.: Discussione: Nomadi a Milano: che fare?

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 13 Lug 2007 - 13:02
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Documentarsi è d'obbligo!!!
Quindi aggiungo una nota predisposta dal Consigliere dell'Ulivo di zona 3, Alberto Farina.
Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano

"Per una migliore comprensione di quanto accaduto negli scorsi mesi presso il Ceas, dello sviluppo di inutili polemiche e tensioni nei quartieri adiacenti al Parco Lambro vi presento una ricostruzione degli avvenimenti a partire dall'estate del 2005, momento in cui il primo gruppo di rom (nell'indifferenza generale) ha cominciato ad essere ospitato nella struttura gestita dalla Casa della Carità.
Alberto Farina - Consigliere di Zona 3 - L'Ulivo

1. Il gruppo proveniente da Via Capo Rizzuto

1.1 Tempi e modalità dell'accoglienza
Il 29 giugno 2005, a seguito dello sgombero della baraccopoli di via Capo Rizzuto dove vivevano, 71 persone rom rumene non espellibili rimasero senza un posto dove stare. Vennero accolte in emergenza dalla Casa della carità e da quel momento partì un percorso sperimentale di integrazione sociale finalizzato all’autonomia economica e abitativa.
Il progetto ha riguardato 15 famiglie, che sono state ospitate dalle strutture del Ceas (Centro ambrosiano di solidarietà) al parco Lambro e in tre appartamenti di via Varanini messi a disposizione dalla provincia di Milano.
Si noti che di questo primo nucleo non si è mai accorto nessuno. La discrezione con cui è stato portato avanti il progetto ha fatto sì che la presenza di questo primo gruppo di rom non abbia mai creato nessun tipo di problema né nella sostanza né, tanto meno, nel comune sentire dei residenti dei quartieri limitrofi al Parco Lambro.
1.2 I risultati raggiunti
Dopo due anni, 6 famiglie vivono autonomamente in appartamenti presi in affitto (di queste, 2 stanno ultimando i traslochi in questi giorni). Altre 3 si trasferiranno subito dopo l’estate. Per le restanti 6 è previsto il passaggio in una casa nel 2008. Tutte le famiglie sono in grado di sostenere le spese grazie a un’adeguata condizione reddituale e al rispetto del Piano di risparmio personalizzato.

1.2.1 Gli inserimenti scolastici
I minori in età scolare che hanno concluso l’anno scolastico 2006-2007 sono stati 23, così suddivisi:
Iscritti
Materna        5        Elementare      9        Media     7   “150 ore”     2
Tutti sono stati inseriti all’interno del progetto “Ospitare l’infanzia”, finanziato per due anni consecutivi dal ministero della Pubblica istruzione come progetto pilota. Questo prevede l’elaborazione, in collaborazione con le scuole coinvolte, di un percorso di apprendimento personalizzato per ciascun alunno, sostenuto da un facilitatore-educatore presente durante le lezioni e rafforzato dalle attività dei laboratori ludico-ricreativi organizzati nel doposcuola.
1.2.3 Gli inserimenti lavorativi
Uomini
Tutti i 15 capifamiglia lavorano regolarmente assunti da ditte edili, cooperative di pulizia e servizi e aziende agricole. Tra loro, 5 hanno un contratto a tempo indeterminato e 7 a tempo determinato. Soltanto tre uomini lavorano ancora saltuariamente, due perché suonano nella Banda del villaggio e uno perché ha notevoli problemi di accesso al mercato del lavoro regolare a causa dell’età avanzata (50 anni). Tuttavia questi tre capifamiglia stanno frequentando un corso per muratori organizzato dalla Casa della carità in collaborazione con la Camera del lavoro di Milano ed Esem (Ente scuola edile milanese).
Donne
Le donne che lavorano regolarmente full time sono 4, di cui 2 come operaie in cooperative di servizi e 2 come braccianti agricole. Altre 2 donne hanno un impiego part time in qualità di collaboratrici domestiche mentre altre 2 lavorano saltuariamente come addette alle pulizie in una cooperativa di servizi. Un’altra donna usufruisce di una borsa lavoro e svolge la mansione di aiuto-cuoca.
1. 2. 4 La Banda del villaggio
La Banda del villaggio è composta da otto elementi, sei uomini e due donne. Ognuno ha anche un lavoro regolare. Il gruppo è nato dopo l’estate 2005 in virtù delle notevoli capacità artistiche dei musicisti, che fino ad allora suonavano chiedendo l’elemosina sui mezzi pubblici milanesi. In quasi due anni la Banda del villaggio, grazie anche all’impegno e alla guida di Ciro Menale dell’Associazione nazionale Dopolavoro ferroviario di Milano, ha realizzato un cd, partecipato al film del duo comico Ale&Franz, suonato insieme ad artisti come Moni Ovadia e Vladimir Denissenkov e tenuto oltre 100 concerti in tutta Italia.
1.3 Il patto di legalità
Il gruppo è stato accolto all’interno del progetto dopo un Patto siglato insieme, vale a dire stipulando un accordo che prevede il comune impegno ad attivarsi positivamente nel percorso di integrazione sociale rispettando alcune norme reciprocamente discusse e condivise.
Lo strumento per attuare e rispettare il Patto è l’assemblea settimanale, un momento strutturato per facilitare la libera comunicazione e il confronto reciproco sui fatti, i problemi e le tematiche importanti che emergono all’interno del gruppo e del progetto.

2. Il gruppo proveniente da Opera
2.1 Tempi e modalità dell'accoglienza
Il 14 dicembre 2006 è stata sgomberata la baraccopoli di via Ripamonti dove vivevano famiglie rom rumene, che si sono ritrovate senza un posto dove stare. La Casa della carità ha offerto un’accoglienza in emergenza e ha promosso a tutti i livelli istituzionali la ricerca di una soluzione appropriata.
Nei giorni successivi, un accordo tra prefettura, comune di Milano, provincia di Milano e comune di Opera ha stabilito di dare un’ospitalità temporanea a queste famiglie in una tendopoli provvisoria allestita nel comune di Opera. Qui, dopo aver siglato un Patto di socialità e legalità, il 29 dicembre 2006 sono state sistemate 77 persone, di cui 23 uomini, 17 donne e 37 minori.
Tuttavia, un presidio permanente di cittadini operesi, contrari all’insediamento, ha indotto i rom a chiedere di lasciare la tendopoli a causa delle continue ostilità subite, tra cui anche un incendio appiccato alle tende. E così, il 10 febbraio 2007, le famiglie rumene sono state trasferite al Ceas-parco Lambro dove sono state ospitate in roulotte messe a disposizione dal comune e dalla provincia di Milano. Contestualmente sono state inserite nei percorsi di inclusione sociale della Casa della carità. Il 14 aprile, 6 famiglie sono state espulse perché hanno tenuto comportamenti non in linea con il rispetto del Patto di socialità e legalità.
2.2 Modalità dell'intervento e risultati
Le 32 persone rimaste hanno intrapreso lo stesso progetto rivolto ai rom seguiti dopo lo sgombero del campo di via Capo Rizzuto e che prevede la realizzazione dell’autonomia abitativa ed economica attraverso inserimenti lavorativi e scolastici, l’orientamento e la formazione al lavoro, l’assistenza legale e sociosanitaria, l’istituzione di un Gruppo donne e dei corsi d’italiano.
A livello occupazionale, 5 uomini lavorano regolarmente in cooperative di servizi e in industrie estrattive mentre altri 5 sono impiegati a chiamata nel settore delle costruzioni edilizie e dell’installazione di impianti. Solo 2 donne lavorano part time come domestiche.
Per quanto riguarda gli inserimenti scolastici, sono stati seguiti nel corso dell’anno scolastico 5 bambini della scuola elementare e 5 della scuola media.
3. Il provvedimento prefettizio del 23 marzo 2007
Anche l'arrivo del gruppo dei Rom provenienti da Opera non suscita particolari reazioni né sembra avere un impatto particolare sulla zona. Per altro giova ricordare che anche l'arrivo di questo gruppo è richiesto dal Comune e dalla Provincia alla Casa della Carità di Don Colmegna che si fa carico della situazione insostenibile che si era creata ad Opera, dove la permanenza del gruppo dei rom si era fatta impossibile a causa del clima di razzismo alimentato fra una parte della popolazione residente da Alleanza Nazionale e dalla Lega Nord. Proprio allo scopo di permettere una migliore accoglienza del gruppo di Rom e facilitare i percorsi di inserimento sociale il 23 marzo il Prefetto su richiesta degli Assessori Moioli (Servizi Sociali), Verga (Casa), De Corato (Sicurezza) sequestra un'area adiacente al Ceas. A questo punto, e solo a questo punto, i livelli zonali dei partiti della Casa della Libertà insorgono contro la decisione presa dalla Giunta Comunale. Ma alla base di tale atteggiamento c'è un fraintendimento totale di quanto stava avvenendo al Parco Lambro: infatti, viene definito del tutto impropriamente campo nomadi ciò che nella sostanza è qualcosa di profondamente diverso. Sviata da questo atteggiamento dei partiti del centrodestra, buona parte dell'opinione pubblica si attesta su questa posizione di assoluta opposizione alla presenza dei Rom. Indubbiamente si è creata una spaccatura fra la Giunta Comunale e le componenti zonali del centrodestra che non hanno potuto o voluto capire la filosofia dell'intervento richiesto dall'Assessore Moioli alla Casa della Carità. I richiami alla ragionevolezza e a capire quanto stava esattamente accadendo al Ceas di cui il centrosinistra sia a Palazzo Marino sia in Consiglio di Zona 3 si è fatto promotore non sono stati raccolti e si è preferito fare esacerbare gli animi per ottenere un facile consenso. Per altro l'area sequestrata non è mai stata conferita al Ceas, ma ha solo ospitato le roulottes (vuote) della Provincia. "
In risposta al messaggio di Enrico Vigo inserito il 3 Giu 2007 - 14:50
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