.: Il Blog di Renzo Casali
« | Aprile 2024 | |||||
---|---|---|---|---|---|---|
Lun | Mar | Mer | Gio | Ven | Sab | Dom |
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 |
8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 |
15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 |
22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 |
29 | 30 |
Politica e Cultura
La politica come amministrazione condominiale
Un bubbone si aggira come un fantasma senza pace: il conflitto mai risolto tra politica e cultura. Grottesco. E’ inquietante l’analfabetismo della classe politica, la stessa che non è mai riuscita a stabilire un rapporto di necessaria cooperazione con la cultura e il pensiero critico: di ascolto. Non sapendo come gestire il disturbo ha scelto di emarginarla, di mantenerla ai bordi del senso, a prudente distanza, spesso tollerata controvoglia, considerata una zavorra, una seccatura genetica. Per la classe politica la cultura è una protesi scomoda da sopportare con un sorriso ironico sulle labbra, mai la chiave antropologica che potrebbe permettere una lettura più vera e più profonda della realtà e che forse renderebbe possibile la creazione di una società più vivibile e più sostenibile. Il controllo isterico della politica su tutti gli aspetti della vita è pressoché totale: interviene sul diritto di nascere e di morire, sui flussi migratori, sul destino di etnie, preme sugli indirizzi e sulle scelte dell’industria farmaceutica, chimica e petrolifera, programma o avalla politiche di stermini, detta legge sul controllo demografico, determina modelli di sviluppo, analfabetizza i processi educativi; tutte operazioni ispirate a un unico paradigma: la centralità del Mercato. Sembrerebbe una voglia di follia eppure il politico è convinto che la sua disciplina contenga la totalità dell’esperienza umana, che possa affrontare e risolvere interessi oggettivi e soggettivi. Un’ignoranza antropologica che spinge la politica ad agire come se fosse un ente autarchico, autosufficiente: totalitaria e totalizzante. Nel suo operato si è assunta il compito di concentrare, sogni e bisogni, psicologia individuale e sociale, desideri dei singoli e dei popoli. Agisce come un Grande Fratello orwelliano ma è soltanto il succedaneo di un’antropologia casereccia, come il caffè di cicoria. Perché la cultura invece di controllare i controllori spesso si rende complice del misfatto? Penso che proprio per la sua specifica condizione la cultura debba esercitare il controllo sulla politica, una vigilanza stretta e continua. L’occhio della cultura opposto a quello del Grande Fratello.