Anche se non risiedo a Milano, penso che la crisi del decentramento sia generale, specialmente nelle grandi città. La causa è di natura politica, per i conflitti tra i poteri centrali e periferici e per i rapporti con l'elettorato, ma anche per l'assenza di un modello  organizzativo-urbanistico da applicare. Sul piano teorico per far funzionare il decentramento bisognerebbe accettare il concetto di complessità,  evitando il più possibile le semplificazioni accentratrici. Mi spiego nel senso di considerare la città come insieme di parti, con identità e specificità, coordinate per formare un insieme armonico. In maniera semplice bisognerebbe assegnare alle varie zone, secondo la loro vocazione, almeno una funzione importante e significativa del livello comunale, o anche di livello superiore, in modo da rendere tutte le zone amministrative partecipi dei significati e interessi generali. Le zone, quindi , dovrebbero essere autosufficienti sul piano dei bisogni  legati all'abitare in senso stretto e dotate di un polo di attrazione  per lo scambio di comunicazione e mobilità con le altre zone. La città policentrica, sul piano della distribuzione funzionale, è la precondizione per far funzionare bene i Consigli di Zona, diversamente sono parvenza di democrazia, raccoglitori di lamentele da trasferire all'amministrazione centrale tanto da poter  essere  sostiuiti dai numeri verdi o altro  con minima spesa.

Isabella Guarini