.: Discussione: Tettamanzi parla alla città: «Non tutti gli immigrati sono delinquenti»

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 6 Dic 2010 - 22:01
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Da milano.corriere.it:

Il discorso nella ricorrenza di sant'Ambrogio

Tettamanzi parla alla città: «Non tutti gli immigrati sono delinquenti»

L'arcivescovo tocca i temi chiave: il 5 per mille, i rom, la campagna elettorale. E l'onda emotiva per il caso Yara

MILANO - L'arcivescovo di Milano torna per la nona volta a parlare alla sua diocesi alla vigilia della festa patronale di Sant'Ambrogio. E come sempre il «Discorso alla città» - tradizione iniziata nel 1957 dal cardinal Montini - tocca i temi più scottanti dell'attualità: dai gravi fatti di cronaca degli ultimi giorni con protagonisti immigrati al taglio ai finanziamenti del «5 per mille» al volontariato, dalla questione rom al lavoro nero, dalle infiltrazioni malavitose ai problemi delle famiglie per la crisi economica. Prima di tutto, però, il cardinale Dionigi Tettamanzi ha avuto parole di lode e riconoscenza per chi si adopera per il bene di Milano: «Penso a chi crea e offre posti di lavoro, a chi pone competenze a servizio di altri in campo amministrativo, economico, culturale, nell’ambito del servizio alla salute, della risposta al disagio e al bisogno». E ha ammonito: «Fecondi si è non quando si ricerca una crescita egoistica e finalizzata ai propri interessi, non quando si trattengono per sé patrimoni economici e culturali per sfruttarli a proprio esclusivo vantaggio, ma quando tutto questo viene posto al servizio altrui».

IL 5 PER MILLE - Nel suo discorso durante la preghiera dei Primi Vesperi in onore di Sant’Ambrogio, lunedì alle 18 nella basilica dedicata al santo patrono di Milano, l'arcivescovo si è ispirato alla parabola del seminatore, tratta dal Vangelo di Luca, per tracciare una panoramica delle luci e delle ombre della Milano di oggi. Dopo aver ricordato i problemi di povertà, malattia e disagio con cui molte famiglie combattono ogni giorno, Tettamanzi ha sottolineato le difficoltà di cooperative e associazioni di volontariato: «Una minore distribuzione di finanziamenti pubblici, nuove normative fiscali, la distorsione di alcuni intelligenti strumenti di finanziamento – si pensi ad esempio al 5 x 1000 – stanno penalizzando queste realtà di aiuto, fino a metterne a rischio la stessa esistenza». Da qui l'appello agli amministratori: «Queste difficoltà devono stimolare il terzo settore a divenire "più impresa" e sollecitare gli amministratori locali a prestare maggiore attenzione a realtà che, se dovessero venir meno, porterebbero alla paralisi i servizi sociali dei Comuni».

GLI IMMIGRATI - Usando la metafora del seme caduto per strada e calpestato, il cardinale ha poi affrontato la questione dei migranti: «Non io ma molti altri – purtroppo - paragonano questo terreno, ad esempio, alle persone immigrate che vivono in paradossale situazione di clandestinità: ben note ai propri datori di lavoro, ma invisibili alle Istituzioni». L'invito del cardinale è chiaro: «Pretendiamo per loro leggi giuste, riconosciamo i diritti di cui sono nativamente portatori e quelli che hanno maturato con il loro lavoro, premiamo – in chi ha un comportamento irreprensibile – il desiderio di diventare milanesi, italiani». Il cardinale sa di andare controcorrente, rispetto all'onda emotiva suscitata dal caso Yara: «Davanti ai gravissimi fatti che stiamo apprendendo dalla cronaca di questi giorni restiamo profondamente addolorati, anzi sconcertati. Prego per le vittime di queste e di tutte le violenze, per i loro familiari. Prego inoltre perché non si sovrapponga genericamente a tutti gli immigrati la categoria della delinquenza. Ogni persona, di origine italiana o straniera, deve essere sempre giudicata singolarmente, per quella che è».

I PREGIUDIZI SUI NOMADI - Proseguendo nell'elenco di persone «calpestate» e dunque «impossibilitate a portare frutto», il cardinale ha poi parlato dei rom: «Impresa ritenuta inutile, anzi dannosa per eccellenza, pare essere quella di tentare di inserire nella società le persone di origine nomade. Il pregiudizio, che a volte trova purtroppo corrispondenza in comportamenti contro la legalità, sconfigge la possibilità di ricercare per loro e con loro soluzioni serie e rispettose sia della loro umanità che del resto della Città». L'arcivescovo ha sottolineato come siano controproducenti gli atteggiamenti di ostilità che ha più volte riscontrato: «Noto come spesso ci si accanisca contro i nomadi, impedendo l’integrazione di chi vuole intraprendere percorsi di legalità e cittadinanza, con il rischio di esporli ancor più alla delinquenza». E negli «uccelli del cielo» della parabola ha identificato la criminalità organizzata: individui «pronti ad attaccare i semi per ghermirli e fagocitarli in percorsi malavitosi e mafiosi. Le istituzioni intervengano decisamente contro questi nemici della Città».

I QUATTRO CANTIERI - Dopo l’analisi delle difficoltà cittadine, l'arcivescovo ha lanciato la proposta di creare quattro «cantieri sociali»: «un’idea che potrà essere poi condivisa e sulla quale ci si potrà confrontare». Il primo «cantiere» servirà per studiare «il segreto della Milano che funziona» e «monitorare i bisogni di questa componente generativa della Città»; il secondo per «comprendere in rapidità le nuove forme di povertà e spingere il volontariato e il terzo settore ad adeguarsi ai bisogni guadagnando autonomia imprenditoriale»; il terzo «per vigilare e intervenire sulla questione educativa»; il quarto «per monitorare e diminuire il più possibile le forme di esclusione sociale: qui l’opera sarà certamente difficile e impegnativa».

«AMMINISTRATORI RAPPRESENTINO TUTTI» - Dopo aver ricordato i prossimi grandi eventi che attendono la città - l'Incontro mondiale delle famiglie nel 2012, i 1700 anni dell’Editto di Costantino nel 2013, l'Expo nel 2015 - il cardinale ha concluso il suo discorso rivolgendosi direttamente agli amministratori, con questa esortazione: «Vorrei che tutte le componenti della nostra Città si sentissero con voi responsabili di Milano, così che possiate essere sempre meno “gestori” della cosa pubblica, meno sorveglianti dello status quo, meno rappresentanti di una parte e non di altre, ma sempre più strateghi del futuro della nostra Città e del suo benessere complessivo». Un ammonimento anche in vista delle Comunali 2011: «Argomenti portanti della campagna elettorale da tempo avviata non siano solo questioni strumentali alla contrapposizione e alla ricerca facile del consenso, bensì i temi concreti che caratterizzano la vita quotidiana. E non si parli di Milano solo evidenziandone i problemi: mostriamone le innumerevoli risorse che chiedono di essere interpellate e spese al meglio».

Sara Regina

06 dicembre 2010