.: Discussione: Le bici e i marciapiedi: la convivenza è possibile

Opzioni visualizzazione messaggi

Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:

Alessandro Rizzo

:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0
Quanto condividi questo messaggio?





Inserito da Alessandro Rizzo il 29 Maggio 2007 - 01:17
accedi per inviare commenti
Lo trovo importante, come progetto di legge: una proposta che calza a pennello con la discussione del thread avviato. E su cui occorre rivolgere le nostre attenzioni per renderla oggetto di discussione nelle varie sedi istituzionali e sociali ciclistiche.

Scusa Eugenio se lo propongo io, essendo vostra la proposta di legge: ma la trovo veramente importante per la nostra discussione e come punto di riflessione e di partenza. Perchè andare in bicicletta divenga la normalità e non l'eccezione.

Un caro saluto
Alessandro Rizzo




Tuteliamo chi sceglie la bici per andare al lavoro
Proposta di legge per il riconoscimento dell’infortunio in itinere
Proposta di legge FIAB 
Nell’ambito delle politiche a favore della mobilità sostenibile e, in particolare, dell’incentivazione dell’uso della bicicletta, all’art. 12 del decreto legislativo n. 38 del 23/2/2000, dopo la frase “L’assicurazione opera anche nel caso di utilizzo del mezzo di trasporto privato, purché necessitato” è aggiunto quanto segue: “L’uso della bicicletta è comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di possibile utilizzo del mezzo pubblico.”
Presentazione
L’art. 12 del D.Lgs. n. 38/2000 ha introdotto nella legislazione riguardante l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (testo unico) il cd. “infortunio in itinere”, già precedentemente riconosciuto sulla base di interpretazioni giurisprudenziali.
E’ tutelato l’infortunio, subito dal lavoratore assicurato, nel normale percorso dalla dimora abituale al lavoro e ritorno, sia che avvenga a piedi sia con mezzi pubblici. Per quanto riguarda il mezzo privato, invece, l'uso deve essere "necessitato" (così è quando ad es. quando non esistono mezzi pubblici, non coprono l'intero tragitto o gli orari non coincidono con quelli del lavoro, ecc.).
Di conseguenza la scelta della bicicletta per recarsi al lavoro è considerata alla stregua di qualsiasi altro mezzo privato (auto, motociclo) e, pur sussistendo tutti gli altri elementi previsti dalla legge, è respinta la domanda di indennizzo del ciclista che subisce un infortunio ma che avrebbe potuto usare il mezzo pubblico.
Ci sembra che l’uso della bicicletta sia da considerare socialmente utile e meritevole, alla stregua di quello del mezzo pubblico.
Chi sceglie la bicicletta per andare al lavoro va tutelato perché aiuta l’ambiente (non inquina non fa rumore, non consuma carburante, ecc.) e, se non usa l’auto, contribuisce a diminuire il traffico e la congestione urbana, se non usa il mezzo pubblico, contribuisce a rendere meno affollato il servizio.
Inoltre l’uso della bicicletta, in un certo qual senso, può essere “necessitato” da motivi personali ed economici importanti: il lavoratore risparmia l’abbonamento al mezzo pubblico, in molti tragitti è più veloce del mezzo pubblico - per il quale vanno considerate anche le attese, i ritardi, il disagio per l’affollamento- e fa pertanto risparmiare tempo ed inutile stress, permette anzi di svolgere un sano movimento (fisicamente e psicologicamente migliore che imbottigliarsi nel traffico con l’auto o accalcarsi in mezzi pubblici ormai ovunque, in molti casi, al limite della capienza).
Più in generale la FIAB ritiene che, nell’ambito delle politiche a favore della Mobilità Sostenibile debba rientrare a pieno titolo l’incentivazione della bicicletta e che, pertanto, sia necessario attivare, in ogni possibile ambito legislativo ed amministrativo, provvedimenti che ne promuovano e ne tutelino l’uso.
L'introduzione di una tutela assicurativa dell’uso della bicicletta nei tragitti lavorativi, se da una parte costituisce sostegno concreto, e per così dire "rafforzato", dell'utenza debole della strada, alla quale appartiene il ciclista, dall'altra induce ad una consapevolezza diffusa del problema della sicurezza di tali utenti anche da parte degli enti assicurativi pubblici che, come è noto, sono oggi istituzionalmente preposti non solo al risarcimento dei danni ma soprattutto alla prevenzione degli incidenti lavorativi.
Se, alla luce di tanti tragici fatti, il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro è ormai giustamente considerato una priorità politica, altrettanto si dovrebbe poter dire di quello della sicurezza stradale, dove politiche più incisive sono ormai inderogabili.
Maggiori informazioni e petizione on line nel sito FIAB:
In risposta al messaggio di Eugenio Galli inserito il 22 Maggio 2007 - 11:20
[ risposta precedente] [ torna al messaggio] [risposta successiva ]
[Torna alla lista dei messaggi]