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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Domenica, 18 Febbraio, 2007 - 13:46

SETTE DOMANDE CONTRO L’OMOFOBIA



La parola «LGBTfobia» permetterebbe di tener conto delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei trans. Purtroppo, si rischia di perdere in leggibilità quello che si vorrebbe guadagnare in visibilità. Al giorno d’oggi la parola «omofobia» è conosciuta, e riconosciuta, in un gran numero di paesi. La parola «LGBTfobia», invece, è pressoché sconosciuta in quasi tutti i paesi del mondo. D’altra parte, alcuni suggeriscono addirittura LGBTQfobia per includere i «queer». In fondo, perché no? Secondo noi, tutto dipende dal contesto. Una «Giornata Mondiale contro la LGBTfobia» rischierebbe evidentemente di non essere capita dal grande pubblico, e a maggior ragione di non essere riconosciuta dalle istanze nazionali o internazionali. Non ci guadagneremmo molto. È per questo che preferiamo la formula «Giornata Mondiale Contro l’Omofobia», a patto di ricordare continuamente al grande pubblico che la nostra battaglia non riguarda solo l’omosessualità maschile, ma che si tratta anche delle lesbiche, dei bisessuali e dei trans. In questo contesto, l’espressione LGBT ci sembra molto utile per mettere in rilievo la varietà dei problemi affrontati. In effetti, l’omofobia riguarda le lesbiche (lesbofobia), i gay (gayfobia) e le persone bisessuali (bifobia). Ci impegniamo inoltre a combattere contro la transfobia, che, pur distinguendosi dall’omofobia in quanto riguarda l’identità di genere e non l’orientamento sessuale, rinvia comunque a dispositivi sociali che sono spesso vicini alle logiche omofobe in senso stretto. In altre parole, rifiutiamo ogni monopolio. Parliamo di «Giornata Mondiale Contro l’Omofobia», ma teniamo anche a ricordare al grande pubblico che ci battiamo per i diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei trans, cioè per le persone LGBT, e in genere contro tutte le discriminazioni.

No. È vero che bisogna considerare la Discriminazione come un fenomeno generale; ma bisogna anche combatterla nelle sue forme specifiche – e l’omofobia è una di queste forme. Altrimenti, il discorso e l’azione rischiano di rimanere astratti, indifferenziati, o addirittura confusi. È del resto una delle ragioni per cui la Giornata Mondiale delle Donne è importante. Essa mette l’accento specificamente sulla disuguaglianza tra i sessi. Allo stesso modo, la Giornata Mondiale Contro l’Omofobia consentirà di mettere l’accento specificamente sulla disuguaglianza tra le sessualità. Tuttavia, la lotta all’omofobia sfocia necessariamente nell’affermazione dei diritti sessuali in generale, che si tratti di sesso, di identità di genere o di orientamento sessuale. Per questo si ricollega alla battaglia contro il sessismo; e del resto non è un caso che le persone più sessiste siano spesso anche le più omofobe. Ma si ricollega anche alla lotta contro l’Aids e contro tutte le infezioni sessualmente trasmissibili, dato che non si può praticare l’autonomia sessuale senza un minimo accesso all’informazione e alle cure. La lotta all’omofobia sfocia infine nell’affermazione dei diritti umani in generale. Del resto, le associazioni LGBT si impegnano spesso ben al di là delle problematiche sessuali, e agiscono all’unisono con altri movimenti sociali. In queste condizioni, la Giornata Mondiale Contro l’Omofobia favorirà l’avvicinamento tra le associazioni LGBT e le associazioni di difesa dei diritti umani.

D’altra parte, le persone che, pur essendo sensibili al problema dell’omofobia, pensano di non aver posto in una Marcia dell’Orgoglio LGBT, potrebbero dare comunque il loro contributo attraverso l’alternativa rappresentata dalla Giornata Mondiale Contro l’Omofobia. Analogamente, ma su scala internazionale, nei paesi in cui è impossibile organizzare una Marcia dell’Orgoglio, si potrebbe condurre un’azione contro l’omofobia in occasione della Giornata Mondiale, soprattutto quando l’omosessualità non è condannata - almeno ufficialmente - dalle leggi in vigore. In tal senso, la Giornata Mondiale può rappresentare una leva politica in grado di prolungare l’azione delle Marce presso le persone o i paesi che non possono (o non vogliono) iscriversi nella logica di queste ultime. Ma, nell’insieme, è chiaro che queste due iniziative sono al tempo stesso necessarie e complementari.


Insomma, le situazioni sono molteplici, e il lavoro di coordinazione generale non potrà che sottolineare il carattere originale e specifico delle iniziative condotte qua e là. Da qualche decennio a questa parte hanno visto la luce numerose azioni molto positive. Le Marce dell’Orgoglio si svolgono un po’ in tutto il mondo, e sono sempre più numerose. Nel 1996, il Sudafrica ha aperto la strada (seguito poco dopo dall’Ecuador) affermando nella sua costituzione l’eguaglianza tra tutti i cittadini, qualunque ne sia il sesso, l’identità o l’orientamento sessuale. D’altra parte, esiste da qualche anno negli Stati Uniti una giornata del ricordo per le vittime di atti transfobici, che viene ormai celebrata da varie associazioni anche in Spagna, Francia, Cile e Canada. E dal 2003 il Canada organizza una Giornata nazionale contro l’omofobia, alla quale dobbiamo ispirarci.
Infine, al di là delle iniziative locali o nazionali, due fatti attirano la nostra attenzione nella misura in cui coinvolgono le istanze internazionali. Il primo riguarda la recente risoluzione presentata dal Brasile alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite per far riconoscere i diritti delle persone LGBT. Naturalmente, non possiamo che appoggiare questa iniziativa e speriamo che possa essere votata quanto prima, malgrado gli ostacoli incontrati finora. Il secondo fatto è un po’ meno recente, ma non meno significativo: il 17 maggio 1990, l’Assemblea generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità cancellava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Così facendo, intendeva mettere fine a più di un secolo di omofobia medica. Di conseguenza ci auguriamo che, in accordo con questa logica storica, anche l’Alto Commissariato per i Diritti Umani e la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite condannino l’omofobia nelle sue manifestazioni politiche, sociali e culturali riconoscendo questa Giornata. La decisione dell’OMS rappresenta per noi una data storica e un simbolo forte: proponiamo dunque che questa Giornata mondiale abbia luogo ogni anno il 17 maggio.

In un primo tempo, sulla base del testo proposto, vogliamo ottenere il maggior numero possibile di firme, via internet o su carta, nel maggior numero possibile di paesi. Le firme possono venire da associazioni LGBT, associazioni legate alla difesa dei diritti umani, sindacati, partiti politici, cittadine, cittadini, eccetera. Ci auguriamo anche di ottenere l’appoggio dell’ILGA (International Lesbian and Gay Association) e delle sue branche continentali in occasione delle prossime riunioni (a Katmandu, Budapest e Santiago del Cile). Dopo aver riunito il maggior numero possibile di appoggi, vorremmo fissare per il 17 maggio 2005 la prima Giornata Mondiale Contro l’Omofobia. In tutti i paesi in cui sarà possibile, la petizione potrà essere consegnata ufficialmente alle autorità nazionali quello stesso giorno, in modo simbolico. Questo non può che rafforzare la dimensione internazionale del nostro impegno, e aiutare chi vive in paesi dove iniziative del genere sono ancora impossibili. Dopodiché, potremo fare un primo bilancio che permetterà di migliorare e ampliare le iniziative degli anni a venire. Speriamo che la nostra richiesta possa essere presentata alle Nazioni Unite già il secondo anno o, eventualmente, il terzo o il quarto, cioè non appena la Giornata mondiale sarà diventata abbastanza importante da poter essere presentata in modo significativo. Evidentemente non sappiamo quando le Nazioni Unite riconosceranno la legittimità e l’importanza delle nostre azioni, ma ciò non ci impedisce di continuare la nostra battaglia contro l’omofobia e per i diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei trans in tutti i paesi del mondo.