.: Discussione: La scuola araba di via Ventura

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 19 Ott 2006 - 16:03
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La scuola Araba. Il primo rapporto di VivereMilano.

Di Admin ( 19/10/2006 @ 15:05:42, in Generale, letto 38 volte)

Ciao a tutti, ecco il primo rapporto stilato dal gruppo di lavoro dedicato alla scuola araba.

E' il frutto delle interviste a 2 dei protagonisti. Lidia Acerboni : la preside della scuola e Pietro Farneti socio fondatore dell'istituto.


VivereMilano ha voluto iniziare un percorso di indagine in prima persona al fine di accertare i fatti autonomamente, per poter elaborare una propria opinione sui fatti non influenzata dai MEDIA.


A presto nuove interviste ad altri protagonisti della vicenda.



VISITA ALLA SCUOLA DI VIA VENTURA LE IMPRESSIONI

Di Laura Cremonesi , Roberta Folatti e Roger Bellia



La zona non è un granché se valutata con il metro di chi vuole acquistare un appartamento, ma non è degradata. Solamente non è bella. Appena entrati ci si trova in cortile e di fronte c’è un cantiere pertinente un edificio confinante. Entrati nella scuola si ha subito una buona impressione. Pulizia, ordine, ci sono degli ornamenti, si vede che c’è stata una ristrutturazione con capitolato di media fattura. Si notano subito nel corridoio che si affronta al primo piano, quello dove c’è anche l’amministrazione, quattro estintori nuovi con cartellino di regolare manutenzione. Si nota anche l’idrante. Il primo commento che, tra di noi, facciamo è il seguente: "..abbiamo visto molte scuole pubbliche italiane lontane, in peggio, dagli standard di questa scuola". Le aule sono più che dignitose, con tavoli e sedie generalmente non nuovi ma in buono stato. La lavagna c’è sempre, l’illuminazione è ottima e c’è la piantina prevista dalle norme di sicurezza in ogni aula. Le pareti sono fresche di tinteggiatura. L’unica pecca nel bagno al primo piano: pulito ma non all’altezza del resto della scuola. In compenso il bagno per i portatori di handicap è ottimo.


L’ASPETTO NORMATIVO


Senza essere comunque molto eruditi in materia, dall’intervista a Pietro Farneti ed alla preside prof.ssa Lidia Acerboni, emerge la seguente situazione per quanto riguarda gli aspetti normativi. Sono due le tipologie di normative o leggi che si devono considerare: normative/leggi che riguardano l’edificio scolastico e le sue dotazioni e leggi che riguardano l’istituzione scolastica. Per quanto riguarda le leggi/normative pertinenti l’edificio scolastico, senza entrare troppo nel merito per il quale in effetti siamo impreparati, il buon senso – e quanto conosciamo delle scuole pubbliche italiane – induce a ritenere che se (diciamo se) quella scuola non è ancora a norma, sicuramente ci vuole molto poco per metterla a norma e su aspetti magari solo marginali. A riguardo, ci ricorda la preside, la legge dice che se non si ha una autorizzazione preventiva all’apertura, si può fare una dichiarazione di inizio attività e poi si attende l’autorizzazione, a condizione di essere a norma naturalmente. Siamo comunque del parere che se 100 scuole sono fuori norma da tempo e la 101-esima che si appresta ad essere aperta non è, al pari delle altre, a norma, la 101-esima non va aperta. In altre parole è sbagliato l’assunto "siccome le altre non sono a norma allora anche questa può aprire anche se non a norma". Fatta tale considerazione, aggiungiamo però subito la seguente considerazione: "se gli stessi criteri utilizzati nel valutare questo edificio scolastico e le sue dotazioni vengono utilizzati per tutti gli edifici scolastici italiani, chiude una bella fetta di scuola italiana".


Naturalmente, è bene precisarlo, i gestori della scuola affermano di avere rispettato le leggi italiane.


Per quanto concerne invece le legislazione che attiene all’istituzione scolastica, abbiamo appreso dalla preside quanto segue:


- In Italia è possibile aprire una scuola elementare o media in tutto e per tutto straniera. Ovvero senza una briciola di insegnamento né in lingua italiana, né di qualcosa che riguardi l’Italia e i nostri programmi. Insomma, in senso lato naturalmente, un pezzo di terra straniera in Italia si può fare. E ci sono esempi di questo tipo in Italia: scuole giapponesi, scuole americane, ecc.. . Non è il caso di questa scuola, è bene precisarlo subito. E’ infatti una scuola bilingue.

- Una scuola in tutto e per tutto straniera è valida per l’obbligo scolastico anche se poi il titolo acquisito non vale in Italia. Chi seguisse una scuola in tutto e per tutto straniera dovrebbe poi superare degli esami presso la scuola italiana (ottenere l’idoneità) qualora fosse interessato al titolo italiano. E’ evidente che non ci riuscirebbe a meno di non avere fatto un doposcuola italiano o preso lezioni private.


I FATTI (DAL COLLOQUIO CON PIETRO FARNETI)


La scuola è stata aperta dall’associazione Insieme, una associazione nata ad opera di italiani e di egiziani che hanno già in parte vissuto l’esperienza della scuola di via Quaranta ma che da tale esperienza desideravano staccarsi per tutti quegli aspetti che non erano puramente didattici. Il progetto della scuola egiziana di via Ventura nasce con i seguenti presupposti: o risolvere il problema di fornire un titolo di studio valido in Egitto. Manca infatti un accordo Egitto-Italia che consenta di convalidare in Egitto i titoli di studio italiani o risolvere il problema di fornire un titolo di studio valido anche in Italia che si può ottenere ovviamente sostenendo gli esami di idoneità (questa non è una scuola paritaria) o la scelta della scuola bilingue, in luogo dello schema scuola italiana e doposcuola arabo, è stata effettuata perché ritenuta più efficace o per i fondatori il modello scelto è un modello di integrazione per i seguenti motivi: • nasce da un gruppo di persone composto da italiani ed egiziani • la scuola è bilingue e ha, tra i suoi obiettivi, quello di consentire ai suoi alunni di potersi successivamente iscrivere alla scuola superiore italiana • ci sono idee per molti progetti da fare in collaborazione con scuole italiane Lasciamo la descrizione dei fatti alla chiacchierata svolta con Pietro Farneti di cui riportiamo in sintesi le considerazioni e risposte alle nostre domande.


Le procedure seguite

Abbiamo mandato una prima domanda a Dutto (Direzione Scolastica Regionale) come scuola bilingue, lui ce l’ha respinta spiegandoci cosa dovevamo fare. Il 13 luglio ci siamo incontrati, il 18 abbiamo presentato una nuova istanza con i programmi, lui non ci ha risposto lasciando scadere la cosa ma non dicendo no. Intanto abbiamo presentato i programmi, i docenti, il rapporto amministrativo con il Consolato, la perizia statica dell’immobile, insomma una serie infinita di documenti.


Iniziano gli ostacoli

Il Comune non avrebbe titolarità in questa faccenda ma è intervenuto comunque. A settembre ha mandato la polizia municipale – quando eravamo ancora in pieno cantiere – la quale ha stilato una comunicazione in cui vietavano le attività scolastiche e extrascolastiche, sulla base dei rilievi fatti. (nb abbiamo la fotocopia del verbale) Noi abbiamo risposto attraverso il nostro avvocato, Vittorio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale. E’ andata avanti così, tra continue ispezioni e ritardi nelle risposte, finchè noi non abbiamo preso una decisione. La legge dice che o hai un’autorizzazione preventiva o fai una dichiarazione di inizio attività e loro poi ti autorizzano. Noi abbiamo scelto questa strada, dopo che ci siamo accorti che la nostra autorizzazione preventiva veniva tirata per le lunghe e che si stavano inventando continuamente ostacoli per rallentarci. Così abbiamo fatto la dichiarazione di inizio attività e abbiamo cominciato le lezioni. Ci siamo avvalsi di quel dispositivo di legge per fare uscire allo scoperto il Comune e fargli ammettere che non c’entravano i problemi tecnici, la verità è che non vogliono una scuola araba in città.


Record di ispezioni

Abbiamo avuto ben dieci ispezioni di tecnici del Comune di Milano. E’ venuto anche l’architetto Acerbo, quello che ha seguito il restauro della Scala. Beh alla fine ci hanno fatto tutti i complimenti per la nostra struttura. Insomma venivano i tecnici, dicevano che era tutto a posto e che l’indomani avrebbero mandato la relazione, ma poi non succedeva nulla.


Il vero intento

L’intento del Comune e della Direzione Scolastica era quello di ritardare al massimo l’inizio delle lezioni in modo che non ci fossero i 200 giorni di lezione necessari: a parte che sono anche ignoranti, visto che adesso sono richieste 835 ore di lezione, non più 200 giorni. Comunque l’obiettivo era quello di dire .


L’anomalia

L’anomalia è che la Direzione Scolastica Regionale e il Comune di Milano hanno agito come se fossero un ente unico. La direzione Scolastica si appoggiava alle ispezioni del Comune per dire .


L’associazione Insieme

L’associazione si è costituita nel 2005. Ne fanno parte italiani e arabi. I locali appartengono alle ACLI che ce li ha dati in affitto. In questa struttura abbiamo fatto prima attività di doposcuola con Risvegli e poi abbiamo iniziato i lavori per aprire la scuola con Insieme.


Certa stampa

Dopo che abbiamo iniziato i lavori, esce un articolo di Libero, scritto dalla giornalista che stava al bar anzichè venire a visitare la scuola, dal titolo <500 islamici tornano a scuola>. Noi abbiamo un centinaio di iscritti.


Non è la continuazione di via Quaranta

Non c’entriamo niente e non siamo la continuazione di quell’esperienza. Noi abbiamo alle spalle il Consolato e l’Ambasciata egiziani, i quali non potevano soffrire la scuola di via Quaranta. Quando abbiamo cominciato, il Consolato ha detto chiaramente: . Ai tempi, come Risvegli abbiamo fatto attività sociale e di doposcuola in via Quaranta, e alcune delle famiglie che abbiamo conosciuto lì hanno iscritto i loro bambini alla nostra scuola, c’è anche un insegnante che lavorava in quella scuola, ma non abbiamo altri rapporti.


Scuola laica

La nostra è una scuola araba laica, a frequentazione libera. Non è assolutamente una scuola coranica. L’insegnamento della religione consiste in un’ora alle elementari e due alle medie. Il testo viene fornito dal Consolato egiziano ed è un testo sia cristiano-copto che islamico. La nostra vuole essere una scuola araba, come esiste quella americana, giapponese ecc. La scuola dovrebbe autofinanziarsi con le rette scolastiche. Peraltro le nostre rette sono basse, dai 50 ai 100 euro al mese, perchè le famiglie che iscrivono qui i loro bambini sono molto povere. Attualmente l’associazione Insieme è fuori di 35000 euro, ce ne mancano altri 40.000, e ci sono ancora da pagare le parcelle dei professionisti.


Programmi e bilinguismo

L’insegnamento avviene fino alle 11.15 in lingua egiziana, dalle 11.15 alla fine dell’orario scolastico in italiano. Facciamo un esempio: se io sto insegnando l’addizione nelle prime due ore, la sottrazione nelle ore successive verrà fatta in italiano in modo che gli alunni si abituino al bilinguismo. Così impareranno i termini e saranno pronti sia per l’esame al Consolato egiziano sia per quello nella scuola italiana. I programmi sono strutturati in modo che ci sia un uso delle due lingue al 50%, metà italiano, metà egiziano. Da aprile a giugno, dopo che i bambini hanno sostenuto l’esame al Consolato italiano, le lezioni sono previste solo in lingua italiana. Come contenuti, il 70% è preso dal programma scolastico italiano. Per ora non abbiamo bambini italiani iscritti, ma se dovessero esserci per loro abbiamo già pensato a un corso base di egiziano.


Perchè questa scuola

Il corso di studi italiano non è riconosciuto in Egitto. Normalmente i genitori egiziani per preparare i figli all’esame al Consolato si pagano lezioni private. Dal punto di vista economico, il fatto di avere una scuola privata bilingue a rette accessibili è l’ideale.


Accordo tra governi

Da questo punto di vista la scuola italiana è molto indietro. Sarebbe opportuno che i governi di Italia e Egitto e i rispettivi Provveditorati si parlassero e trovassero un accordo. La mission La mission è di creare un luogo di integrazione prima di tutto fra adulti. Si parla sempre di bambini e non si parla di noi grandi. Questa cosa è fatta da italiani e egiziani ed è un esempio di integrazione e convivenza fra persone di paesi e culture diversi. Non è stato semplice trovarsi, intendersi, condividere le regole all’interno dell’associazione Insieme.


La nostra idea di integrazione

Non pensiamo affatto che una scuola araba rappresenti una forma di isolamento. Il problema dell’integrazione non esiste nel momento in cui io faccio una cosa con te. E nel nostro caso la scuola è nata da un’iniziativa di italiani e egiziani insieme. Se io sto creando una cosa con degli amici egiziani, il problema dell’integrazione già non si pone più. Esisterebbe se io fossi dall’altra parte, ma se siamo insieme non esiste. Noi non abbiamo nessuna intenzione di isolarci, abbiamo in mente feste, attività sportive, azioni integrate con le altre scuole, classi, centri estivi. Alle due finiscono le lezioni e, avendo una struttura, prevediamo di organizzare una serie di attività e contatti che coinvolgano anche il quartiere. Non ci isoleremo, andremo incontro agli altri. Tornate tra un anno e vedrete quante iniziative saranno nate.



CONCLUSIONI



La nostra visita alla scuola e la nostra chiacchierata con Pietro Farneti e la preside prof.ssa Lidia Acerboni, ci portano alle seguenti considerazioni:


1. Il problema non è quello del rispetto delle normative riguardanti l’edificio scolastico e le sue dotazioni. Infatti, salvo essere smentiti da fatti inoppugnabili, ci pare di poter concludere che la scuola rispetta le normative di sicurezza oppure le rispetterà pienamente fra pochissimo.


2. Il problema non è quello della legittimità o meno dell’apertura di una scuola egiziana (in realtà bilingue) e più in generale straniera, in Italia. Infatti in Italia si può aprire una scuola in tutto e per tutto straniera e che consente di assolvere all’obbligo scolastico.


Dunque quale è il problema? Perché si discute tanto di questa scuola?


Crediamo che i problemi siano di due tipi. Il primo è quello dell’ipocrisia (o paura?) della classe politica che ha voluto nascondere un problema dietro cavilli burocratici ed un vergognoso polverone degno del miglior (o peggior) azzeccagarbugli manzoniano. Il secondo è appunto il problema che si è voluto nascondere, ovvero quello di quale integrazione ricercare per la popolazione di cultura islamica e, più in generale, per tutta l’immigrazione.


Secondo Vivere Milano la scuola può e deve aprire, perché a quanto pare rispetta le leggi italiane.


A questo punto però rimane aperto il problema n°2 ovvero quello di quale modello di integrazione adottare e se questo tipo di scuola rappresenta una buona soluzione.

In risposta al messaggio di Germana Pisa inserito il 13 Ott 2006 - 00:29
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