.: Discussione: Una sede per le Giacche Verdi al Parco Lambro

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Gianluca Boari

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Inserito da Gianluca Boari il 22 Maggio 2007 - 10:30
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Ecco quanto apparso su onemoreblog.it in merito alla cacciata delle Giacche Verdi operata dall'amministrazione Penati. Da quanto segue si comprende meglio l'infamia di tale decisione derivata da pregiudizi politici senza badare agli interessi dei cittadini.


Come sbarazzarsi di otto cavalli e un pony e vivere felici. Ovvero, l'ennesima e triste storia di piccolo potere e piccole spartizioni, dove i contenuti e l'interesse dei cittadini sono dettagli trascurabili e trascurati. L'antefatto. Da qualche giorno Max Bruschi (consigliere d'opposizione in provincia di Milano) sta inondando le mailbox della stampa con comunicati stampa sempre più accorati sullo sfratto di tali Giacche Verdi dal parco dell'Idroscalo di Milano. Dalla lettura del sito e da un paio di telefonate scopro che si tratta di un'associazione di "volontari a cavallo per la protezione ambientale e civile", aggregata alla FISE e senza scopo di lucro. Fondata nel 1992, ha raggruppamenti in pressoché tutte le regioni italiane per oltre 12mila iscritti. Si occupano di "pattugliamento antisciacallaggio, ricerca dispersi, trasporto medicinali; nonché alle attività di protezione ambientale che spaziano dalla segnalazione delle discariche abusive, sino alla attività di pulitura di boschi, di argini o di alvei di fiumi". Al parco dell'Idroscalo fanno il "battesimo della sella" a grandi e bambini, si prestano per qualche po' di ippoterapia per i disabili e pattugliano in giro. Grazie a quest'ultima attività da anni la provincia di Milano li ospita nel parco, otto cavalli e un pony, e aggiunge pure un piccolo contributo di quattromila euro al mese.

Dal comunicato di Max Bruschi del 17 maggio: "Il Consiglio Provinciale ha deciso grazie ai voti del centrosinistra e alla blindatura da parte dell'Assessore Dioli di non discutere l'Odg Bruschi che chiedeva di evitare lo sfratto delle Giacche Verdi a cavallo dall'Idroscalo e di rinnovare loro la convenzione". «Una decisione grave, e immotivata la cocciutaggini dell'assessore - ci dice Bruschi al telefono -. E' inspiegabile che questa amministrazione prima rinnovi la convenzione (peraltro siglata ai tempi della Colli) per due anni di fila in termini entusiastici (definendo anzi il pattugliamento a cavallo "indispensabile" ai fini della sicurezza) e oggi la liquidi in tre righe, con tanto di proibizioni e ingiunzioni, senza spiegarne il motivo». Sul suo sito, Max arriva a definire il fatto "una sconcezza".

Ammetto di essere malfidente (in fondo si tratta sempre di politici, che siano di destra o di sinistra), ma in un primo momento l'impeto di Bruschi («ieri avevo il groppo in gola a vederli smontare») mi ha fatto supporre questioni di bottega. Mettici che l'equitazione è tradizionalmente di destra, mettici che il verde in "padania" è diventato un colore sospetto, ho deciso di indagare un po' sui volontari dell'idroscalo. Niente di niente. C'è la ragazza dell'ISEF, l'avvocato in pensione, un militante di Rifondazione e pure il batterista dei Camaleonti (ricordi Non c'è niente di nuovo, L'ora dell'amore e Applausi?), persone di ogni età ed estrazione, accomunate solo dall'amore per zoccoli e nitriti.

Uno dei protagonisti della storia è il "direttore centrale settore Idroscalo", tale Sergio Saladini, uno straordinario esempio di "inamovibile", esponente della sinistra ecologista passato (quasi) indenne da Colli a Penati, con trascorse dirigenze assortite, tipo "Progetto Sicurezza, Caccia e Pesca", "Lotta all'Usura", "Vicedirettore Generale", "Polizia Provinciale" (non siamo responsabili dell'inflazione di maiuscole, sono dei copia e incolla dal sito della Provincia). Poi trovi la direzione del "mensile online" Officina dell'ambiente (a margine: da vedere, è un'esperienza quasi mistica per gli appassionati di sites that suck, stai a vedere che anche questo prende i contributi), direttore sport della provincia, insomma una storia infinita di incarichi di ogni genere.

Il 28 dicembre Saladini scrive alle Giacche Verdi che per problemi di mancanza di fondi nel bilancio (i soldi se li sono spesi tutti per lo stipendio della corte di sestesi?) la loro concessione sarà rinnovata per soli tre mesi, ma che alla scadenza, una volta approvato il nuovo bilancio, "sarà nostra cura rinnovarla". Tre mesi dopo (14 marzo 2007), la tegola: Saladini avvisa che le attività delle Giacche Verdi all'Idroscalo devono cessare "su richiesta dell'assessore competente".

Che diavolo sarà successo? Il 4 aprile le Giacche Verdi scrivono al presidente himself, l'exprofessorediapptec-exassicurator Filippo Penati, ma ovviamente non ricevono risposta. Una settimana dopo (8 aprile) l'ultimo atto: la diffida dal proseguire le operazioni di pattugliamento nel parco, firmata da tale geometra Aldo Pedrazzini. Incredibile. Fino a tre mesi prima questi erano dei benemeriti che neanche le penne nere della gloriosa Julia, oggi vengono addirittura diffidati dal trottare nel parco.

Sempre più incuriosito, decido di chiamare l'assessora Irma Dioli da Pizzighettone, che a una lunga carriera di pasdaran della sinistra (due condanne passate in giudicato per violenza in manifestazione e resistenza a pubblico ufficiale) unisce la facilità nell'esborso pubblico per far contenti amici e parenti. L'esperienza di formare il numero dell'ufficio stampa di questa signora è un'esperienza quasi mistica che merita una digressione. Dopo qualche squillo risponde una centralinista che biascica una sigla incomprensibile, tu dici «scusi ho sbagliato numero, volevo parlare con l'ufficio stampa della provincia» e lei risponde, «no, aspetti, è qui!» e ti passa tale signora Prencipe, la quale ascolta con attenzione, con grande cortesia si dichiara incompetente e ti dice di chiamare il signor... Prencipe. Fanno già tre persone, a nostre spese. Il tutto per imbastire col signor Prencipe (ché l'assessora è troppo occupata) la conversazione surreale che provo a riportare.

Io: «C'è una ragione per cui la convenzione con le Giaccche Verdi non sarà rinnovata?»
Prencipe: «Non capisco il perché di questa polemica strumentale montata dall'opposizione. Come ha detto anche il presidente Penati in consiglio la convenzione non sarà rinnovata, l'ufficio sarà dato alla polizia provinciale e gli spazi riassegnati sulla base di un bando».
Io: «Si scusi, ma perché non sarà rinnovata?»
Prencipe: «Perché la convenzione è in scadenza e non sarà rinnovata».
Io: «Sì, capisco. Ma visto che l'opposizione sta facendo un cancan pazzesco su questa vicenda sostenendo che l'assessora Dioli ha imposto la decisione, volevo capire come mai».
Prencipe: «Non capisco le ragioni di questa polemica, la convenzione è in scadenza e non verrà rinnovata, tutto qua».
Io: «Ecco, certo, ma c'è una ragione precisa? Voglio dire non è che per caso c'è qualche vicinanza politica delle Giacche Verdi che le rende indigeste all'assessora?»
Prencipe: «Posso solo presumere una vicinanza ad AN e Forza Italia, ma non ne sono certo. Comunque la convenzione è in scadenza e non sarà rinnovata».

Fantastico no? Ammetto di non essere in grado di identificare con certezza il valore del servizio offerto dalle Giacche Verdi, anche se penso che in un parco qualche cacca di cavallo ci stia bene. Ma non è questo il punto. Questa vicenda è un esempio (piccolo, ma significativo) di come la pubblica amministrazione sia sempre meno interessata ai contenuti (cioè quel che è utile al pubblico) e compia le proprie scelte solo ed esclusivamente sulla base di motivazioni altre (cioè, diciamolo, di bottega). La provincia di Milano (molto riformista) da un lato assegna stipendi d'oro ad amici e parenti, fiumi di denaro pubblico per far suonare la chitarra a cento ragazzini per un giorno, si indebita senza ritegno per fare shopping di autostrade, e dall'altro taglia quattro soldi, tre assi di legno e un po' di prato a otto cavalli e un pony, certo più decorativi e utili di tanti dirigenti e boiardi tanto incompetenti quanto strapagati.
In risposta al messaggio di Gianluca Boari inserito il 20 Maggio 2007 - 15:45
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