.: Discussione: La scure del cemento sui boschi

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Daniele De Rigo

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Inserito da Daniele De Rigo il 6 Mar 2007 - 16:43
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Milano, 5 marzo 2006

 

 

Ovest milanese, Quarto Cagnino, Parco delle Cave, prati, boschi, fiori

   morte 

 

E' un giorno incantevole, il sole riscalda la terra e i campi del Parco delle Cave.

Questo inverno il vento gelido e l'umidità dei laghi del Parco sono stati magnanimi.

Una primavera anticipata ride nei campi fioriti (quasi non crederesti, ma già quella magnolia antica, coperta di muschio sui rami grigi, sta lavorando febbrilmente: le sue gemme sono gonfie, quei fiori enormi e fatui già si aprono inaspettati al sole, sui rami ancora spogli, ruvidi; qualche petalo è già scivolato sulle radici)

Neppure diresti che quei pini neri che svettano austeri più di venti metri sopra la tua testa possano mai intenerirsi alla primavera.

Eppure già si vedono gemme minute fra gli aghi che hanno passato l'inverno - questo e molti altri. Aspetteranno ancora qualche tempo per diventare candele verdi. Si lasciano per ora coprire da centinaia di passeri e merli, oltremodo occupati.

 

Questo è il saluto che il bosco offre ai passanti, senza chiedere altro.

Da dietro un recinto, lungo una strada battuta dai secoli. Qui non c'è asfalto, ancora per poco. Pochi metri e inizia la città, casermoni color cenere, vite di tinta non molto più vivace.

 

Il Bosco del Marcionino, un vasto brandello di natura che combatte e quitamente risorge dopo le incursioni umane da tempo immemorabile: molte centinaia di alberi sopravvissuti e avvicendatisi per generazioni e secoli alla città, possenti pioppi, robinie fessurate e severe, nuovi germogli sotto un vecchio albero seccato, radure inattese, edera tenace che rende ombroso il cuore del Bosco anche nel mezzo dell'inverno, quando i rami si aprono ai raggi di sole senza opporre foglie alla luce.

Un fontanile vecchio di quasi mille anni, maltrattato ma ancora vivo: il Marcionino sorge dal centro del Bosco che ne porta il nome, e scorre (sempre più di rado) lungo un'antica via, che fra poco sarà devastata dalle ruspe come tutto il resto, in un orgia di cemento che si abbatterà a poche decine di metri dai laghi del Parco delle Cave. (La possiamo chiamare "orgia di cemento" e non "programma integrato di intervento"? Possiamo ancora esprimere una libera opinione? Possiamo ancora raccontare le nostre emozioni? Ci faranno tacere? In fondo Milano "ha fame di case": i dati Istat del censimento 1991 e 2001 indicano oltre 4 milioni di appartamenti sfitti in Italia, 190 appartamenti sfitti ogni mille nel nord Italia, e la popolazione di Milano con un trend di diminuzione inarrestabile da decenni. Dunque è necessario costruire sopra il Bosco del Marcionino)

Quell'antichissimo sentiero che i rami degli alberi oggi ancora proteggono con una galleria vegetale,  sarebbe "valorizzato"... indovinate? Asfaltato. Sembra impossibile  ascoltando il respiro quieto della bruma quando si passeggia sotto questa cattedrale naturale. Il sole filtra dall'intreccio dei rami più alti, la volta verde gioca con la luce, e fa svaporare come fantasmi questi pensieri. Tanti secoli di storia: sopravviverà anche a questa barbarie, non certo la prima. Gli inverni, come vengono, sono sempre passati, innumerevoli, più di quelli che noi possiamo sperare di vedere.

Eppure, quel sentiero è il prossimo passo, il prossimo "oggetto delle amorevoli attenzioni".

 

Ridente ai bordi, scuro dentro, come i boschi veri: non un giardinetto disegnato dai soliti architetti del verde coi cespi allineati su una facile griglia, coi loro tutori di plastica e disneyane edulcorazioni della natura. Rovi infestati di spine proteggono le distese di viole, che sono già fiorite da settimane. Quegli stessi arbusti che si copriranno di fiori bianchi fra un mese, e di frutti in estate. Quelle distese di prati incoronate dalle radici e dai tronchi di acacia, prati veri, ricchi di essenze spontanee, insolite come il fiordaliso, l'equiseto, l'anemone bianco, il symphitum.

 

 

Hanno distrutto tutto.

Hanno raso al suolo centiania e centinaia di alberi, venerdì.

Hanno spazzato via il Bosco del Marcionino: resta solo un desolato cimitero di ceppi segati, cumuli di legna ancora viva, fatta a pezzi, ammonticchiati in tumuli funebri.

Resta una squallida via Pompeo Marchesi, numero civico 58.

Il cartello descrive genericamente "Scavi ed opere specialistiche".

 

Decine di cittadini stanno chiedendo conto di questo scempio, compiuto a poche decine di metri dalle aree umide più pregiate del Parco delle Cave.

Andremo fino in fondo. Verificheremo i permessi, chiederemo se "distruzione di un bosco" appartiene all'elenco delle... "opere specialistiche". Ma forse è così davvero. Basta intendersi sul genere di specialisti con cui si ha a che fare. I professionisti a cui lasciamo in mano il "recupero" urbanistico della città, e del Paese.

Aiutateci a fare chiarezza, se potete.

Quanto a capire perché,  quei germogli, quei boccioli di fiore abortiti sui rami grigi delle magnolie che ancora oggi stavano fiorendo, dalle cortecce coperte di muschio. Fiorivano - inutilmente - anche se ormai fatti a pezzi in bell'ordine. Non c'è un perché, solo ottusa banalità.

 

(Un'informativa dettagliata la si può leggere sul sito www.emergenzaparcodellecave.org)

Allegato Descrizione Punteggio
Devastazione_Bosco_Marcionino.jpg
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