.: Discussione: Cantieri in Citta' studi e silenzi dei consigli di zona

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 1 Feb 2007 - 10:54
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Cari consiglieri e cittadini partecipanti a www.partecipaMi.it,
porto alla vostra attenzione la lettera al Corriere della Sera del cittadino Stefano Paveri-Fontana e la risposta del giornalista Giangiacomo Schiavi... ci adoperiamo, con il supporto della telematica, per far riacquistare la fiducia perduta ai cittadini?

da ViviMilano - caso del giorno

http://www.corriere.it/vivimilano/caso_del_giorno/articoli/2007/02_Febbraio/01/caso.shtml

I cantieri di Città studi e i silenzi dei consigli di zona

In Città Studi, le vie Botticelli e Strambio e la piazza Gorini sono grosso modo al confine fra una zona abitativa ed una zona di edifici universitari (Politecnico e Università Statale) e sanitari (Istituto dei Tumori, Istituto Besta, Asl, Centro Analisi, Istituto di Medicina Legale) con un certo numero di negozi e bar. Sia le strade che i marciapiedi sono assai larghi. Vi sono però durante il giorno moltissime auto parcheggiate (in modo più o meno legale). Adesso alcuni operai stanno conducendo una specie di rivoluzione nella disposizione di marciapiedi, parcheggi e segnaletica stradale. Ma quello che soprattutto ci colpisce è la totale assenza di informazione. Né noi dell’Università, né i negozianti, né i condomini sono stati non dico consultati, ma neppure informati di quanto stava per avvenire. Neppure un volantino informativo nelle buche della posta o un manifesto illustrativo sui muri. E neppure una riga di informazione o spiegazione sul sito web del Comune e del Consiglio di zona. Ma che modo è mai questo di trattare la popolazione? Democrazia è anche il diritto di essere informati (per non dire consultati) su quanto ci riguarda. A che servono i consigli di zona se non riescono neppure ad informare i cittadini di quanto viene deciso?
Stefano Paveri-Fontana

Caro Paveri-Fontana, il senso di certe ristrutturazioni a volte ci sfugge, ma quando le decisioni vengono calate dall’alto abbiamo il sospetto che ci sia sotto qualcosa. Perché se anche il consiglio di zona tace o non è interessato a conoscere il parere dei residenti e di chi nel quartiere ci lavora, delle due l’una: o non è stato informato della decisione (e può essere), oppure (e questo sarebbe grave) cerca di minimizzare tutto con il silenzio. Ci siamo già occupati del caso: senza esito. Le risposte sono state vaghe e sfuggenti. Quella del Comune è una disattenzione rimediabile con poco: un foglietto nella casella postale, come suggerisce lei. Ma nell’età della democrazia in diretta, che utilizza Internet su tutto, basterebbe stornare un po' di fondi dal budget per l’immagine per creare una mappa web in ogni quartiere, uno clicca sulla propria via e il Comune gli dice che cosa lo aspetta. Forse il ritorno di fiamma della sindrome di Nimby (tradotto: non nel mio giardino) scoraggia la politica ad aprire una finestra per il cittadino, ma questo è un clamoroso errore. Che si paga con la sfiducia. Sappiamo di lavori interminabili, di operai che non si vedono, di transenne qui e là, di parcheggi già avviati e di altri in fase di realizzazione. Milano ci cambia sotto gli occhi e, va detto, non sempre in peggio. Ma siamo legittimati a chiedere di più a chi ci governa, per non trovarci come in piazza Schiavone (ricordate il muro in mezzo alla strada?) o in piazza Meda (scavi per il parcheggio bloccati, cantiere che andrà all’infinito). E poi, allargare i marciapiedi già larghi senza prevedere una pista ciclabile, ha un senso? A questo punto il discorso bisogna spostarlo sui consigli di zona. Parliamone, suggerisce il lettore. Ok. Servono a qualcosa o sono, con rispetto parlando, una ciofeca? Per quel che ne so, sono una delle tante rivoluzioni mancate del nostro sistema politico, come i consigli comunali che la riforma Bassanini ha ridotto a pura coreografia. Potere decisionale zero, riproduzione in scala delle distorsioni che paralizzano il consiglio comunale, area protetta per supporter di partito (i consiglieri hanno un gettone di 60 euro a seduta ma il presidente a tempo pieno ha uno stipendio di 3.500 euro al mese). Lei invoca trasparenza e maggiore informazione al cittadino. Giusto. Ma se un consiglio di zona non si occupa nemmeno di questo, che cosa ci sta a fare?

di Giangiacomo Schiavi