Gentilissimo dottor Schiavi,

faccio seguito alla nota del sig. Michele Crosti, nella Sua risposta sul Corriere el 30 maggio e colgo l'occasione per ringraziarLa dell'attenzione che pone sul tema in oggetto.
Rimango sempre perplesso, però, rispetto al sentimento di scoramento che prende chi opera nella politica e nella società civile rispetto alla difficoltà che hanno i Consigli di zona nell'esprimere le proprie possibilità di prossimità realmente efficace nei confronti dei cittadini.

La crisi della politica partecipata credo che stia soprattutto nelle scelte che la politica "alta" compie nei confronti dellacittà e dei suoi amministrati. Per dirla tutta, se i consigli di zona hanno un ruolo marginale e limitato la colpa è di chi amministra questa città da oltre 15 anni.

Non ci sono scuse di sorta e non è possibile avvitarsi continuamente intorno ad equivoci. In zona 7 abbiamo votato una mozione presentata dal gruppo dell'Ulivo, diventato poi delibera di Consiglio votata all'unanimità (per rendere l'idea della sua condivisione), ricco di stimoli, spunti, indicazioni politiche (ed anche di carattere finanziario-amministrativo), per rendere possibile e concreta la vicinanza tra cittadini ed amministratori.

Per rendere possibile la copertura di una buca e la sistemazione di un marciapiedi in tempo reale e non chimerico, per riuscire a dare l'adeguato supporto (leggesi fondi) a quelle realtà che operano concretamente sul territorio in termini di attenzione ai deboli, ai disagiati, per la prevenzione del disagio adolescenziale, per la creazione e lo sviluppo di interventi culturali, per la costruzione partecipata dell'urbanistica, della residenzialità, del traffico, del verde, della qualità della vita. Queste possibilità possono essere ottenute principalmente, in due modi:

- dall'amministrazione comunale con la resa delle adeguate deleghe e responsabilità agli organi decentrati (incluse le risorse di personale ed economiche).

- ai consigli di zona (leggesi consiglieri) che devono essere in grado di garantire serietà, capacità, competenza, senso di appartenenza al territorio, senso del servizio, senso civico "tout court", orgoglio, con relativi oneri, d'essere stati scelti per amministrare la "cosa" pubblica.

Faccio invece molta fatica a comprendere le ragioni per le quali i Presidenti delle zone debbano sentirsi come "in dovere" di partecipare agli incontri promossi dalla Consulta delle periferie: qual'è lo scopo? Forse non sono in grado di capire quale dovrebbe essere il loro ruolo? Oppure non riescono a farlo comprendere ai rispettivi consigli? Oppure hanno bisogno di ripetizioni circa i compiti loro assegnati? Hanno perso l'orientamento (ma credono di trovarlo in questo ambito)?
Per quanto mi riguarda, credo che meglio farebbero a lavorare, con assiduità e senso di appartenenza, nei e per i consigli di zona e con i cittadini; lavorino maggiormente insieme agli organi istituzionali ed alle forze politiche che compongono le istituzioni zonali;, siano attenti e critici a quanto la Giunta, l'assessore al Decentramento ed il Consiglio comunale decidono.
Se non sbaglio entro la primavera, questa primavera, un think-tank avrebbe dovuto promulgare la bozza del nuovo regolamento delle zone.
La primavera finisce ed all'orizzonte non mi pare di osservare nessuna vela in arrivo.
Ecco, se proprio devono scegliere un tavolo a cui sedersi che sia quello della eleaborazione del regolamento delle zone, con le più ampie deleghe, ed una volta definito lo propongano al Sindaco: "senza se e senza ma!" altrimenti si prendono in giro i cittadini, la loro fiducia, il nostro futuro.
Non ho voglia, fra quattro anni, di sentire altre chiacchiere elettorali circa il ruolo dei Consigli di zona!

Rosario Pantaleo

Capogruppo de L'Ulivo - Zona 7