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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Martedì, 5 Settembre, 2006 - 13:49

Vade retro single!!

 
Su "L'Opinione.it" del 2 settembre scorso (direttore Arturo Diaconale, fra i collaboratori Paolo Pillitteri) è comparso un breve commento anonimo - quindi autorevole - intitolato "I Pacs, Andreotti, le adozioni, i single". E poiché il testo è, appunto, breve, non abbiamo difficoltà a trascriverlo. Esso recita: "Altro che Pacs, il deputato Poretti (Rosa nel Pugno) presenta una proposta di legge, anti-famiglia, per permettere ai single di adottare un bambino. C’è da augurarsi che la contrarietà che il Senatore a vita Giulio Andreotti espresse giorni fa nei confronti dei pacs, con una chiusura totale ad una loro approvazione, sia estensibile anche a questa nuova trovata".
 
Proprio dalla stringatezza vorrei iniziare la mia riflessione. A tutta prima non comprendevo come temi tanto importanti - Andreotti escluso - potessero venir liquidati in poche righe. Ma, leggendo meglio, mi sono resa conto che la scelta del titolo, all'apparenza superficiale e pretenziosa, era al contrario molto più eloquente di quanto sembrasse.
 
Si tratta, come abbiamo detto, di un commento e non di una semplice informazione. Lo rivelano il sarcastico esordio e termini come "legge anti-famiglia" o "trovata", di fronte alla quale auspicare la "totale chiusura" del sen. Andreotti (!).
 
Vien da chiedersi: perché Diaconale, o chi per lui, è così infuriato coi single?
 
La risposta è, al tempo stesso, semplice e profonda. Egli li ritiene responsabili di tutte le odierne aberrazioni morali, dai Pacs all'omosessualità, dall'aborto alla legalizzazione delle droghe leggere, e così via. Argomenti per nulla slegati, secondo l'ottica fondamentalista. Se si prosegue con tale ragionamento, infatti, se ne deduce che siamo giunti alle storture di cui sopra per colpa del femminismo, reo di aver allontanato la donna dalla famiglia e dal suo insostituibile ruolo materno; che il femminismo è a sua volta figlio diretto del laicismo boghese; che la borghesia è nata dalla Rivoluzione francese; per concludere con una condanna in blocco di tutte le conquiste della società civile, mondo "innaturale" che ha distrutto i sani e immutabili valori su cui si poggiavano gli Stati tradizionali.
 
Femminismo, relativismo, edonismo e tanti altri altri "ismi" - insieme con gl'individui che li incarnano - sono dunque i mali contro cui si scagliano i fustigatori di coscienze, clericali o atei devoti che siano. I quali veramente  non si trovano solo a destra, dato che un recente "studio" comparso su "Repubblica" proprio sui single ne ha parlato come della "generazione no-figli"; mentre un altro ha cercato di dimostrare addirittura che essi, coi loro acquisti sconsiderati, contribuirebbero in modo decisivo ad aggravare l'inquinamento del pianeta.
 
Risulta ora molto più chiara la scelta di quel titolo: Pacs, adozioni, single, cui potremmo aggiungere tutto quanto abbiamo sopra elencato e anche di più, non sono un fenomeno complesso da analizzare in profondità, ma l'ovvio risultato di una serie di deviazioni. Non occorre sprecar tempo a parlarne: si devono rifiutare e basta.
 
Lo scritto in questione è emblematico ben di là dal suo (nullo) valore letterario, perché, a volerlo decifrare minuziosamente, smaschera l'autentica ideologia di tanti sedicenti liberali nostrani.
 
Ma anche quanto questi ultimi siano pericolosi, poiché fanno leva su pregiudizi assai diffusi a livello generale.
 
Andiamo oltre. La "trovata" del deputato Poretti era in realtà stata avanzata qualche anno prima nientemeno che dall'inflessibile card. Tonini. O meglio: il porporato l'aveva considerata una soluzione accettabile, qualora gli orfani non trovassero nessuna famiglia disposta ad accoglierli.
 
Del resto, anche se i più lo ignorano, i single possono già adottare. Purché i futuri figli siano maggiorenni. E c'è chi lo fa, uomini e donne non sposati, ma pure preti. E' il caso di don Gino Rigoldi, che nel 1996 adottò un ragazzo albanese senza permesso di soggiorno, già padre di un bambino.
 
Lungi dal condannarli, dovremmo perciò esser molto grati a queste persone che si sono accollate l'arduo compito di portarsi in casa un individuo adulto, sempre vissuto in un istituto o con una storia alle spalle a dir poco drammatica. Il quale, senza queste madri o padri soli, sarebbe finito sulla strada o in qualche carcere circondariale, dal momento che le famiglie "regolari" si sono ben guardate dal sobbarcarsi un onere simile. Il figlio adulto non fa "gola"; non è piccolo, non è tenero, magari non è nemmeno tanto bello, e poi tanti problemi: troppi. Un doppio scarto della società.
 
Invece, nessun ringraziamento. Ma al contrario i fulmini di cardinali, di Diaconali e dei loro epigoni che non si stancano di dipingerli come una pattuglia di parassiti, simbolo di una società decadente e ripiegata su sé stessa. Il guaio è che di questi... monogenitori, come dei solitari per necessità (sfortuna, lavoro precario) i grandi media non parlano mai. Gli unici single che trovano spazio nelle inchieste giornalistiche sono rigorosamente belli, annoiati, infantili, con un ottimo reddito e nessuna voglia di impegnarsi per il futuro.
Certo, l'individualismo sfrenato è una delle piaghe delle società avanzate; ma e si va diffondendo anche nel Terzo mondo. Ci troviamo quindi di fronte a un fenomeno molto complesso, che non risparmia nessuno: non i single, d'accordo, ma nemmeno le celebrate, benedette famiglie tradizionali.
 
Né la laicità coincide con la totale assenza di valori. I veri laici, gli "atei pensosi" (ben diversi dai "devoti" attuali) come li chiamava il dimenticato papa Paolo VI, erano tutt'altro che libertini privi di regole morali. Berlinguer, Montanelli, lo stesso Pasolini avevano a cuore princìpi quali solidarietà, lotta per i più deboli, e, non ultima, la famiglia, su cui s'interrogavano problematizzandola, ma non certo ignorandola o contestandola puerilmente.  Laicità non è sinonimo di barbarie e le istituzioni non possono rimanere inerti davanti a scelte all'apparenza private, ma di fatto perniciose per la società (pensiamo all'Olanda dove, in nome dell'assoluta neutralità della legislazione, è stato possibile costituire un Partito pedofilo). Ma reclamare l'intervento dello stesso, o di alcuni  esponenti politici (il cui parere in materia non ha fra l'altro alcuna autorevolezza), per discriminare precise categorie di individui ricorda molto da vicino Giovanni Gentile, e denota una intrinseca fragilità di quelle stesse convinzioni brandite con tanta veemenza.
Fragilità che accomuna tanto gli ayatollah all'amatriciana quanto i paladini dei diritti civili. Resta sempre assente dal dibattito (rettifichiamo: dai vicendevoli insulti) il tema fondamentale dell'educazione, per cui un figlio non è un diritto né una merce di scambio e le leggi devono essere elaborate in vista del suo benessere primario e non delle pretese degli aspiranti genitori. Tipico della mentalità consumista è ritenere anche il figlio un bene di scambio sul quale investire, ed eventualmente rifiutare, se non ne deriva un guadagno.
 
Non che, da questo punto di vista, le società patriarcali stessero molto meglio.  Anche allora i figli erano visti essenzialmente come un mezzo per conquistare ricchezza, prestigio, lavoro, discendenza ecc. Oggi sono visti o come un investimento a fondo perduto, o come una seccatura, o come una bandiera per sventolare le proprie velleità travestite da diritti. Non è ancora stato assimilato il concetto per cui il bambino è una persona completa, e che la sua soggezione all'adulto dev'essere uno stimolo a proteggerlo, non ad abusarne. E l'unico criterio su cui regolarsi in un tema delicato come l'adozione è il suo bene e la sua felicità.
 
Il certificato di matrimonio eterosessuale non rilascia la patente di perfetto genitore. Genitori non si nasce, si diventa. (Potremmo aggiungere che genitori non sono solo coloro che fisicamente procreano, ma il discorso si amplierebbe
troppo.) Senza dubbio però mettere al mondo o, peggio, adottare un
figlio con lo scopo di soddisfare il proprio narcisismo, o per rimediare a
una situazione matrimoniale precaria, è segno d'immaturità quando non di patologia, o - ed eccoci arrivati al punto - di egoismo puro e semplice.
 
Invece di prendersela col singolo in quanto tale, si indaghi sulla capacità della singola persona di educare un figlio; ché è l'unica condizione davvero irrinunciabile.
 
Naturalmente una famiglia "completa" è la soluzione da auspicare; ad essa va senz'altro data la precedenza. L'opzione "single" dev'essere contemplata una volta esaurite tutte le altre possibilità, sempre in obbedienza a quel criterio, la felicità e il bene del bambino, di cui parlavamo poc'anzi.
 
Il cenno all'orientamento sessuale degli aspiranti genitori non è casuale, come non è casuale, nell'articolo dell'"Opinione", l'accostamento single-Pacs. Benché quest'istituto, nei Paesi in cui è permesso, non riguardi solo gli omosessuali, è così che viene normalmente percepito; e gli strali del giornalista contro l'adozione ai single sottendono senza dubbio anche quest'altro timore: che dietro ogni "solitario" si nasconda un gay. Dargli un figlio? Per carità.
Fortunatamente il mondo reale non è fondamentalista. In esso vivono single omosessuali e single eterosessuali, genitori etero e genitori gay. Ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno.
Collaborando da anni con amici gay mi è capitato di conoscerne parecchi e non li ho trovati certo meno teneri, attenti, oblativi, disinteressati dei loro
corrispettivi etero. In alcuni casi lo erano anzi di più, vuoi per
predisposizione naturale, vuoi perché consci del pregiudizio sociale nei
loro confronti e (giustamente) intenzionati a sfatarlo. La stabilità psicologico-affettiva di una persona, non le sue preferenze sessuali, devono costituire l'unico discrimine in caso di adozioni.
Se tuttavia si parla di estendere tale diritto anche alle coppie omosessuali, va
onestamente riconosciuto che ciò solleva una serie di problemi etico-
antropologici sui quali è indispensabile riflettere in modo approfondito, senza reazioni passionali o precomprensioni ideologiche.
Non mi pare esistano ancora studi sistematici e accreditati che garantiscano
l'assoluta ininfluenza della mancata complementarità sessuale dei
partner sulla personalità del bambino. La relazione uomo-donna non esaurisce tutte le potenzialità dell'amore umano, ma è pur vero che non si può nemmeno ridurre a mera questione di genere, del tutto irrilevante per gli scopi da raggiungere.
E' dunque comprensibile la perplessità, a volte la contrarietà, di persone che, pur solidali con con gay e lesbiche, non amerebbero veder estesa l'adozione anche a questi ultimi. Le parole più illuminanti in tal senso le ha comunque pronunciate l'Abbé Pierre. Nel suo ultimo libro, egli scrive: "Dobbiamo avere la pazienza di ascoltare gli psicologi e di vedere se nel tempo, là dove l'esperienza è stata condotta, il fatto di non avere genitori di sesso diverso non arrechi davvero, psicologicamente o socialmente, un pregiudizio al bambino. Sarebbe a mio avviso il migliore argomento contro l'omoparentalità. Poiché per il resto sappiamo tutti che un modello parentale classico non garantisce necessariamente felicità ed equilibrio. Bisognerebbe avere la certezza che questa particolarità non costituisca per il bambino un ostacolo insormontabile o troppo pesante da portare".
 
Post scriptum. Fare appello ai parlamentari italiani perché fermino Pacs e adozioni "singole" non è solo prepotente, ma soprattutto idiota. Gli è che la maggioranza dei nostri politici - cattolici compresi - è divorziata e risposata oppure, come nel caso del super-teocon Casini, convivente con figlie a carico. Soltanto che la compagna di Casini gode di tutti i diritti di una moglie legittima, compreso quello di ereditare, malgrado la legge italiana non glielo permetta. La partner di un Aldo Rossi qualsiasi, invece, no. Ai lettori sciogliere questo enigma.
 
Daniela Tuscano