.: Discussione: Darsena Milano: IL GIUDICE BOCCIA IL COMUNE

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 5 Mar 2011 - 15:57
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Da milano.repubblica.it:

IL CASO

Darsena, i costruttori chiedono 9 milioni di euro a Palazzo Marino

I privati si rivolgono al Tar e chiedono i danni dopo la revoca della concessione ottenuta per il parcheggio. Nel frattempo è paralizzata la riqualificazione dell'intera area circostante
di TERESA MONESTIROLI

Era il 30 aprile dell’anno scorso quando il sindaco Letizia Moratti partecipò personalmente alla restituzione dell’area di cantiere della Darsena da parte della concessionaria. Il Comune, dopo mesi di polemiche, aveva deciso di rinunciare al parcheggio sotto l’acqua dei Navigli per ripristinare l’antico porto di Milano, come da anni chiedevano i residenti. Un beau geste che ora potrebbe costare a Palazzo Marino la bellezza di 9 milioni di euro. Sono questi i soldi che Progetto Darsena — la cordata di imprenditori che aspetta dal 2005 di realizzare tre piani di box in piazza XXIV Maggio — chiede al Comune per aver revocato la concessione: 6,5 milioni di euro come risarcimento spese per i lavori svolti in questi anni e 2,3 milioni come mancati utili.

La cifra è indicata alla fine di un lungo memoriale che la concessionaria ha consegnato ai giudici del Tar: oltre cinquanta pagine per ricostruire passo passo l’annosa vicenda in cui i privati sottolineano che, a venire meno agli accordi presi nel 2004, è stato il Comune. Ma anche che, se il sindaco avesse deciso di interrompere prima i lavori, le sarebbe costato molto meno. Ora spetterà ai giudici del Tar decidere. La prossima udienza non è ancora stata fissata e, a questo punto, i privati sperano in una data prima delle elezioni. Convinti di avere ragione — già il Consiglio di Stato diede torto al Comune lo scorso dicembre — Progetto Darsena vuole chiudere la partita al più presto possibile. Sia per incassare quello che ritiene essere «un risarcimento dovuto» sia per sfruttare al massimo la potenziale visibilità del momento elettorale.

Una vittoria dei privati a ridosso del voto metterebbe in difficoltà il sindaco che, quel 30 aprile, approfittò del «grande evento» — come lo definì la Moratti — per farsi paladina dell’ambiente e promettere una riqualificazione lampo, con tanto di ritorno dell’acqua. Promessa che mantenne solo a metà. I lavori di ripristino dell’area sono stati realizzati solo in parte, con un po’ di prato, dei lampioni e qualche panchina. Una striscia di verde per i cittadini, che si affaccia su una palude di sterpaglie e fango. A fermare l’intervento del Comune è stata una sentenza del Consiglio di Stato, che lo scorso dicembre ha congelato la questione sostenendo che la decisione del sindaco di stracciare il contratto firmato con la società è illegittima. Una doccia fredda per Palazzo Marino, convinto di procedere spedito verso un progetto di ristrutturazione di tutta la zona. Ma anche un’occasione per arrivare a un accordo fra le parti che non includesse anche i giudici amministrativi. Ipotesi non percorsa, visto che poche settimane dopo Progetto Darsena ha presentato un nuovo ricorso al Tar. Ed è proprio per questo procedimento che ieri è stato presentato il conto.

La vicenda risale ai tempi dell’ex sindaco Gabriele Albertini, che nel 2001 inserì la Darsena nel piano dei parcheggi insieme con piazza Sant’Ambrogio, un altro indirizzo che ha sollevato una marea di polemiche, per risolvere il problema della sosta selvaggia sui Navigli. Da allora tutto è andato storto. Il primo intoppo furono gli scavi archeologici che riportarono alla luce un resto di Mura spagnole e un reperto ligneo di pregio. La Sovrintendenza disse che il progetto andava rivisto: la società doveva ridurre l’area di intervento. Ecco allora che i due piani divennero tre. Intanto erano passati due anni dalla firma della convenzione e, nel 2006, Progetto Darsena chiese di inserire anche 300 box per residenti, unico modo per rendere l’intervento economicamente sostenibile.

Ed è proprio su quei posti in più che il progetto si arena. La parola data da Albertini — almeno così sostengono i privati — non si trasformò in alcuna delibera della giunta Moratti e i tecnici del Comune bocciarono tutti i piani di riequilibrio presentati dalla società, dicendo che erano inaccettabili. Fino alla decisione di revocare la concessione.
Da quel giorno la questione è passata nelle mani degli avvocati: prima il Tar che ha dato ragione al Comune, poi il Consiglio di Stato che invece gli ha dato torto. Ora un nuovo ricorso al Tar dovrebbe portare alla soluzione finale. Il parcheggio non si farà più, questo ormai è certo, ma bisogna vedere chi dovrà pagare e quanto, perché anche il Comune, a sua volta, chiederà il risarcimento dei danni.

(05 marzo 2011)
In risposta al messaggio di Luciano Bartoli inserito il 7 Dic 2010 - 07:53
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