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Inserito da Oliverio Gentile il 7 Dic 2006 - 22:23
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http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2006/12_Dicembre/07/ambrogini.shtml La gallerista Claudia Gian Ferrari ha rifiutato il premio Ambrogini d'oro a De Bortoli, Feltri e Fiorucci Al Dal Verme la consegna delle benemerenze civiche da parte del sindaco. Le grandi medaglie alla clinica Mangiagalli e a «Il giorno» Non più di cinquanta contro i settantuno del 2005: cala il numero dei premiati dal Comune in occasione della festa di Sant'Ambrogio. Quest'anno i nomi sono stati decisi dalla commissione del Consiglio comunale, all'unanimità. A differenza del passato, non ci sono persone a protestare fuori dal teatro Dal Verme (l'anno scorso per il premio a Oriana Fallaci) e anche all'interno tutti i premiati sono stati applauditi ex aequo (guarda l'elenco completo dei premiati> ). Unico «neo», il riconoscimento rifiutato dalla gallerista Claudia Gian Ferrari che ha costretto il Comune a ristampare il libretto con la lista dei premiati in fretta e furia. Letizia Moratti minimizza. «Abbiamo parlato - ha detto - e ci sarà modo di valorizzare il grande apporto che ha dato alla città, di darle un riconoscimento significativo». Già i premiati di oggi, secondo il sindaco, sono una rappresentanza di «tutti i milanesi» che fa «riflettere sulle responsabilità che ognuno di noi ha nel dare un contributo». «Non c'è stato nessun compromesso al ribasso - assicura il presidente del Consiglio comunale, Manfredi Palmeri -, abbiamo fatto molti passi avanti». La proposta del vicesindaco De Corato è di far tornare la responsabilità dei premi al sindaco, perché con la decisione dei capigruppo in Consiglio comunale «si sottopongono i candidati a una sorta di giudizio divino». La Moratti, però, ha declinato l'offerta spiegando che questa resterà «assolutamente» una prerogativa del Consiglio comunale. Il profilo dei premiati è il più vario. La medaglia d'oro alla memoria è andata a Giuseppe Massari, che ha creato il progetto giovani del Comune. I 27 attestati sono andati all'accademia Anni verdi università della terza età; ad associazioni (Amici della lirica, Casamica, gruppo Jonathan, Movimento per la vita ambrosiano, Quarto Oggiaro vivibile), e poi alla Bottega storica di Giuseppe Ferraro, al centro artistico culturale milanese, al comitato inquilini Molise-Calvairate-Ponti, al comitato italiano per il contratto mondiale sull'acqua, all'editore Crocetti, al dipartimento di Cardiologia dell'ospedale Niguarda, alla fondazione Roverto Francesci, al gruppo artistico Forlanini Monluè, alle guardie ecologiche volontarie del Comune, all'Istituto stomatologico italiano, all'istituto Villa Marelli del Niguarda, al giornale di Zona «Milano 19», all'Opera San Francesco dei Poveri, al Salone internazionale del Mobile, alla società cooperativa farmaceutica, al produttore di Enervit Paolo Sorvini, alla struttura complessa di Chirurgia dell'apparato digerente dell'Istituto nazionale dei Tumori e all'unità operativa di Neonatologia del San Paolo. E ancora le 22 medaglie d'oro sono state assegnate a giornalisti e scrittori (Ferruccio De Bortoli, Tony Capuozzo, Piero Colaprico, Vittorio Feltri, l'intellettuale cattolico Cesare Cavalleri, il fotogiornalista Mario De Biasi), stilisti come Elio Fiorucci, artisti come Teo Teocoli. Ma un premio è stato assegnato anche al rettore dell'Università Cattolica Lorenzo Ornaghi, al regista Renzo Martinelli (ritirato dalla moglie e dalla figlia), al proprietario del cinema Anteo Lionello Cerri. Maria Benigno Bruni è stata premiata per il suo impegno per le donne e i minori in difficoltà; Onorina Brambilla Pesce come partigiana e sindacalista; Francesca Floriani Crippa per il lavoro della sua fondazione a favore dei malati terminali; Carmela Forte per l'impegno dell'associazione Serenità. Don Gian Paolo Gastaldi parroco «di frontiera» alla Comasina; Ippolita Loscalzo vicepresidente dell'associazione italiana sclerosi multipla; Maria Grazia Nanni Napolitani (per tutti «mamma Grazia») volontaria di Don Orione; Silvia Parente vincitrice di quattro medaglie alle paralimpiadi di Torino; don Chino Pezzoli che si è sempre occupato di drogati, malati di Aids ed emarginati; Gianluca Rolla impegnato nel reinserimento dei detenuti e il pediatra Fabio Sereni sono gli altri premiati. Le grandi medaglie d'oro, invece, sono state assegnate alla Clinica Mangiagalli e al quotidiano Il Giorno che quest'anno festeggia il cinquantenario. dal Sito Web del COmune di Milano l'intervento del Sindaco Letizia Moratti http://www.comune.milano.it/webcity/portale/homepage.nsf/wAll/DSEV-6W9E4K/$file/ambrogini%202006.doc SANT’AMBROGIO Intervento del Sindaco di Milano Oggi è il giorno in cui Milano dice “grazie” a Milano. È il momento in cui la nostra Città si ferma per esprimere gratitudine a chi dedica la propria vita al bene della comunità. Le Benemerenze Civiche sono un simbolo: premiano le forze più vive e le risorse più preziose di Milano. Riflettono l’anima della nostra Città, le sue qualità speciali che rendono Milano unica nel mondo. Qui con noi, oggi, vediamo i volti della Milano migliore, quelli delle sue istituzioni scientifiche, culturali, dell’impresa, del volontariato, e la Città riconosce e vuole onorare le espressioni più alte e concrete di queste eccellenze. Attraverso queste benemerenze li ringraziamo tutti per il loro impegno lontano dai riflettori e, per questo, ancora più meritevole. Permettetemi di sottolineare come quest’anno la scelta delle personalità da premiare abbia costituito una novità positiva: è stata, infatti, frutto di una riflessione condivisa da maggioranza e opposizione che ha superato gli interessi di parte. Per questo voglio ringraziare in modo particolare il Consiglio comunale, che ha voluto rappresentare tutti i milanesi e interpretare i loro sentimenti individuando luminosi esempi di amore per Milano. In questo particolare giorno di festa sarebbe riduttivo parlare delle cose fatte o di quelle da fare: in tante altre giornate, tante altre occasioni, abbiamo e avremo modo di parlarne. Perché oggi non è il Comune al centro dell’attenzione ma è la nostra Città. Nella giornata del nostro Santo Patrono mi sembra quindi giusto che anche chi amministra compia una riflessione più profonda ispirata ai valori testimoniati da Sant’Ambrogio, che proprio ieri ci ha ricordato ancora il nostro Cardinale. Fu il nostro santo patrono a insegnare a Milano, 17 secoli fa, il valore della generosità, della disponibilità, della fermezza nell’intervenire per il bene comune. Sant’Ambrogio aveva frequentato le migliori scuole di Roma poiché era destinato alla carriera amministrativa. La capacità di guidare uomini e di gestire risorse fece di lui un grande vescovo, vicino ai problemi della gente, interprete del suo tempo, capace di aggregare intorno a un obiettivo comune persone diverse. Nella sua attività di “amministratore” prima e di Vescovo poi, Ambrogio ha rimesso al centro della sua opera la persona. Ieri sera il Cardinale ci ha invitato a riflettere su cosa significa nella vita personale e nella vita della comunità cittadina rimettere la persona al centro. Essere persona significa “essere un io aperto al tu” in una capacità di relazione che è quella che ci consente di costruire una Città che sa essere anche comunità. La festa di oggi ci ripropone un cammino interiore che dev’essere anche percorso sociale, civile, istituzionale e politico, come per altro c’insegna proprio la storia del nostro Patrono. È responsabilità di chi amministra il bene pubblico cogliere questi bisogni, interpretarli, offrire risposte adeguate ed efficaci. Avere la responsabilità del governo di una grande Città significa ascoltare il suo cuore. Sei mesi fa voi mi avete dato questa forza, questa fiducia. Oggi, nel giorno della festa di Milano, io rinnovo il mio impegno a lavorare insieme a voi per mettere in circolo energie positive, per rendere la nostra Città più forte nell’anima e più pronta a raccogliere le sfide portate dai cambiamenti economici, culturali e sociali che segnano il nostro tempo. Abbiamo tutti ruoli diversi, è vero, ma condividiamo la stessa responsabilità. Una responsabilità innanzi tutto nei confronti di noi stessi, delle nostre famiglie, dei nostri cari, di chi ci è vicino sul lavoro, nel quartiere o nello stesso palazzo. È la responsabilità di uscire dalle proprie “periferie” per ritrovare la nostra identità, quella che contribuisce a dare un senso alla nostra vita personale e sociale. Non c’è il Comune da un lato e i cittadini dall’altro: abbiamo tutti uguale possibilità di lavorare per creare le condizioni che permettono di realizzare il nostro progetto di vita. Due, in particolare, sono i fronti sui quali sento personalmente la responsabilità di agire: da un lato, lavorare per migliorare la qualità della vita, la coesione sociale, valorizzando chi opera in spirito di solidarietà e con generosità. dall’altro, impegnarsi per far si che la Città possa continuare a svilupparsi anche a beneficio di chi ha più bisogno. Vogliamo migliorare la qualità della vita dei milanesi, dimostrando che la politica può e deve testimoniare la sua efficacia giorno dopo giorno. Spesso ci troviamo di fronte a una politica totalmente distaccata dalle necessità quotidiane, come “sospesa” lontana dalla realtà. Vogliamo, invece, riportarla a una dimensione più umana, più aderente ai bisogni di tutti e di ciascuno. Sappiamo che Milano è una Città complessa, che – come tutte le grandi città del mondo – ha ancora angoli bui, dove purtroppo ancora molti soffrono disagi, povertà, solitudini, emarginazioni, dove spesso l’incapacità di dialogo si traduce in isolamento, dove l’insicurezza sfocia nella violenza. Ma Milano è sempre stata capace di superare i momenti difficili, di rinascere ogni volta anche grazie e attorno a progetti “simbolo”. Ne voglio ricordare due in particolare: l’Expo del 1906 e la ricostruzione della Scala. Due momenti che in epoche diverse hanno rimesso in circolazione le energie e le risorse dei milanesi. Oggi stiamo formulando un nuovo approccio ai bisogni che Milano esprime, stiamo gettando le fondamenta di una Milano nuova, grande, internazionale. Una città che funzioni, che sia efficiente, che promuova lo sviluppo delle sue imprese e la qualità della vita. Una città che investa sui giovani e sulla formazione. Una città solidale e unita. Oggi, in un mondo globalizzato è sempre lo stesso sentimento, la stessa tenacia, la stessa volontà di rimettere al centro le esigenze di ogni persona, attorno a bisogni e temi fondamentali, che ci ha spinti a lavorare per realizzare un evento mondiale come l’Expo. Ed è con questo stesso spirito che raccogliamo volentieri l’invito del nostro Cardinale a celebrare nel 2013 un momento della storia di Milano che la rese famosa in tutto il mondo, per l’atto che proclamava la libertà di culto per tutti i cittadini di qualsiasi religione, a cominciare dai cristiani che allora vivevano in condizione di semiclandestinità. C’è infatti un filo rosso che lega questo antico passato – del quale facciamo tesoro come eredità preziosa – per questi due importanti appuntamenti: Milano vuole essere capace di raccogliere i bisogni, dar voce e interpretare le esigenze di tutti, in una dimensione di “libertà responsabile”. Per questo, prima di concludere, voglio ricordare una figura che è stata interprete dello spirito ambrosiano e ci ha indicato la via da seguire. La cito volentieri in questo giorno nel quale diciamo “grazie”. Ester Angiolini è mancata nei giorni scorsi. È stata una donna impegnata in politica in tempi nei quali le donne avevano molte più difficoltà di oggi nel trovare spazi e gratificazioni nella vita pubblica. Una donna-consigliere comunale moderna, vitale, anticonformista. Ci ha lasciato un ricordo che ci fa riflettere. È la stesso valore che Sant’Ambrogio portò nel suo impegno civico e spirituale: la partecipazione “corale”. Egli fu un innovatore: introdusse il canto nella liturgia e, ancora oggi, Milano ospita l’unica scuola che tramanda nei millenni questo antico rito collettivo. Oggi, nel giorno in cui la nostra Città si ritrova attorno a quel simbolo e luogo di bellezza che è la Scala, la coralità introdotta da Ambrogio riflette quella dell’Orchestra dove i talenti dei singoli maestri si uniscono per formare un'unica sinfonia. |
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