Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano: Nel Palazzo dell'Arengario, in piazza Duomo, "una delle più importanti e prestigiose opere europee dedicate alla cultura", così come l'ha definita oggi il Sindaco Moratti, nel corso dell'inaugurazione. Un percorso espositivo unico, ricco di visioni e suggestioni Milano, 3 dicembre 2010 – Nel cuore di Milano, in piazza Duomo, l’arte del XX Secolo. Apre al pubblico il 6 dicembre, negli storici ambienti del Palazzo dell’Arengario, il Museo del Novecento, nuovo spazio museale del Comune di Milano dedicato all’esposizione di oltre 400 opere d’arte del XX secolo. Gratuito fino al 28 febbraio 2011, il Museo inaugurerà con una grande festa dedicata alla città: musica e intrattenimento per festeggiare l’arte e la cultura. L’appuntamento è alle ore 16.00 del 6 dicembre quando, in concomitanza con l’apertura delle porte del nuovo spazio, avrà inizio una serie di eventi dentro e fuori il Palazzo dell’Arengario. L’ultimo ingresso è in programma alle ore 24.00. “Il Museo del Novecento, nato dalla trasformazione del Palazzo dell’Arengario, rappresenta una delle più grandi opere europee dedicate alla cultura – spiega il Sindaco di Milano, Letizia Moratti – Un luogo prestigioso, nel cuore della città, dove poter conoscere e approfondire l’arte del Novecento ammirando le grandi collezioni che Milano ha ereditato e costruito nel tempo incrementando le Civiche Raccolte milanesi. Un patrimonio della città che con questo museo diventa opportunità di conoscenza per tutti”. “Collezioni importanti all’interno di un edificio che è parte della storia del XX secolo – prosegue il Sindaco Moratti – destinato a diventare un punto di riferimento per i milanesi rafforzando l’identità di Milano e, allo stesso tempo, il suo prestigio internazionale a livello culturale”. “Un’installazione non un’architettura. Uno spazio da visitare con il corpo per entrare in contatto con una serie infinita di capolavori, che abbiamo visto tante volte riprodotti sulle copertine dei libri di tutto il mondo – dichiara l’architetto Italo Rota -. Una installazione per attivare il b-side di piazza del Duomo che ha sempre vissuto dell’eterno successo della Galleria. Un riequilibrio necessario per un centro a trecentosessanta gradi, religioso e profano, che riflette l’anima della nostra città”. “Milano, il Museo e l'Arengario sono racchiusi in un percorso che si attraversa come una grande installazione che incorpora l'osservatore per mostrargli passo per passo gli incroci con gli episodi della Storia dell'Arte più alti del secolo Novecento – spiega l’architetto Fabio Fornasari -. É un museo che accompagna alla visione e all'osservazione non delle sole opere d'arte, ma anche alle "visioni" degli artisti”. “Tutti noi siamo figli del Novecento che è tutt’altro che un secolo breve. È un secolo sconfinato. Un ponte ideale fra un passato che non passa e un futuro di cui abbiamo bisogno – dichiara l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory - E questo museo vuole riconoscere e rappresentare tale relazione che pone interrogativi sulla nostra identità”. “Tre anni di lavori per 140mila ore di attività complessive e una media di 80 operai e di 25 di restauratori altamente specializzati in cantiere al giorno. Questi sono alcuni numeri che rendono l’idea della grande attenzione che questa Amministrazione ha dedicato al recupero di un luogo emblematico della nostra città – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici e Infrastrutture Bruno Simini - Con la trasformazione dell’Arengario ridiamo vita a un lato di piazza Duomo che fino ad oggi ha vissuto in un buio quasi profondo – prosegue - e apriamo alla città uno spazio sempre e solo dedicato a funzioni di ufficio e, quindi, mai oggetto di una vera e propria valorizzazione”. “I musei nascondono per mostrare: abbiamo cercato di ribaltare questo assioma pensando ad un museo proiettato verso la città, che si snoda intorno a più fulcri – dichiara Marina Pugliese, direttore del progetto scientifico e coordinatrice del Comitato - Il percorso, sviluppato in successione cronologica, parte dall’inizio del secolo e attraversa i maggiori movimenti e correnti dell’arte italiana per chiudersi simbolicamente con il 1968, anno di svolta sociale ed artistica verso nuove forme di espressione”. DA PELLIZZA DA VOLPEDO ALL’ARTE POVERA E LUCIANO FABRO. Quattrocento le opere in mostra, tutte appartenenti alle Civiche Raccolte Artistiche del Comune di Milano. Si tratta di una collezione imponente che trova casa al Palazzo dell’Arengario esito di una rigida selezione. Un percorso complesso ed articolato, che parte dal Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, studiato da un comitato scientifico di altissimo livello, creato ad hoc per lo spazio milanese, presieduto dal Direttore Centrale Cultura Massimo Accarisi e dal Direttore Settore Musei del Comune di Milano Claudio Salsi, coordinato da Marina Pugliese, Direttore del Progetto Museo del Novecento e composto da Piergiovanni Castagnoli già direttore della GAM di Torino, Flavio Fergonzi, Docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Udine, Lucia Matino, ex Direttore delle Raccolte d’Arte, Antonello Negri, Docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano e Vicente Todolì, già Direttore della Tate Modern di Londra. Installata sulla rampa elicoidale, realizzata al centro dell’Arengario, l’opera di Pellizza da Volpedo, che fu dipinta tra il 1898 e il 1902, venne acquistata per pubblica sottoscrizione dal Comune di Milano nel 1920. E’ da qui che parte uno straordinario percorso alla scoperta dell’arte del XX secolo e in modo particolare di quelle correnti che hanno fatto grande la città di Milano. Prima di immergersi nel Futurismo, movimento che si è sviluppato proprio nel capoluogo lombardo a partire dal 1909, si attraversa un’ampia sezione dedicata alle Avanguardie internazionali della collezione Jucker, acquisita dal Comune di Milano nel 1992 e di cui numerose opere sono presenti, oltre che in questa prima parte, in altre sezioni del museo. La prima grande sala del Museo del Novecento, detta “delle Colonne”, è dedicata, con criterio monografico, a Umberto Boccioni, con una collezione unica al mondo che comprende il manifesto pittorico del futurismo Elasticità (1912). Quindi una sezione interamente dedicata al Futurismo con opere di Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Ardengo Soffici, Achille Funi, Fortunato Depero, Mario Sironi. La sezione si chiude con Natura morta con squadra di Carrà del 1917 che anticipa i cambiamenti di linguaggio del dopoguerra. La sezione dedicata a Boccioni è la prima di otto monografie che vedono protagonisti Giorgio Morandi, Arturo Martini, Giorgio de Chirico, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Marino Marini. Passato il Futurismo e le sale monografiche di de Chirico, Morandi e Martini, ci si immerge nel Novecento italiano con l’arte degli Anni Venti e Trenta, con opere di Mario Sironi, Carlo Carrà, Virgilio Guidi, Piero Marussig, Felice Casorati, seguono l’Arte Monumentale e Antinovecento con opere tra gli altri, di Renato Birolli, Aligi Sassu, Massimo Campigli, Scipione e Filippo De Pisis. Chiude la manica lunga del secondo piano una sezione di opere degli anni trenta di Fausto Melotti e di astratti comaschi. A Lucio Fontana è stato dedicato il salone della torre dell’Arengario. La sala è stata progettata come un’enorme opera ambientale allo scopo di allestire il soffitto del 1956 proveniente dall’Hotel del Golfo di Procchio all’Isola d’Elba, concesso in deposito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nonché la Struttura al neon (1951) di proprietà della Fondazione Fontana e i Concetti spaziali degli anni Cinquanta. Da qui, ultimo piano della torre dell’Arengario, ci si affaccia su piazza del Duomo. Una vista panoramica di 180 gradi che permette di osservare la piazza e la Cattedrale avvolti in un silenzio surreale e suggestivo. Successivamente, al terzo piano, si trova una sala dedicata ad Alberto Burri e alle opere degli anni Cinquanta dei maggiori maestri italiani quali Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Gastone Novelli, Osvaldo Licini, Tancredi Parmeggiani, Carla Accardi. La sezione conclusiva, oltre 1200 metri quadri situati nella manica lunga al secondo piano di Palazzo Reale e collegati all’Arengario da una passerella sospesa, è dedicata agli anni Sessanta e termina con senza titolo(Rosa nera) del 1964 di Janis Kounellis. Passata la passerella aerea si incontra una Scultura d’ombra (2010) realizzata ad hoc per il museo da Claudio Parmiggiani. Quindi segue una grande sezione riservata all’Arte Cinetica e Programmata anticipata da Aconà Bicombì di Bruno Munari e seguita da una serie di opere di Enzo Mari, Getulio Alviani, Dadamaino e opere e ambienti degli artisti del Gruppo T: Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi e Grazia Varisco. Segue la sala dedicata alle nuove figurazioni dal Realismo esistenziale alla Pop Art con Valerio Adami, Bepi Romagnoni, Franco Angeli, Alik Cavaliere, Enrico Baj, Emilio Tadini e Mimmo Rotella, con Decisioni al tramonto (1961) e una selezione di artisti della Pittura Analitica con opere di vari artisti tra cui Rodolfo Aricò, Claudio Verna e Giorgio Griffa. La sala degli Archivi del Novecento ospita fino al 12 febbraio “Scaffali futuristi. Libri e documenti dalle collezioni della biblioteca d’arte di Milano” a cura di Luigi Sansone. In mostra un’ampia selezione di libri, manifesti, cataloghi, riviste, opuscoli, documenti, oltre ad una preziosa raccolta di sette disegni futuristi dell'architetto e artista Luciano Baldessarri. Al piano terra, accanto alla biglietteria, vi è la sala Focus che inaugura con un approfondimento su Ennio Morlotti dal 1945 al 1947 a cura di Francesco Guzzetti e la sala Esposizioni Temporanee che, in occasione dell’inaugurazione del museo ospita una installazione, Still Life, di Italo Rota ovvero una serie di sedute “Concept Morandi” disegnate per l’occasione dall’architetto e un giardino d’inverno con al centro la scultura Cavallo e cavaliere di Marino Marini. Nello spazio sarà anche allestita una preview di fotografie provenienti dalla collezione di Bank of America che saranno parte di un’ampia mostra dal titolo Conversations: photography from the Bank of America Collection in programma per l’autunno 2011. Lo spazio mostre verrà di volta in volta dedicato ad esposizioni ispirate da opere della collezione non esposte, in modo da offrire al pubblico una visione più ampia del patrimonio delle Civiche Raccolte d’arte approfondendo anche i movimenti successivi al 1968, anno ideale di chiusura del percorso del museo. Sempre al piano terra una delle sale più piccole sarà dedicata ad approfondimenti specifici su un artista della collezione o su un piccolo nucleo di opere. Si tratta di una trattazione specialistica, realizzata con un alto livello critico, adatta ad un pubblico di specialisti e ad appassionati. E’ in programma per marzo 2011 la mostra Alla conquista del territorio. Arte e spazio urbano 1968/1976 a cura di Silvia Bignami e Alessandra Pioselli. L’esposizione intende presentare alcuni momenti emblematici del rapporto tra arte e spazio urbano in Italia tra 1968 e 1976. La finalità è far luce su un periodo cruciale della storia dell’arte pubblica in Italia, prendendo in considerazione gli interventi realizzati dagli artisti all’aperto nella città e negli spazi non museali, con l’obiettivo di coinvolgere la cittadinanza in azioni non ordinarie attraverso performance, animazioni, installazioni, sculture. Contestualmente la sezione dedicata agli archivi approfondirà I disegni della Collezione Boschi- Di Stefano a cura di Renata Ghiazza. Per la prima volta verrà esposta una importante selezione di disegni della Collezione Boschi Di Stefano che include opere di Dova, Fontana, Baj, Carmassi e Chighine. DONAZIONI E DEPOSITI. Il Museo del Novecento di Milano diventa la casa degli Archivi del Novecento dedicati allo studio e alla conservazione di materiali e di documentazione sull’arte del Novecento e sulle raccolte museali. L’istituto sarà dedicato alla memoria di Ettore e Claudia Gian Ferrari. Infatti, oltre ad una serie di acquisizioni di archivi futuristi effettuata dal Comune di Milano, la gallerista Claudia Gian Ferrari aveva donato al museo, per via testamentaria, l’importantissimo archivio e la biblioteca della storica Galleria d’Arte. Farà parte delle collezioni anche l’Archivio di Ugo Piatti, donato nel 2010 da Biffi Arte, che raccoglie fotografie, lettere, medaglie, disegni e varie testimonianze relative alle attività del Battaglione Lombardo dei Volontari Ciclisti Automobilisti. Nell’archivio è conservata anche una curiosa cassetta contenente gli attrezzi utilizzati da Ugo Piatti e Luigi Russolo per la costruzione degli Intonarumori. I fondi ad oggi conservati sono: Fondo Piazzoni. Fondo Cangiullo. Lettere di Filippo Tommaso Marinetti a Paolo Buzzi. BOOKSHOP, RISTORANTE E SALA PROIEZONI. Aperto fino a tarda sera anche il ristorante, fiore all’occhiello dei servizi offerti dal Museo del Novecento, che si estende su una superficie di oltre 220 metri quadrati, con circa 70 coperti. Approfondimenti e intrattenimento anche al bookshop, spazio progettato da Michele De Lucchi. Situato al piano terra, accanto alla biglietteria, e gestito dalla casa editrice Mondadori Electa questo spazio si estende su una superficie totale di circa 170 metri quadrati. Si tratta di due piani collegati da una scala di forma elicoidale, con ingresso indipendente. In quest’area, delimitata da grandi e luminose vetrate, i visitatori possono trovare – insieme a un ampio assortimento di titoli - spazi di informazione e approfondimento relativi a mostre ed eventi del Museo, oltre alla guida del Museo del Novecento. Il Museo del 900 è sostenuto da Amichae - Associazione Milano Cultura Heritage Arte Educazione - che già sostiene le Civiche Raccolte Storiche della Città di Milano attraverso attività di mecenatismo a livello nazionale e internazionale. Programma 6 dicembre | 22 Kb |