufficiali il caldo era insopportabile); a subire incredibili atti di “nonnismo”, a fare flessioni sulle braccia, portando il naso a due dita da una nauseante quantità di “merda”, troneggiante in bella mostra sul biancore di una “turca”. E molto altro congelato nei file mnemonici degli sventurati protagonisti. Spesso qualcuno più debole non ha retto e ha deciso di chiudere i conti con la vita prima del congedo. Con sorprendente rapidità, sugli scandali sanguinolenti, è sceso sempre puntualmente il velo del silenzio e dell’omertà.
Tutto ciò sarà presto finito. Finalmente!
Commento di Utente non registrato inserito Dom, 01/07/2007 14:58