.: Discussione: La sinistra a favore dei ROM a casa di altri

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Alberto Farina

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Inserito da Alberto Farina il 27 Apr 2007 - 08:09
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L’immagine che più mi resterà impressa della seduta del Consiglio di Zona dedicata alla presenza del gruppo di nomadi al Parco Lambro, presso il Ceas gestito da Don Colmegna, è quella dell’Assessore Moioli che deve lasciare l’aula consiliare scortato dagli agenti della Digos e dallo stesso Presidente Viola, a causa dell’atteggiamento non propriamente amichevole tenuto dall’ampio pubblico presente nel corso della riunione. Ma tale comportamento della cittadinanza intervenuta è stato la conseguenza della pesante campagna di disinformazione e di strumentalizzazione orchestrata dai partiti del centrodestra che ha avuto una notevole ricaduta sui quartieri adiacenti al parco, creando un clima di inutile esasperazione e di paure largamente infondate.


Ciò ha fatto sì che l’Assessore ai Servizi Sociali, nonostante i suoi appassionati interventi tesi a fare chiarezza e a spiegare la consistenza e la natura dell’intervento voluto dalla Giunta Comunale al Parco Lambro, non sia riuscito a convincere né la cittadinanza intervenuta né, tanto meno, i Consiglieri della Casa delle Libertà, nonostante essi appartengano al suo stesso schieramento politico. Ma, probabilmente, neanche la presenza del Sindaco Moratti avrebbe potuto persuadere un pubblico suggestionato dai fantasmi sapientemente creati da chi, sapendo di toccare un punto debole nel comune sentire dei cittadini, ha pensato di speculare su questa vicenda per ricavarne un facile consenso.


Un approccio più pacato e razionale alla vicenda avrebbe aiutato tutti a capire che presso il Ceas, come ribadito ripetutamente dall’Assessore, non vi è nessun campo nomadi, bensì solo una presenza temporanea del gruppo di settanta nomadi che aveva dovuto abbandonare l’insediamento autorizzato di Opera, a causa del clima di ostilità di parte della popolazione residente. La scelta del Ceas non è stata casuale, ma è avvenuta a ragion veduta, poiché tale struttura, che già accoglie persone portatrici di disagio a diversi livelli, è tale da poter permettere che la permanenza dei rom sia accompagnata da percorsi finalizzati ad un loro inserimento sociale e lavorativo. Dunque, se consideriamo l’esiguo numero dei rom, la natura temporanea della loro presenza e le finalità di integrazione dell’intervento attuato, siamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso da ciò che nella realtà e nell’immaginario collettivo è un campo nomadi. Ciò è anche dimostrato dal fatto che nessuno si sia accorto della presenza di questo gruppo di rom, che erano già arrivati al Ceas già il 10 febbraio, fino a quando, lo scorso 23 marzo, il Prefetto, su richiesta del Vicesindaco De Corato e degli Assessori Moioli e Verga, ha chiesto il sequestro dell’area inserita nei confini del Parco Lambro, adiacente al Ceas, allo scopo di rendere più vivibile la situazione dei rom lì ospitati, senza però mutare il carattere di transitorietà della loro presenza. E’ solo a questo punto che è scoppiata la canea da parte dei partiti di centrodestra che soni insorti non solo contro i rom e l’operato di Don Colmegna, ma anche contro una decisione della Giunta Comunale e contro la linea tenuta dal Sindaco e dall’Assessore ai Servizi Sociali sulla questione dei nomadi.


Siamo a questo punto di fronte ad un paradosso: una presenza del tutto innocua e di cui nessuno si era accorto, stante anche il fatto che la sede del Ceas, ai margini del Parco Lambro, è piuttosto isolata rispetto ai quartieri circostanti, all’improvviso diventa un problema non perché lo sia in sé, ma esclusivamente perché la logica pregiudizialmente negativa nei confronti dei nomadi sposata dai livelli zonali dei partiti della Casa delle Libertà la fa diventare tale.


A questo punto la vicenda impone diverse riflessioni che esporrò in modo schematico per ragioni di brevità.


1. Male ha fatto la Giunta Comunale a non coinvolgere il Consiglio di Zona in tutta questa vicenda. Se ciò fosse avvenuto, probabilmente si sarebbe arrivati ad un provvedimento più facilmente condiviso dalla cittadinanza e, si sarebbero comunque salvaguardate le prerogative di un decentramento che invece è sempre più umiliato nella nostra città.


2. Peggio ha fatto la maggioranza del Consiglio di Zona e il Presidente Pietro Viola che si sono rifiutati di invitare Don Colmegna in Zona, come richiesto dal centrosinistra, affinché potesse spiegare i reali termini della presenza dei nomadi al Ceas, cosa che avrebbe fugato o, quanto meno, ridimensionato i timori della popolazione.


3. Del tutto negativo è stato l’atteggiamento dei partiti del centrodestra, che hanno voluto alimentare false paure, anche attraverso manifestazioni di piazza. Che ciò sia stato fatto dalla Lega e da An può non destare stupore, ma risulta incomprensibile il comportamento di Forza Italia e in particolare delle sue componenti cattoliche ed espressione di Comunione e Liberazione. Sorge a riguardo un legittimo dubbio: dove sono finiti i moderati in Zona 3?


4. Che vi sia una spaccatura all’interno della maggioranza sulla questione dei rom è più che evidente; dunque, stando così le cose, la Casa delle Libertà deve quanto meno chiarire qual è la sua linea politica sulla questione dei nomadi: se quella dialogante e ragionevole dell’Assessore ai Servizi Sociali, fino ad ora appoggiata dal Sindaco Moratti, o quella di assoluta chiusura di An, Lega e una parte di FI.


5. Questione Parco Lambro: la maggioranza ha tentato, in questa circostanza, di accreditarsi quale paladina della sua integrità. Che dire, però, della recente decisione di autorizzare l’apertura di una discoteca all’interno del parco? E’ un tipo di attività che tutela e promuove questa area verde? Questo dimostra che in realtà la Casa delle Libertà ha utilizzato l’argomento nobile della difesa del Parco Lambro strumentalmente allo scopo di giustificarne uno che lo è molto meno, cioè l’intolleranza nei confronti dei rom. Come partiti dell’Unione abbiamo sostenuto una linea in base alla quale la tutela del verde e lo sviluppo della socialità non devono essere poste in alternativa; per questo abbiamo chiesto nella nostra mozione che, a fronte della concessione al Ceas dell’area ad esso contigua, vengano acquisite al Parco tutte quelle porzioni che ora ne fanno parte solo sulla carta.


6. Da ultimo, ma non ultimo per importanza: la vera questione sottesa a questa vicenda è di importanza decisiva. Si tratta, infatti, di stabilire quale tipo di convivenza vogliamo per la nostra città: se vogliamo basarla sull’esclusione, ciò comporterà inevitabilmente la presenza di gruppi che, proprio a causa del rifiuto espresso nei loro confronti, si porranno in una logica di illegalità rispetto alla società. Se invece, come auspico, tenteremo la via dell’integrazione, avremo la garanzia di una vita sociale più ordinata, nella quale, in virtù dell’accoglienza che viene riservata a ciascuno, anche le presenze, come quelle dei rom, che possono essere foriere di disagi, trovano una collocazione positiva. Semplificando il discorso: è più probabile che delinqua una famiglia di rom lasciata sola o in un campo abusivo, oppure una che vive in un campo assistito ed è tenuta a rispettare regole certe? Invece di impostare la questione in termini di crociata, cosa che non fa altro che creare tensione ed esasperare gli animi, sarebbe molto più utile rispondere a questa semplice domanda e, a partire dalla risposta, impostare una politica che, pacatamente, affronti il problema. Ma è evidente che la riflessione su un tema del genere non può essere demandata solo ai partiti politici, ma deve vedere coinvolta la società in tutte le sue articolazioni.


Alberto Farina – Consigliere di Zona 3 – L’Ulivo

In risposta al messaggio di Gianluca Boari inserito il 19 Apr 2007 - 23:21
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