.: Discussione: Nomadi a Milano: che fare?

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 8 Giu 2007 - 15:56
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Opera Nomadi: domande senza risposta

Riflessioni che precedono il Seminario promosso dall’ISMU – Milano 13 Giugno sul tema dell’abitare e delle politiche pubbliche rivolte alla minoranza Rom - Sinti:
 
Alcune domande che non trovano risposta

 
 
Immaginiamo per un momento che l’Assessore alla Famiglia e Politiche Sociali del Comune di Milano, Mariolina Moioli e Don Colmegna, “illuminato” leader del volontariato milanese (definizione di Zita Dazzi da Repubblica ondine – giugno 2007), nonché “saggio” bipartisan ispiratore dei patti di solidarietà e legalità fatti propri dal Sindaco Moratti, decidano di confrontarsi apertamente con i cittadini e le associazioni sui risultati conseguiti dopo un anno di governo della “problematica” rom.
Troppo? Forse…
Immaginiamo allora, più semplicemente, che il 13 Giugno, nel dibattito che seguirà all’incontro promosso dell’ISMU su una recente ricerca condotta a Milano e Lombardia, vengano loro poste poche ma semplici domande che fino ad oggi non hanno trovato risposta .
 
Ad esempio queste:
 
Premessa
 
Il dibattito pubblico sulla “questione rom” è ormai legato ai soli aspetti emergenziali, posti dalla presenza dei gruppi rumeni che in misura più evidente e drammatica sollevano la questione abitativa. Tutto ciò nonostante da parte delle Istituzioni non vi sia alcun piano convincente di accoglienza e inserimento. Diviene quindi sempre più difficile porre all’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici locali il significato e l’interesse per interventi che in misura meno demagogica e più costruttiva affrontino i problemi di ogni giorno fornendo nel tempo delle risposte utili e convincenti.
Ma è proprio su questo piano di confronto, cioè su quanto è stato fatto a Milano negli anni passati, pur tra molti limiti, che intendiamo confrontarci pubblicamente.
 
 
1)     Da c.ca 14 anni, 11 mediatrici rom lavorano nelle scuole primarie milanesi per favorire l’inserimento e la frequenza dei c.ca 500 bambini rom e sinti (altre 4 lavorano in 2 consultori familiari con le madri e i nuclei familiari, 1 nel carcere di Bollate, 1 nei servizi sociali territoriali). L’alta professionalità conseguita, che costituisce l’unico esempio di un tale livello finora raggiunto in Italia, certificato nel caso della scuola dall’Università Milano – Bicocca (Dipartimento dei Scienze della Formazione Primaria) e dall’Ufficio Scolastico Provinciale (nonché sottoscritto nel 2005 con un Protocollo d’Intesa tra l’Opera Nomadi Nazionale e il Direttore Generale all’Istruzione del MIUR, Dott.ssa Moioli, oggi Assessore del Comune di Milano), ha consentito di raggiungere risultati importantissimi in questo settore. Perché non se ne parla mai, portando questa significativa esperienza ad esempio di positiva integrazione delle comunità rom e sinte nella città di Milano? Perché il destino professionale di queste lavoratrici viene sempre lasciato in un inaccettabile precario futuro? Perché la convenzione sottoscritta anche quest’anno con l’Opera Nomadi ha avuto luogo solo a giugno, a fine anno scolastico, e non si saprà se riprenderà nel mese di settembre, lasciando nell’incertezza e nel caos le scuole?
2)     Nell’ultimo decennio sono sorte a Milano 3 Cooperative Sociali Rom che hanno svolto un’interessante attività nell’ambito della prestazione di servizi e di occasione di promozione e recupero dei giovani che vivono nelle comunità rom. Non meno di 50 persone, tutte appartenenti alle comunità dei rom italiani insediati nei “campi comunali”, lavorano oggi in condizioni di grande incertezza per il loro futuro professionale e di frustrazione morale per il disinteresse istituzionale che avvertono attorno a questa esperienza, da quando cioè la nuova amministrazione comunale ha annunciato “cambiamenti” senza indicarne il perché e in quale direzione. Dal I di Luglio anche queste esperienze, tra le poche, anche in questo caso, che possono costituire in Italia un punto fermo di riferimento per le politiche sociali nei confronti della minoranza Rom, rischiano di non avere continuità.
3)     Si fa un gran parlare dell’emergenza rumeni, di via Triboniano e della necessità di stipulare dei Patti di legalità e socialità , i cui controversi risultati per una volta non vogliamo qui trattare per dare spazio ad altro, dimenticandosi che la maggior parte delle comunità rom e sinte sono insediate stabilmente da decenni sul territorio milanese, dentro e fuori i “campi nomadi”, senza alcun progetto di promozione sociale sostenibile. Come si può pensare che senza un dialogo continuo e costruttivo tra le comunità rom e i cittadini delle zone in cui sono presenti si possano costruire percorsi efficaci e positivi di convivenza, fornendo opportunità concrete di inserimento sociale e professionale e ricevendo così una risposta significativa anche in termini di legalità e sicurezza? L’abbandono di queste politiche attive, di promozione e partecipazione, non costituiscono forse la prova più evidente di un sostanziale abbandono delle politiche di governo del territorio?
4)     I campi nomadi costituiscono ancora l’unica esperienza praticata di inserimento abitativo patrocinata dalle amministrazioni comunali. Ma com’è possibile che anche le più recenti iniziative pubbliche puntino solo alla realizzazione di nuovi insediamenti, di dimensioni numeriche nettamente superiori ai precedenti e quindi destinati solo a creare nel tempo disagio, separazione, conflittualità, rinunciando alla ricerca di soluzioni alternative, di un reale accesso per i nuclei di nuova formazione alle abitazioni convenzionali o all’autoproduzione abitativa, cioè di carattere autonomo e per piccoli gruppi familiari?
 
Queste naturalmente sono solo alcune domande e riflessioni che avremmo voluto da tempo porre all’attenzione degli amministratori locali o a chi, accanto a loro in questo momento cerca di monopolizzarne un esclusivo interesse (Casa della Carità), che per sua natura dovrebbe invece essere pubblico e aperto al confronto con i cittadini.
Ma per l’appunto si tratta solo di in un dialogo “immaginario”…
In risposta al messaggio di Enrico Vigo inserito il 30 Dic 2006 - 10:59
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