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.: Il Blog di Sandro Antoniazzi
Lunedì, 22 Maggio, 2006 - 14:05

Milano è una questione nazionale

Le elezioni comunali di Milano sono ormai prossime ed i due schieramenti si presentano pressoché alla pari al traguardo finale.
In  questo frangente è lecito chiedersi  se esista un qualche fattore straordinario che possa spostare a favore di una parte, naturalmente per chi scrive verso il centrosinistra, l’attuale bilanciamento.
Le dichiarazioni di persone autorevoli che si schierano per il candidato Ferrante sono di estremo interesse, così come lo sono proposte incisive espresse nelle ultime fasi.
E’ diffusa però la convinzione che un intervento veramente decisivo, capace di produrre effetti rilevanti, possa e debba venire dal gruppo dirigente nazionale.
Non si parla qui dei previsti passaggi a Milano  per la conclusione della campagna elettorale e neppure delle invocate promesse di investimenti governativi per la città, ma di un discorso molto più alla radice.
La politica è oggi quasi esclusivamente concentrata nella capitale, ciò che determina, al di là della provenienza politica o territoriale, una tendenza distorsiva rispetto alla realtà del paese.
Se la politica è a Roma è probabile che nessun leader sia disposto a spendersi localmente per battaglie che spesso richiedono tempi lunghi per avere risultati tangibili.
E se nessun leader è disposto a spendersi in Lombardia, Formigoni continuerà a fare il bello ed il cattivo tempo, indisturbato nel suo governo, e soprattutto sottogoverno, autoreferenziale.
Ma Milano e la Lombardia sono o non sono un problema nazionale?
Non varrebbe la pena di finirla con questa impoliticità da strapazzo che ha provocato solo danni, ristrettezze di vedute, incapacità di pensare in grande e ritornare invece ad una politica, non romana, ma nazionale in cui realtà come Milano e la Lombardia abbiano il peso che loro compete?
Ai politici nazionali non si deve chiedere qualche provvedimento per la nostra città, ma una visione della politica che sia tutt’uno col paese reale, ciò che metterebbe immediatamente Milano ed i suoi problemi in un circuito politico effettivo e fruttuoso.
Galli della Loggia ritiene che Milano abbia una visione non politica, ma municipalista, da società civile, abituata a fare da sè, quasi indifferente se non supponente rispetto a Roma  (“possiamo fare anche da soli”).
Se questa idea è condivisibile, si può però ritenere altrettanto vero l’opposto: Milano non ricopre nessuna considerazione nella politica nazionale, perché questa avviene in un empireo troppo distante e separato.
Si possono presentare piani e progetti per Milano, ma ciò che è essenziale preliminarmente è che la politica faccia della realtà economico-sociale, del lavoro, delle trasformazioni e delle innovazioni,
una questione centrale, riportando questa problematica  alla dignità di oggetto fondamentale della politica e non abbandonata al mercato come se questo fosse il toccasana, la panacea universale o un sistema autosufficiente.
Esigenze di infrastrutture e di grandi opere sono naturalmente presenti in una grande metropoli ed i bisogni finanziari relativi sono di tale consistenza, che ogni intervento statale non può che essere ben visto, eppure il problema primo di Milano rimane ciò che l’ha sempre contraddistinto, il lavoro.
Milano ha avuto un ruolo come capitale dell’industria, dell’economia, del lavoro; occorre che la città sappia mantenere questo ruolo, governando le grandi innovazioni in atto e ricreando una prospettiva forte e condivisa di futuro.
Dovrebbe fare anche una cosa in più, d’intesa con la classe dirigente nazionale: rendere evidente la “politicità” strutturale ed essenziale di questo ruolo per il paese.
Sandro Antoniazzi

perchè milano cominci a pesare a livello nazionale serve un ricambio generazionale forte, per cui spero che i milanesi inizino a dare fiducia ai pochi candidati giovani e con voglia di fare presenti nelle liste ;)

Commento di Domenico Palladino inserito Lun, 22/05/2006 14:36