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Sabato, 6 Gennaio, 2007 - 13:15

AMBIENTE E CIVILTÀ

Corriere della Sera, 23 giugno 2006 
Morti per smog e prevenzione
Non si doveva aspettare il dossier dell'Asl per sapere che a Milano si muore di smog; sono centinaia le vittime riconducibile all’aria che si respira. E suona strano che queste vittime siano sostanzialmente dimenticate, minimizzate, nascoste. Siamo ciò che mangiamo, ha detto Feuerbach poi ripreso dalla cultura popolare e da una medicina moderna che identifica nella alimentazione uno degli elementi chiave della prevenzione. È arrivato da tempo il momento di aggiungere «siamo ciò che respiriamo»; non solo dal punto di vista sanitario, ma da un punto di vista di civiltà, di sviluppo diverso dalla crescita e di maggiore considerazione dei bisogni reali. Purtroppo le tecnocrazie dominanti, il più delle volte in buona fede, faticano ad affrontare i problemi secondo logiche di causa-effetto complessive, che non vedano nella tecnica l’unica risposta al problema.
È vero, l’innovazione tecnologica ci aiuta, ed è delittuoso non utilizzare tecnologie in grado di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo (ciò che noi siamo), ma non può essere questa l’unica soluzione. L’effetto rimbalzo, e cioè l’assestamento del sistema su un livello di equilibrio più alto, che richiede maggiori energie e risorse, è sempre in agguato e spesso vanifica gli effetti benefici della tecnologia perché determina un aumento complessivo dei consumi.
Ma probabilmente chi ha governato il nostro sviluppo finora ha un approccio diverso; modificarlo è un percorso lungo. Per ora è necessario accontentarsi di risposte normative e tecnologiche; qualcosa è stato fatto, ma è ancora insufficiente. Le problematiche ambientali cambiano, come i virus; quando si crede di averlo sconfitto questo muta e così mutano le emergenze atmosferiche, prima il benzene, poi le Pm10, ora le Pm 2,5 e l’ozono.
Questo per dire come sia complesso il problema, e quindi come, a fronte di tale complessità, sia necessaria una risposta concreta e ferma, ma anche tanta umiltà che deve spingerci a riconsiderare le leggi fondamentali che regolano la vita sul nostro pianeta: la prima legge della termodinamica sostiene che il flusso di materia che entra nel processo economico coincide necessariamente con il flusso di materia in uscita (beni prodotti ? rifiuti); quindi, più beni, maggior impatto sull’ecosistema. È stata dimenticata, nonostante si continui a blaterare di sviluppo sostenibile. Una società è sostenibile se adatta il proprio modo di vivere all’ambiente circostante, mentre la nostra società non fa altro che continuare a sforzarsi di adattare l’ambiente circostante al proprio modo di vivere.