.: "Navigli in armonia" evento musicale e culturale
Segnalato da:
Luciano Bartoli - Martedì, 12 Aprile, 2011 - 21:43
Di cosa si tratta:

"Navigli in armonia" evento musicale e culturale

Milano, 17 aprile 2011, ore 16.00

“Le Ultime sette parole di Cristo sulla Croce”

Di Franz Joseph Haydn

Il Naviglio ha bisogno di "Armonia", sinonimo antico di equilibrio che l’uomo immette nella creazione artistica e che può esprimere la "Vitalità" dei suoi abitanti e degli spazi architettonici che li ospitano: proprio qui, tra chi popola la movida e chi gode dell'intimità di angoli pittoreschi, botteghe artigiane e antichi luoghi sacri, auspichiamo di dar vita ad una lunga e fiorente tradizione Musicale e Culturale che veicoli un messaggio di vivacità intellettuale e rinnovata spiritualità.

In questo contesto e come già avvenuto per il  “Primo Memorial Alda Merini” realizzato il 31 ottobre 2010 dalla Parrocchia S. Maria delle Grazie al Naviglio con la collaborazione dell’Associazione P.A.N. Naviglilive, nasce l'idea di promuovere sempre più spesso eventi Musicali e Culturali sul Naviglio, e per il Naviglio, in cui convergano musica, sacralità, poesia e recitazione.

Oggi, la Parrocchia Santa Maria delle Grazie al Naviglio e l'associazione degli amici dei Navigli propongono l’evento - "Navigli in armonia"- che si svolgerà Domenica 17 aprile 2011 dalle ore 16.00 nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio .
Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce, il celebre concerto di Franz Joseph Haydn eseguito dal Quartetto d’Archi “Ensemble TreQuarti” con intermezzi recitati a cura di Laura Bagarella.

La composizione di Franz Haydn è tra le pagine sonore più intense sulla Passione di Cristo che siano mai state scritte. Nel 1785 Franz Joseph Haydn ricevette un singolare incarico da parte di un canonico della cattedrale di Cadice, mentre stava lavorando alle cosiddette Sinfonie parigine e ai Quartetti op. 50: egli avrebbe dovuto comporre un brano strumentale sulle sette parole che Gesù pronunciò sulla croce, da proporre ai fedeli durante la settimana santa assieme alle meditazioni liturgiche.

L'opera è composta da una serie di brani musicali che venivano eseguiti il Venerdì Santo a commento e a conclusione delle orazioni con le quali il vescovo illustrava ognuna delle sette parole. «Mi fu chiesto - come racconta lo stesso Haydn - di comporre della musica strumentale sulle sette parole di Cristo in croce. Erano poco più delle tre del pomeriggio quando prima di morire ha pronunciato le sue ultime sette parole: dalla Croce solo sette parole e poi il silenzio, la morte, nell’attesa della Risurrezione».

Come spiegherà Haydn stesso, in quella chiesa era tradizione, durante la Quaresima, oscurare le finestre e le colonne con panni neri lasciando accesa una sola grande lampada; a mezzogiorno tutte le porte venivano chiuse e si dava inizio alla musica: dopo un preludio il vescovo saliva al pulpito, declamava la prima delle frasi delle sette parole pronunciate dal Cristo e la commentava. Quindi scendeva e si prostrava davanti all’altare, mentre riprendeva l’esecuzione. La  celebrazione proseguiva così, alternando letture, meditazioni e accompagnamento musicale.

La prima esecuzione ebbe luogo a Cadice il Venerdì Santo del 1787 a mezzogiorno: le vetrate della cattedrale di Cadice venivano oscurate, buio, eclissi, come spiega il vangelo di Marco “Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio” (Marco 15,33). Il vescovo saliva all'ambone e proclamava una delle ultime frasi pronunciate da Gesu' prima di morire, poi si prostrava davanti al crocifisso e i fedeli meditavano con lui, qualcuno suonava uno strumento. E cosi' sette volte. Col tempo la Chiesa ha perso quest'usanza e altre liturgie vengono oggi celebrate il Venerdi' Santo.

Nello stesso anno Haydn adattò per quartetto d’archi l’originaria partitura d’orchestra.

Programma del Concerto

1.    Introduzione. Maestoso ed Adagio

2.    Sonata I - Largo
Pater, dimitte illis, quia nesciunt, quid faciunt (Luca 23,34)

3.    Sonata II - Grave e Cantabile
Hodie mecum eris in Paradiso (Luca 23,43)

4.    Sonata III - Grave
Mulier, ecce filius tuus (Giovanni 19,26)

5.    Sonata IV - Largo
Deus meus, Deus meus, utquid dereliquisti me? (Marco 15,34;Matteo 27,46)

6.    Sonata V - Adagio
Sitio (Giovanni 19,28)

7.    Sonata VI - Lento
Consummatum est (Giovanni 19,30)

8.    Sonata VII - Largo
In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum (Luca 23,46)

9.    Il terremoto

Letture a cura di Laura Bagarella

I) Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.

“Non so come faccio a guardare questa foto sul giornale: allora è lei, è stata questa donna a gettare la bomba nel ristorante… Così giovane, con il mitra in mano davanti alla sua bandiera, sorridente… anche lei è morta. Noi eravamo tutti là, per festeggiare il compleanno del mio ragazzo, il mio figlio splendido e sorridente. All’improvviso quel lampo, tanta polvere, il peso delle macerie addosso, le persone che si agitavano attorno a me, e io che non sentivo… Poi ho visto quella striscia di sangue, l’ho seguita con gli occhi e alla fine c’era mio figlio… Il giornale dice che anche questa donna ha un bambino. Doveva proprio essere disperata… Disperata come me? Adesso sento troppo dolore per cercare di capire: non so nemmeno cosa provo adesso. Chissà? Forse dovrei odiare… Ma l’odio può aiutarmi a vivere?”

2) Oggi con me sarai nel paradiso.

“Ho freddo! Lui ride e dice che quando fa freddo si vedono meglio le stelle; ma lui se ne sta al caldo nell’auto, e io sto sulla strada. Pensa un po’: aver fatto tanta strada per arrivare fin qui, e ora sulla strada tutti corrono e io sto ferma ad aspettare, tutta la notte. E al freddo! Però è vero che si vedono meglio le stelle: sembra che mi guardino sbattendo le ciglia… Ehi, c’è qualcuno lassù fra le stelle? Se vuoi ti dico che ho sbagliato a dar retta a chi mi chiedeva di venire a fare questa vita. Ma ho visto io il volto di mia madre e quello delle mie sorelle! E poi cosa avevo da perdere in quel buco di villaggio? Allora: c’è qualcuno lassù che può darmi una mano? Non voglio tante cose: mi basterebbe un po’ di caldo e non sentirmi guardata come una bestia da mercato. Magari potrebbe essere questo il paradiso…” 

3) Donna ecco tuo figlio!...Ecco tua madre!

“Eccolo: da questa finestra lo vedo meglio. Adesso scende dall’auto. Dio mio, come è magro! Ha la faccia grigia… Sembra un vecchio che non si regge in piedi. Se quell’altro non lo tenesse su… E i suoi capelli ? Dove sono finiti i suoi bei capelli castani ? Com’è possibile che quella orrenda malattia se lo sia succhiato tutto, il mio ragazzo?! Io avevo un figlio, uno splendido ragazzone, grande e grosso, pieno di vita: le risate che faceva ! Riusciva a smontarmi sempre con le sue battute... E adesso mi arriva in casa uno che stento a riconoscere. No, io così non lo riconosco ; non è questo il figlio che avevo e che aspettavo… Ecco: ha attraversato la strada. Ora suonerà al citofono… Due colpi, un colpo. Alzo la cornetta : « Sì ?… Ah, finalmente ! Ti apro. Sali, figlio mio… ».”

4) Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?

“Eppure deve esserci stato un momento della mia vita nel quale sono stata felice! Prima… Prima che incontrassi questa bottiglia. Vorrei tanto ricordarmene, per avere almeno un’idea di che cosa si prova ad essere felici… Ma non ci riesco! Sì, mi ricordo quando in ufficio ero “la Signorina”, quella che risolveva tutti i problemi; e tutti dicevano “Ne parli con la Signorina”. Poi mi hanno detto che la ditta non reggeva più, che arrivava una grande impresa straniera, che adesso occorreva conoscere le lingue e via dicendo… E nessun altro ha più avuto bisogno della “Signorina”. Tiro a sera sperando di sentir suonare il campanello, di vedere qualcuno alla porta; ma poi ho paura che entri qualcuno e mi trovi con la bottiglia i mano… Io vorrei non pensarci, non pensare; ma come si fa a veder scorrere via una vita dove le uniche cose che conosci sono la solitudine e l’abbandono?”

5) Ho sete.

“Dormi, dormi, piccolo agnellino, dormi. Non sento più la tua vocina: “Mamma, ho sete”. Lo sai: ho camminato tanto per cercare questa pozza d’acqua. Qui i nostri anziani portavano le mandrie a bere, perché dicevano che qui l’acqua c’era sempre e i grandi alberi erano sempre verdi. Ma ora vedi, agnellino: non c’è più nemmeno il fango. Ho cercato di grattare la terra, con le unghie, ma guarda: si vede solo polvere. Il deserto cammina, sai, e noi non sappiamo più dove fuggire davanti a lui! Nemmeno i nostri anziani sanno perché: parlano di piantagioni e di macchine strane venute da fuori, su verso la stella della notte, ma non sanno… Dormi, agnellino: le tue braccine senza più carne sono abbandonate sul mio grembo, e io non riesco a cullarti perché anche le mie braccia non si alzano più da terra. Ma non avere paura: vengo presto anch’io a dormire con te, agnellino.”

6) Tutto è compiuto!

 “La mia testa! Mi fa tanto male… Lo so, sono stati quei due a spararmi, li ho visti. E’ da tanto tempo che vivo qui, con questa gente, in questo ospedale che abbiamo tirato su insieme. Quanti anni sono? Trenta? Ora è tutto così confuso e la testa mi fa tanto male. Ricordo che volevo andare in India e invece poi mi sono ritrovata qui, in terra africana… I miei genitori mi dicevano: “Ma perché vuoi andare laggiù? Puoi fare tanto bene anche qui. Ci sono anche qui tanti disgraziati… Sei testarda!”. E’ vero: sono stata testarda, e adesso non mi interessa nemmeno capire perché mi hanno sparato. In fondo non è colpa loro se non sono riusciti ad amarmi: io non sono una di loro. E poi non sono venuta qui per farmi amare. E’ che quando si ama bisogna andare fino in fondo, perché Qualcuno l’ha fatto per me, prima di me… E’ adesso che sono arrivata in fondo, Signore?”

7) Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!

“Ma guardali: vengono qui, controllano quelle macchine piene di lucine in movimento, tastano i tubicini che entrano ed escono dal mio corpo, e nessuno pensa più di parlare con me. Chissà perché mi viene da sorridere?!… Forse perché tutto quello che desidero in questo momento è farmi cullare, come una bambina… E’ proprio vero che da vecchi si diventa bambini! Ma mi piacerebbe tanto che qualcuno mi cullasse cantando una canzone. Potrebbe essere la canzone della mia vita, adesso che la sento scorrere via. Ci sarebbe dentro tanta gioia e tanta sofferenza. Vediamo: una prima strofa potrebbe riguardare il mio Giovanni… Una seconda strofa parlerebbe dei ragazzi... Mah! Chissà se starebbero ad ascoltare le tante cose che avrei ancora da dirgli! Adesso però sono proprio stanca.

Se solo mi lasciassero andare, senza più tubicini, lucine che vanno e vengono… Io lo so dove sto andando. Ho un po’ di paura, ma mi viene da sorridere. Là sono attesa.”

Contatti:

Mons. Giuseppe Vegezzi, Parroco
Santa Maria delle Grazie al Naviglio
Alzaia Naviglio Grande, 34 – Milano

Telefono e Fax. 02.83.72.887
e-mail: santamarianaviglio@fastwebnet.i

Dove:
SANTA MARIA DELLE GRAZIE AL NAVIGLIO
Quando:
Domenica 17 Aprile - 15:00
Chi organizza:
Parrocchia Santa Maria delle Grazie
Contatti:

Mons. Giuseppe Vegezzi, Parroco
Santa Maria delle Grazie al Naviglio
Alzaia Naviglio Grande, 34 – Milano

Telefono e Fax. 02.83.72.887
e-mail: santamarianaviglio@fastwebnet.i

Sito web:
http://www.naviglilive.it/CONCERTO_SANTA_MARIA_DELLE_GRAZIE_NAVIGLI_IN_ARMONIA.html