.: Discussione: 1° Maggio, vexata quaestio ...

Opzioni visualizzazione messaggi

Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:

Enrico Vigo

:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0
Quanto condividi questo messaggio?





Inserito da Enrico Vigo il 30 Apr 2011 - 06:39
Discussione precedente · Discussione successiva

Ci apprestiamo al consueto rito del 1° Maggio con le sue riflessioni sul lavoro (mai abbastanza), che la nostra Costituzione Repubblicana mette giustamente al primo posto nella scala dei valori, e questo dovrebbe spingerci a valutare un poco più a fondo e con crescente attenzione, almeno in questo giorno storico, le questioni che sono di attualità e che incidono nel sociale.

Tralascio di dilungarmi su tutti i significati simbolici del 1° Maggio, che do per assunti e scontati che stanno dietro a questa festa, perchè oramai sono patrimonio indissolubile del mio DNA, e ne sono orgoglioso, ma non per questo trascuro il valore di questa festa e delle sue profonde riflessioni, lo dico per non essere troppo frettolosamente frainteso.

In molte città si discute nelle amministrazioni comunali e nei circoli della politica se tenere aperti i negozi in questo giorno sacro per i lavoratori, con posizioni assunte che ritengo senza mezzi termini fuori dalla storia e demenziali, fradice di ideologia pelosa.

Il nostro paese (a fatica) vive anche di turismo, anche la Milano delle Tute Blu (Breda, Pirelli, Marelli, Ansaldo, Alfa Romeo, Innocenti, Falk ...) oggi è un film sbiadito in bianco e nero. Turismo significa operare delle scelte profonde e dei cambiamenti negli usi e nei costumi che non possono nel tempo rimanere immutati, esigenze che vanno assecondate, non osteggiate.

Oggi viviamo il tunnel buio di una crisi epocale anche più subdola di quella del '29, il nostro paese fatica di più di altri dell'Europa più evoluta perchè la maggioranza dei cittadini ha deciso di farsi governare da chi è capace solo di una politica prudente senza slanci e senza prospettive di uscita dalla crisi in tempi ragionevolmente brevi, un paese da 20 anni è malamente parcheggiato in profonda involuzione, persino gli ambienti autorevoli di Confindustria non faticano a denunciarlo ripetutamente a tinte forti e chiare, stufi della sterilità dilagante della politica.
 
Un Paese incapace di mettere all'ordine del giorno della politica l'interesse collettivo, lo sviluppo economico e sociale, un paese che ha devastato il futuro di più generazioni di giovani che ha programmato, con la sua politica sempre più attenta agli interessi personali di qualcuno, la polarizzazione della società in due aree sempre più marcatamente distinte: da una parte i ricchi, sempre più ricchi ben rappresentati e curati dal nostro Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi (che è candidato a Milano per le prossime amministrative pur sapendo di non avere il tempo di occuparsi di Milano tra processi incombenti e governo del paese, un inganno), dall'altra il ceto medio che scivola verso il basso e la povertà che dilaga in modo impressionante e allarmante, impadronendosi di milioni di famiglie, che al 15 del mese sono già nella disperazione, mentre altrove si banchetta coi bunga-bunga, con disprezzo per la cosa pubblica, e dei principi morali cristiani.

Ma sono troppi i suv che girano, probabilmente qualcuno più attento e malizioso potrebbe anche obiettare, che ci danno una realtà ancora diversa, con tutta probabilità comunque a  qualcuno va ancora fin troppo bene , ma quel che è strano tutto questo non combacia con le statistiche della Agenzia delle Entrate, e tutto quel ben di Dio che gira sulle strade (e nei porticcioli turistici di tutta la penisola) poi nei fatti si riduce a dichiarazioni dei redditi in larga misura fasulle e goffamente striminzite, con i lavoratori dipendenti ed i pensionati sono gli unici chiamati a pagare i lussi di una pubblica amministrazione inefficiente e spendacciona, costretti a tirare la cinghia ogni anno di più.
 
Mentre la povertà vera (giovani, famiglie, precari, disoccupati) dilaga eccome, Caritas e Curia ne sanno qualcosa (S.E. il Cardinale Tettamanzi ce lo ricorda ad ogni Omelia), con uno Stato che nei fatti è costretto a ridurre il welfare perchè incapace di far pagare le tasse agli evasori, un colpo mortale per quella larga fetta di italiani che vivono sul ciglio del baratro a cui viene negato un minimo di sollievo per la loro indigenza.

In questo scenario, a tutti ben noto, ci permettiamo di dare sfogo alle ideologie, rivendichiamo nel giorno sacro ai lavoratori la cultura del diritto subdolo di non aprire i negozi in un giorno in cui uno dei principali motori dell'economia italiana, il turismo, crea ricchezza e gettito fiscale, occasioni di lavoro, anche se troppo spesso temporaneo e precario, un lusso becero e vigliacco che oggi il mondo del lavoro non può certo permettersi, sono cambiati quelli che Karl Marx chiamava già due secoli fa i "rapporti di produzione" (e qualcuno ancora non se ne è accorto).

Mi spiace non sono d'accordo che la festa del 1° Maggio sia così interpretabile in modo a mio avviso ideologico e riduttivo, concordo con il Sindaco di Firenze e con tutti coloro che convintamente ritengono che sprecare occasioni di lavoro sia un grave delitto sociale, una autorete inopportuna, e questo senza violare la sacralità del 1° Maggio che rimane un simbolo positivo storico da rinnovare con più fatti e meno chiacchiere e bandiere.

Nel giorno del 1° Maggio io penso ai giovani e quelli che il lavoro non riescono ad averlo, ai pensionati a cui non riusciamo a garantire una vecchiaia dignitosa, e non ho paura di affermare che fare indigestione di ideologia ancora nel 2011, fuori tempo massimo, equivale a fare danni irreparabili a sè stessi ed alla collettività, ed i barzellettieri dediti al bunga-bunga se la ridono compiaciuti.

Buon 1° Maggio a tutti in Zona 6, ai milanesi e agli ospiti.