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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Domenica, 14 Gennaio, 2007 - 16:38

Come tanti piccoli don Chisciotte sulla Senna

E' una piaga che riguarda anche la nostra città, come tutto il mondo opulento, nell'inclemente dinamica delle contraddizioni del post fordismo.

Si è conclusa la protesta dei « figli di Don Chiosciotte » sulle rive della Senna, la rive gauche per essere precisi. L’anno precedente le banlieu, poi le proteste nelle università delle studentesse e degli studenti contro il contratto di primo impiego, quello che il governo De Villepin voleva imporre ai nuovi assunti con piena libertà per i datori di lavoro di licenziamento arbitrario: ma l’onda di sollevazione della cittadinanza francese per la difesa di diritti sociali e civili non è ancora finita. Prosegue sulle rive del grande fiume, che ha visto la rivoluzione francese contro il potere della monarchia, la resistenza partigiana contro la repubblica di Vichy, il sessantotto studentesco dell’immaginazione al potere: fino a ieri ha ospitato sulle sue sponde tante tende canadesi, occupate dai SDF, i senza dimora fissa, coloro che non hanno la possibilità di avere un appartamento, di potere godere di una casa, disporre di quattro mura e di un tetto, come dovrebbe essere per ogni persona. L’organizzazione Médecins du Monde aveva qualche mese prima disposto sul tratto che va dalla tour Eiffel alla Cattedrale di Notre Dame diverse canadesi, dove hanno “spontaneamente” albergato persone di ogni età, di qualsiasi generazione, provenienti da diversi percorsi di vita, ma uniti dalla misera condizione di coloro che non sono tutelati nel proprio diritto inalienabile di avere una casa, dove dormire, mangiare, vivere intime con i propri familiari, confrontarsi con gli amici, arredare le proprie camere. Non sono pochi gli SDF: 10000 stima il Comune di Parigi, che ha disposto nuove misure per l’assegnazione di appartamenti per fronteggiare l’emergenza. Oggi la rive gauche della Senna è sgombera dalla presenza degli igloo, dove albergavano non solo i diretti interessati, ma anche altre cittadine e altri cittadini che in solidarietà hanno deciso di protestare insieme, convinti che questo problema sia un problema di tutti, della collettività e che, come tale, deve essere affrontato e combattuto. Non sono sufficienti i 50 milioni di euro stanziati dal Comune per cercare di dare soluzioni a questo disagio inaccettabile: ma il governo sembra avere predisposto un decreto che pone nuovi fondi aggiuntivi nella finanziaria per destinare un capitolato all’emergenza abitativa. Le dichiarazioni del primo ministro francese e quelle del capo dello stato, che invitava a dare rilievo a questa piaga annosa, sembrano, però, non essere state accettate da tutti i manifestanti: se a Parigi i “figli di Don Chisciotte”, ormai dotati di un’organizzazione a rete presente su tutto il territorio francese, hanno levato le tende, nel vero senso della parola, dalle rive della Senna con sfondo la biblioteca François Mitterrand, altri focolai di protesta rimangono nel resto dell’Ile de France, e non solo. Anche se il numero delle persone accampate non sono più alti come lo era prima di Natale, certamente la questione sussiste, e interessa solamente nel dipartimento 91, alle porte di Parigi, 1700 cittadine e cittadini che vivono in baracche di fortuna, alla diaccio; mentre nel dipartimento 77 più di 1500 persone vivono al limite della decenza. La tenda non può, come sostengono alcuni urbanisti, essere considerata la soluzione stabile a questa piaga: anche se è vero che un ambiente può essere abitato perché naturalmente si predispone a questo, chiaramente il problema deve essere affrontato alla radice, intervenendo sulle cause sociali di questa indicibile esclusione.
I salari sono troppo bassi, dichiara un esponente degli sdf, per poter sopportare a Parigi gli affitti di un appartamento minimo: con 1000 euro al mese non si riesce a fare fronte alle spese quotidiane, quelle necessarie, le minime indispensabili. E non parliamo solo di tipici e canonici “clochard”, ma di famiglie intere, con bambini a seguito; disoccupati di lungo degenza, lavoratori precari, che oggi sono assunti per, poi, dopo qualche settimana, ritrovarsi senza impiego né un salario. E’ un panorama già conosciuto, un film già visto e che si continua a vedere ogni giorno, in diverse parti del mondo, soprattutto nel cosiddetto “occidente opulento”: la crisi aumenta, il divario sociale permane, la conflittualità tra poveri e ricchi persiste, si allarga il distacco tra pochi ricchi e molti poveri. La globalizzazione apporta questi “effetti collaterali”, come erroneamente li considerano i grandi teorici del libero mercato: non sono conseguenze da considerarsi come secondarie, magari insignificanti, accettabili in nome del mercato potente e imperante. Sono, queste, conseguenze intollerabili e che devono trovare ricette giuste ed efficaci volte a rimuovere gli ostacoli di natura economica, esistenti per molte persone, alla piena soddisfazione dei propri bisogni elementari, quelli utili e funzionali a sopravvivere semplicemente e in modo dignitoso. La mobilitazione si è fermata, momentaneamente, ammettono i referenti dei “figli di don Chisciotte”: si rimane positivamente stupiti della grande solidarietà avutasi in Francia, dove anche chi non era nelle condizioni di non possedere una casa, ha deciso di scendere in piazza e di soggiornare per tutte le feste natalizie nelle tende, mentre qualcuno stappava spumanti nelle proprie calde abitazioni, oppure si tuffava nell’ingorgante traffico degli acquisti prenatalizi.
 
 
Alessandro Rizzo