.: Discussione: Acqua potabile "L'oro di oggi e del domani"

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 26 Mar 2007 - 19:01
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L'acqua è nostra, di tutte e di tutti: in comune!

Qualcuno vuole privatizzare anche la vita: l'intenzione espressa anche dal sindaco Moratti consiste nel voler creare una fusione tra l'azienda, oggi municipale, Metropolitane Milanesi, che gestisce il servizio idrico, con l'azienda AEM ormai privatizzata dal precedente sindaco Albertini, sorretto dalla stessa maggioranza di centrodestra dell'attuale sindaco, costituendo una nuova società dove prevarrebbe il controllo azionario dei privati rispetto a quello pubblico. L'onda lunga della teoria privato è efficenza ormai sembra ancora implacabile e non arginabile: ancora sussiste, nonostante si sia in presenza di esempi storici che sottolineano i fallimenti di gestione di settori di interesse pubblico e generale, fondamentali e vitali per i beni che andavano a offrire, e nonostante qualcuno ha giustamente considerato essere virtuoso il modello amministrativo di alcune aziende municipali e pubbliche, come l'azienda provinciale per l'erogazione dell'acqua, che ha bilanci in avanzo e che garantisce un'efficenza nel settore. Tutto questo sembra non essere considerato. Qualche giorno fa abbiamo avuto un consiglio comunale dove si è chiesto, come Unione, di avere le verifiche delle strategie perseguite dall'amministrazione comunale nell'operazione di cessione dell'azienda Metroweb, ceduta, appunto, a una società londinese, nonostante il passivo gestionale, senza alcuna trasparenza degli atti e senza avere intessuto dapprima un rapporto di confronto con l'aula consiliare e con la cittadinanza utente. Questo è un elemento prodromico che delinea scenari più complessivi e dirompenti nel futuro: altre aziende oggi pubbliche passeranno le forche caudine della privatizzazione scellerata e delle svendite al miglior offerente? Le parole del sindaco sembrano presupporre che questo può avvenire, anche se parliamo di acqua, che è un bene vitale, fondamentale per l'esistenza umana, assolutamente imprescindibile per la sopravvivenza e per la pace. Privatizzare l'acqua sappiamo tutti cosa possa voler dire? Innanzitutto maggiore spreco di una risorsa disponibile ed esauribile: il profitto dell'azienda privata non sarebbe indotta a considerare una promozione di un utilizzo razionale delle riserve idriche, ma, bensì, sarebbe indotta ad adottare la filosofia del lucro, quindi più quantità consumata significa più soldi ed entrate, essendo l'acqua considerata come merce. Ma è proprio l'idea dell'acqua come merce che comporterebbe profuturo un aumento dei prezzi del consumo, magari abbassando i controlli e le garanzie della qualità della medesima. Proprio considerare l'acqua come merce, quindi bene apprezzabile e vendibile, cedibile a terzi da parte di un ente che detiene la proprietà privata, vuol dire che l'elemento vitale non potrà comporre più un patrimonio collettivo, ma rientrerà nei panieri dei beni al consumo, non controllabili nè gestibili dalla collettività, secondo le esigenze e le necessità di un determinato territorio. L'acqua come merce è sinonimo, quindi, di delimitazione della democrazia partecipata, ossia della potestà che la cittadinanza ha di intervenire nella definizione dei criteri di erogazione, con forme partecipate e di forte controllo politico collettivo. L'acqua come merce significa essere difronte a un bene privato che può avere una distribuzione non basata sulla mappatura sociale delle necessità, ma sulla mappatura commerciale del business, ossia del fatto che le zone ricche potranno disporre di un maggiore numero di riserve idriche, quelle più povere dovranno accolarsi i costi del trasporto per beneficiare di quantità minime di questo bene prezioso. La domanda aumenterà, e aumenterà l'appetito di approvigionamento, da parte degli stati più potenti, di questa risorsa, per ricattare economicamente quelli più deboli, assoggettandoli alle proprie logiche di consumo e di profitto. Quando si dice glocale: la gestione pubblica dell'acqua è un problema locale, chiaramente, ma con una dimensione globale, ossia è quel punto cruciale su cui noi tutte e tutti dobbiamo indirizzare la nostra attenzione se vogliamo evitare il sorgere di un nuovo casus belli di conflittualità e di guerre permanenti volte all'occupazione di territori e di stati, solo per il controllo delle fonti idriche, eliminate dal controllo e dalla gestione, quindi dalla loro piena disponibilità, dei popoli. Sono preoccupato: a Milano il sindaco Moratti ha detto chiaramente che la via che intenderà percorrere consiste nel privatizzare l'azienda Metropolitana, fondendola con AEM già privatizzata nellla maggioranza della propria componente azionaria. Ed è per questo che occorre mobilitarsi fino a quando il treno non sarà partito e tutto sarà troppo tardi come iniziativa diffusa e collettiva. Penso a questo punto a Eraclito e ai quattro elementi vitali: il fuoco, la terra, l'aria e l'acqua. La cultura dell'acqua come bene sacro è una cultura che è stata vilipesa dalla logica del profitto senza barriere, del controllo privato senza limiti, del lassez faire indistinto e deleterio, quello della mano regolatrice di Smith, ossia del non intervenire nel mercato tanto prima o poi il mercato regolerà per il bene della collettività. Il mercato regola certamente ma non per il bene della collettività: per il bene del privato, del più forte, del più prevaricante, di quello che riesce a imporsi a discapito degli altri, dettando per primo le condizioni. Il mercato privato incontrollato è come una distesa di praterie dove il pioniere che staziona per primo riesce a stazionare magari in una zona amena, beneficiata da un ruscello a pochi passi e dall'ombra degli alberi, a discapito dell'altro, che dovrà, perchè secondo e più debole, alloggiare in una zona più impervia, assolata, poco coltivabile, dal terreno impervio e non fertile. E certamente questo scenario diventa più apocalittico e nocivo quando parliamo di acqua, la cui assenza per molti, sempre in numero maggiore a livello mondiale, determina e decreta impietosamente la morte. Diceva Alex Zanotelli che l'Europa sta ricevendo pressioni di multinazionali, gran parte europee, che desiderano che vengano approvate norme che definiscano l'acqua come bene apprezzabile e commerciabile, l'acqua come merce, quindi. Il Parlamento sta resistendo, ma noi tutte e tutti sappiamo quanto sia debole la scheletratura organizzativa dell'ordinamento comunitario, dove maggiormente conta come peso decisionale la commissione europea, se non la Banca Europea, e non l'organo che dovrebbe avere capacità di incisione decisionale, in quanto eletto dalla cittadinanza, ossia il Parlamento. Sappiamo benissimo quanto si stia rischiando: ed è per questo che occorre mobilitarsi subito per fare pressione universale, senza distinzioni ideologiche, ma con la insanabile e indefessa volontà di difendere con la propria volontà e la propria voce gridata un bene essenziale per il futuro dell'umanità. Privatizzare l'acqua, sottolinea Zanotelli, singifica privatizzare tutto, l'uomo, la vita, la nostra esistenza. E sappiamo benissimo come la bioeconomia commerciale, fatta di brevetti di materiali genetici, come il DNA, che è il programma della nostra vita, siano già in atto nel mondod ella ricerca scientifica e del business scientifico. Occorre denunciare questo dicendo BASTA e proponendo un cambiamento legislativo nazionale ed europeo, internazionale.

L'opposizione di movimento e in movimento è iniziata, e spira come un vento ad alta velocità: dobbiamo fare in modo che questo stravolga le consorterie economiche delle multinazionali assetate di nuove frontiere per il proprio profitto. L'acqua è nostra!

In allegato il testo di Legge di Iniziativa Popolare per la tutela della gestione pubblica dell'acqua.

Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4

In risposta al messaggio di Marco Dotro inserito il 13 Mar 2007 - 12:50
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