.: Discussione: EXPO-2015: Quale il contributo di Milano alla lotta all'EFFETTO SERRA?

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 1 Feb 2007 - 11:36
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Caro Enrico,
io penso che il contributo che può essere fattivamente dato sia di dare a Milano una completa visione politica e progettuale di intervento in questo ambito, che comporti certamente una seria analisi delle opportunità e delle conseguenze derivanti nel campo della mobilità, dell'assetto urbanistico, dell'assetto dei trasporti, nella politica edilizia, nella politica del territorio nel suo complesso.
Le cifre che dai come temperature di questo anomalo inverno sono quanto mai devastanti e preoccupanti: mi rifaccio alla lettera di Gore Vidal, dove espressamente, senza colpo ferire, viene evidenziato il carattere di urgenza di un intervento necessario e radicale nei comportamenti quotidiani che, se uniti fra loro, creano ante gocce che cavana la pietra, la pietra dell'indifferenza da una parte, della non conoscenza e valutazione del pericolo e, dall'altra parte dell'assenza di volontà politica e di assoggettamento della politica alle dinamiche di garanzia di una continuazione di una linea strategia produttiva, soprattutto nel campo energetico, fallimentare e dannosa, obsoleta e sorprassata. Il nostro Oliverio ha postato in questo thread di discussione l'annuncio di un'iniziativa che ha come origine la Francia e che considste nello spegnere oggi per qualche ora, insieme, tutti, la luce, per protestare sulla mancanza di politiche per il risparmio energetico e per produzione di fonti rinnovabili e in sintonia con il bioclima. E' un'inziiativa minima? Non direi, perchè se ripetuta può avere i suo effetti e le sue conseguenze visibili: certo se diventa realmente collettiva. Io aderirò.Wink
Il sindaco Moratti ha riferito in consiglio cosa intende disporre come misure per arginare il grave problema del traffico e della qualità dell'aria: ieri le concentrazioni di PM10 hanno superato i massimi storici, tant'è che Milano si attesta al secondo èposto in Lombardia come presenza di queste micidiali particelle che vengono inalate dal corpo umano non solo tramite le vie respiratorie, ma anche solamente tramite la pelle, date le loro infinitesimali dimensioni. E le conseguenze di questo sono malattie di breve esplicazione, come malattie bronchiali, o patologie croniche alle vie respiratorie o, infine, patologie più complesse e complicate e di gravità elevata. Io ho avuto modo di criticare nel discorso tenuto dal sindaco la lacunosità in diversi ambiti della sua proposta, che manca di una visione progettuale complessiva e universale, meno settoriale, del problema: se parliamo di qualità dell'aria non possiamo pensare di parlare solo di pollution charge, ma dobbiamo parlare anche di altre misure che si connettono con altri ambiti tematici e, di conseguenza, amministrativi, che non possono non essere presi in considerazione nella loro visione globale e di incidenza sul problema della qualità dell'aria. Dobbiamo parlare di trasporti, mobilità sostenibile; di misure e interventi nell'ambito dell'edilizia, abbiamo ancora un regolamento comunale che è alquanto vetusto e non prevede, come a Barcellona, ma anche come a Carugate, rimanendo nelle nostre adiacenze immediate, nuove fonti, naturali, disponibili e rinnovabili, di produzione di energia e di riscaldamento per uso domestico; dobbiamo parlare di politiche urbanistiche con l'assunzione di metodologie e pratiche che possono essere ascrivibili nel campo della bioedilizia, ossia dell'edificazione di nuovi insediamenti urbani ed edilizi con senso di responsabilità e utilizzando materiali eco compatibili, non inquinanti (ricordiamo che a Bolzano, in questi giorni, a proposito di questo tema si tiene un convegno di respiro internazionale di tre giorni con relativa esposizione dei materiali da parte delle aziende interessate nella loro produzione); della promozione di comportamenti virtuosi individuali; non si può non parlare di acqua, di risorse idriche, di risparmio di questa risorsa vitale e insostituibile, che una buona parte della maggioranza in Regione vorrebbe privatizzarne l'erogazione, con tutte le gravi conseguenze che ne deriverebbero. Io penso che di tutto questo si debba parlare per arrivare a un punto preciso e di cambiamento reale. Tu mi parli giustamente di Expo 2015, che viene proposto come l'unico, assurdo questo perchè indica l'assenza di una visione di complesso di strategia politica e amministrativa per il rilancio della città, a livello sociale, culturale, civico, civile, come occasione per prepararci a generare e promuovere iniziative che vadano in questa direzione, ossia nella direzione della promozione di una città che ha come primario interesse quello di tutelare e migliorare la qualità dell'aria, dell'ambiente: io credo che Expo 2015, così come oggi si presenta ai nostri occhi, anche se ancora un programma preciso non esiste sul tavolo, nè è stato presentato, nonostante la candidatura di Milano sia ormai chiara per l'evento internazionale, rischia di diventare un'opportunità per i privati di costruire dove costruire, con i famosi Piani Integrati d'Intervento, che, da come sempre è stato da 15 anni a questa parte, non sono altro che convenzioni che il Comune sottoscrive con le imprese costruttrici, lasciando, come sovente avviene, a queste ultime il compito di provvedere in toto al disegno progettuale dell'intervento, in cui, spesso, gli oneri di urbanizzazione, ossia lo scomputo del costo della convenzione per opere di interesse collettivo (parchi, giardini, strutture scolastiche, sanitarie), vengono definiti a compimento dell'opera edificatrice. Temo, caro Enrico, te lo dico "apertis verbis", una riedizione dei mondiali del 1990, da cui ancora oggi abbiamo pesanti eredità, come ecomostri di varia natura, oppure opere non realizzate completamente, e tetti che sono crollati in varie occasioni perchè mal costruiti: il tutto fu fatto all'insegna della speculazione, ne siamo tutti consapevoli, e del favoreggiamento assoluto delle grandi imprese edilizie, con i gravi cascami che si sono avuti sul territorio. Temo, sottolineo, non ne sono convinto. Ma l'assenza di regole chiare e precise e di una cognizione dell'obiettivo a cui il progetto di riferisce, mi fanno presagire che l'occasione di Expo 2015 sia solo un'occasione per i privati, a discapito della città, del suo carattere civico, della sua dimensione pubblica e di partecipazione nel governo del suo territorio. Il territorio è della cittadinanza, questo deve essere un presupposto chiaro, spesso, come dici anche tu, dimenticato nel passato con le vecchie politiche di edificazione selvaggia e di imposizione di interventi, deleteri nel proprio contesto sociale, urbano, territoriale: navigli che sono stati coperti e cementificati, con le conseguenze gravi che ne sono derivate, anche sul piano climatico; giardini che sono stati dissepolti da mostri di cemento, come il Bosco di Gioia, da poco abbattuto per volontà della sua scorsa giunta comunale, giardino in cui vivevano piante che oserei dire essere parte di un patrimonio naturale raro, oltrechè essere fonti di ossigeno naturali e imprescindibili; vengono edificate grandi opere, vediamo il progetto di Porta Vittoria, di competenza territoriale della mia circoscrizione, ma anche il progetto oserei dire devastante della cosidetta inutile "cittadella della moda" che azzererà completamente la storia radicata di un borgo che definirei a misura d'uomo e dall'assetto urbano avanzato quale il quartiere Isola, per poi non provvedere a relazionarsi con il tessuto sociale e culturale dei residenti, parcheggi in piena città non pertinenziali, richiamo di automobili dall'esterno (e qui la pollution charge poco avrà come effetto deterrente per l'utilizzo della macchina). Ecco queste metodologie creano, come sappiamo, diverse conseguenze che non possono essere tollerate ancora a lungo: ci sono comitati e comitati di cittadine e di cittadini di quartiere che si autorganizzano per resistere a queste mastodontiche opere, non sempre utili nel contesto dove vengono calate. A volte certamente possiamo parlare di effetto nimby, ossia si costruisca l'opera, magari l'inceneritore, ma non sotto le mie finestre. Questo è un comportamento individualistico che non arreca beneficio alla nostra volontà di rendere Milano città modello, esempio, per politiche virtuose per la tutela dell'ambiente, dell'aria e di uno sviluppo eco compatibile. Ma spesso, invece, le rivendicazioni dei comitati, organizzati sempre più in rete, sono di visione complessiva e luoghi dove si discute del nostro futuro prossimo, quello della cittadinanza milanese, ma anche quello della provincia, della regione, del Paese, del mondo: una dimensione oserei dire glocale, ossia agire nel locale su questioni che si ripercuotono anche a livello internazionale, incidendo sulle medesime.
Vedi questa opportunità che partecipami.it offre è assolutamente senza precedenti ed è importantissima: discutere, confrontarsi, mettersi in relazione, uscire dai propri stereotipi comportamentali ideologici da una parte, oppure localistici e territoriali dall'altra (la sindrome "nimby" appunto). E' un'iniziativa che noi non possiamo che definire imprescindibile per ricominciare a parlare e a confrontarsi, a partecipare appunto, nelle questioni che riguardano la nostra città, ma anche la nostra vita sociale e quotidiana, il nostro futuro. Proseguiamo nella discussione, facciamo partecipare altre persone, coinvolgiamole perchè se si va avanti in questa direzione di assenza di una politica di intervento non solo di emergenza ma anche di lungo periodo nel campo dell'ambiente e dell'ecosistema tra 50 anni l'umanità non avrà più tanta vita da percorrere. Lo dice un dato dell'ONU, non certo un gruppo di nuovi "savonarola" o "cassandre catastrofiche".Smile

Alessandro Rizzo
In risposta al messaggio di Enrico Vigo inserito il 6 Gen 2007 - 02:26
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