.: Discussione: Le bici e i marciapiedi: la convivenza è possibile

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 26 Maggio 2007 - 13:42
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Caro Paolo,
è veramente incredibile che si governi la città a colpi di slogan. Ricordo un'intervista a Croci, l'assessore al traffico e ai trasporti, sul Corriere della Sera lo scorso novembre, in cui parlava di attivare da subito, sono passati ben 7 mesi, un piano, concordato con le zone, le circoscrizioni, i consigli di zona, è sempre comodo citare questi ultimi in quanto è utile a farsi pubblicità della propria magnanimità democratica concessoria, un piano per aumentare ed estendere le cosidette piste ciclabili a "stella", ossia comunicanti il centro con punti vari della periferia e viceversa. Era una boutade, dato che ancora non ho visto nulla di fatto concretamente. Ma la campagna elettorale sembra prosegua per l'amministrazione. L'unico provvedimento che è stato preso è questa ordinanza della vigilanza ubrana dove si invita a emettere sanzioni amministrative pecuniarie, 36 euro, come riportato dall'articolo del Corriere della Sera che il nostro Oliverio ha giustamente postato, per i ciclisti che marciano sui marcipiedi. Eugenio Galli, concordo con lui, chiede un intervento positivo a riguardo: esistono piste ciclabili che sono dimezzate, non completate, credo che siano la quasi totalità. Esistono marciapiedi che sono abbastanza grandi e che potrebbero, invece, nei percorsi possibili, ospitare una pista ciclabile, nelle due opzioni che sono riportate dal Regolamento del CdS:
- pista ciclabile contigua al marciapiede
- percorso pedonale e ciclabile

Io penso che occorra quanto meno verificare il criterio di applicazione di questa ordinanza, di misurare e calibrare, come in ogni contesto si usa fare, da quello prettamente processuale a quello più modesto di condominio, per esempio, la sussistenza o meno della probabile pericolosità che il mezzo possa arrecare. Esiste comunque una possibilità, legale, di convivenza tra pedoni e ciclisti. I dati, però, non sono allarmanti, ossia non esistono casistiche molteplici su fatti di sinistri effettuati dai ciclisti contro i passanti. Non ho sentito mai parlare di investimenti di pedoni da parte di una bicilcetta che sfrecciava sul marciapiedi.

Ma mi domando perchè punire i più deboli. Il Codice della Strada parla di utenza debole che ha necessità di avere delle direttive, delle normative, di varia natura e di vario genere, di delibere che provvedano ad assicurarne la sicurezza stradale: ma esiste anche, se leggete la mia ultima interrogazione, l'articolato del Codice della Strada, che addirittura predispone che il 10% minimo delle multe debba essere destinato a piani di educazione stradale e di prevenzione di sinistri pericolosi, soprattutto considerando le fasce cosidette deboli dell'utenza generale della strada.
Non è debole, per esempio, un ciclista che viene investito, e molti sono i casi, da un SUV, da un autocarro, oppure da una motocicletta? Non è debole un pedone che viene investito da un'automobile nonostante la presenza, spesso poco chiara, di strisce pedonali?

Ma cosa si provvede a disporre in termini di misure per la tutela di questi soggetti? Si cerca, giustamente scrive un lettore del Corriere della Sera sulla pagina locale tenuta da Schiavi, di mettere in conflitto persone e utenti che dovrebberoe ssere solidali nel sostenere un programma complessivo, generale, completo, universale di altra mobilità possibile.

Prendo un esempio, che a Milano è ancora direi utopico, ma che è attuato da alcune città europee che hanno attivato misure e disposizioni di intervento urbanistico serio e compiuto atte a garantire canali di mobilità altra e sostenibile. Lione e Bruxelles hanno aumentato non solo le cosidette "zone 30", ossia quelle in cui è previsto il limite di velocità per automobili a 30 Km/h, ma hanno costruito delle vere e proprie vie verdi, "green way", ossia delle strade che congiungono la periferia al centro totalmente pedonali, non accessibili alle autovetture, e facili da percorrere, con presenze di negozi che garantiscono servizi utili per il pedone e per il ciclista: è veramente un modo non solo di concepire la città come propria, e non alienata da soggetti motorizzati, a musra d'uomo e, soprattutto, ma anche restringente il pericolo di aumento di emissioni di anidiride carbonica e di polveri sottili.

Penso a una direttiva europea, ripresa nella mia interrogiazione sulla sicurezza stradale e sulla conoscenza di quale piano l'assessorato competente ha previsto di definire, se è stato definito, che invita le amministrazioni locali di provvedere a disporre delibere e norme che limitino la presenza di macchine e di automezzi di grossa cilindrata sui tratti preferenziali delle corsie stradali dove transitano i mezzi pubblici.

Non c'è bisogno, sottolineo, provvedere, anche se sarebbe cosa utile e giusta, ad ampliare le piste ciclabili, ma almeno predisporre i marciapiedi di corsie per i ciclisti contingue o frammiste, con funzionali segnaletiche per informare l'utenza debole, sottolineo debole, quindi da avvantaggiare nelle disposizioni da prendere sul tema della politica del traffico.

Che cosa si vuole fare, quindi? Vessare i più deboli e avvantaggiare l'uso dell'automobile privata?

E' una linea politica fallimentare e fortemente denunciabile, quella di sanzionare chi dovrebbe, invece, essere difeso e tutelato, tramite una normazione coerente e provvedimenti disciplinari amministrativi, dalle migliaia di infrazioni esistenti in materia di codice stradale e perpetrate da automobilisti indiscipllinati o da autotrasportatori poco attenti.

Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4
In risposta al messaggio di Paolo Ramella inserito il 23 Maggio 2007 - 14:50
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