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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Giovedì, 21 Settembre, 2006 - 12:30

Bush " Dovunque io volga lo sguardo vedo estremisti"




/"Dovunque io volga lo sguardo vedo estremisti"/ ha affermato *George
Bush* nel suo discorso davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite. Ha scelto proprio questa raggelante espressione, che la dice
lunga sulle paure di chi, per continuare ad imporre la
supremazia statunitense sul pianeta (come scritto dagli ideologi
neoconservatori nel *"Progetto per il nuovo secolo americano"*) ha
imposto al pianeta stesso la guerra al terrore, e si rifiuta di vedere
come il dolore generi più odio.

Ma se è il reazionario fanatico iraniano *Mahmoud Ahmedinejad* ad
andare
a Nuova York a dire che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non
rappresenta più nessuno, allora vuol dire che tutti quelli che fanno
finta di non sentirlo sono più reazionari e fanatici di lui.

Può nel 2006 il Consiglio di Sicurezza dare il diritto di veto alla
Gran
Bretagna e non all'India, alla Francia e non al Brasile, ammesso e non
concesso che il diritto di veto non sia comunque una zavorra
intollerabile?

*Hugo Chávez*, per scaldare la platea, ha iniziato il suo discorso con
una battuta. Ha detto che in quell'aula dopo il discorso di George
Bush si sentiva odore di zolfo. I presenti hanno riso, applaudito, poi
Chávez ha argomentato seriamente per tutto il tempo che aveva. Per
esempio ha invitato gli statunitensi a leggere Noam Chomsky. Poi ha
citato lo stesso George Bush con quel suo terrificante /"dovunque io
volga lo sguardo vedo estremisti"/ (chissà perché glissato dalla stampa
internazionale) ed ha argomentato, ha denunciato, ha proposto. I
giornali del nord hanno edulcorato, minimizzato, ridicolizzato: "Quel
buffone di Chávez va all'ONU a dire che Bush è il diavolo". Null'altro.

*Evo Morales*, il grande lottatore sociale che coniuga il rispetto per
la terra proprio della cultura nativa, con la prassi di mastino
sindacale in un paese, la Bolivia, dove la classe operaia ha tradizioni
sindacali gloriose e rivoluzionarie, con la modernità della democrazia
partecipativa, ha fatto un intero discorso, applauditissimo da tutti i
paesi del Sud. Ha parlato di ecologia, di beni comuni, di riforma
agraria. Niente è rimasto nelle testoline della grande stampa
internazionale.

Poi Evo ha tirato fuori una foglia di Coca, ed ha ricordato
all'assemblea la vera persecuzione che stanno subendo da decenni i
coltivatori di una pianta benefica con 5000 anni di storia, a causa di
un'abitudine distorta di pochi milioni di persone concentrati in pochi
paesi ricchi. Orrore, per i quotidiani del nord, il folcloristico
presidente boliviano, così troglodita da non mettere neanche la
cravatta, ha sfidato il mondo portando la malefica pianta della cocaina
nelle sacre stanze delle Nazioni Unite.

*Nestor Kirchner*, così peronista da odorare di zolfo da lontanissimo,
ha ricordato come il proprio paese sta registrando una crescita
ininterrotta dell'economia, una diminuzione della povertà e la
risurrezione dell'industria locale, solo da quando l'Argentina ha
chiuso
la porta in faccia al Fondo Monetario Internazionale.
Ha detto cose banali Nestor Kirchner. Per esempio ha detto che uno
sviluppo senza redistribuzione non è sviluppo. E' stato accolto dal
silenzio gelido e i quotidiani internazionali non hanno neanche
registrato un intervento di altissimo spessore. Almeno Evo e Hugo, pur
nel puerile tentativo di ridicolizzarli, sono riusciti, con la battuta
sullo zolfo e con la foglia di coca, a farsi citare. Don Nestor non ci
è
riuscito.

La LXI assemblea generale delle Nazioni Unite chiude i battenti e tra
un
anno ci ritroveremo allo stesso punto di partenza. Come ha argomentato
Hugo Chávez, l'Assemblea non ha alcun potere e il consiglio di
sicurezza
è imprigionato dai possessori del diritto di veto. Quel diritto di
veto,
che continua a fotografare il mondo in bianco e nero al 1945, odora
davvero di zolfo e incatena l'ONU e sei miliardi di persone, ai voleri
di *John Bolton*, il falco estremista ambasciatore statunitense alle
Nazioni Unite e di pochi paesi ricchi. Gli altri non contano nulla.
Fino
a quando? Gennaro Carotenuto