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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Martedì, 16 Novembre, 2010 - 16:55

Il TAR sospende l'irragionevole ordinanza: cosa fa la Giunta?

Scricchiola come una vecchia sedia di paglia la politica non politica, non risolutiva, dell'order without law, ordine senza regole, senza norme, spesso senza fini, del vicesindaco De Corato e dell'attuale giunta milanese. Le ordinanze in Via Padova hanno visto deroghe presentarsi gradualmente su ricorso di alcuni esercenti. Così il TAR, in totale coerenza giurispudenziale amministrativa, ha accolto i ricorsi di tre locali in zona Corvetto, che diventa sempre più esentedibile come zona a macchia d'olio nelle ricorrenti cronache "notturne" giornalistiche, che hanno chiesto la sospensione dell'ordinanza emessa ad agosto e rinnovata a metà ottobre. I tre esercizi commerciali, Patchouli, la discoteca il Karma e la birreria Moon Shine potranno chiudere alle 2 anzichè a mezzanotte, come previsto dall'atto voluto dal sindaco, che sempre più, grazie anche alla legge sul pacchetto sicurezza del governo, acquisisce sempre più la caratteristica di "prefetto". Le politiche non politiche dell'attuale giunta di centrodestra non apportano benefici. Più volte ho sottolienato questo concetto in diversi miei interventi in consiglio di zona e su alcuni giornali e periodici locali, nonchè sul presente blog. Non ha apportato benefici soprattutto se si considera l'assenza totale di disposizioni funzionali a cotnrastare con coerenza e costanza il fenomeno malavitoso delle cosche mafiose di controllo e di mercanteggiamento degli alloggi sfitti delle case popolari, mi riferisco in aprticolare modo a quelle nel quartiere "Mazzini". Il carattere dell'ordinanza, come più volte descritto dall'EPAN, l'associazione dei pubblici esercizi, aveva un sapore fortemente paternalistico e lesivo di quella libera espressione dell'attività imprenditoriale commerciale, capisaldo ideale e culturale di una destra che si professa a parole "liberista". La contraddizione nasceva anche dal fatto che il Comune stesso a suo tempo aveva rilasciato le licenze a locali, lounge bar, locali pubblici con un determinato orario di apertura e che tale orario venisse ridimensionato con un atto voluto arbitrariamente dall'attuale vicesindaco, con delega alla sicurezza, e dall'attuale sindaco di Milano. Una lettera di un cittadino pubblicata sul Corriere di Milano qualche mese fa, all'origine dell'applicazione dell'ordinanza, aveva considerato come fosse più difficile e pericoloso per la propria moglie passeggiare per Via Mincio e Viale Brenta all'uscita dalla piscina in Via Mincio per giungere a casa, dato che le strade sarebbero apparse deserte e prive di punti di aggregazione. Un noto sociologo, Bonomi, ha più volte sottolineato come punti di aggregazione umana siano deterrenti a forme di microcriminalità e alla commissione di reati di piccolo e medio calibro, spesso disturbanti la quiete e l'ordine pubblico, spesso offensivi dell'incolumità delle persone. De Corato come è suo stile scarica la frustrazione del fallimento della propria politica delle ordinanze e dei divieti, se non degli sbarramenti e delle cancellate, su una scelta legittima ed equilibrata espressa dalla magistratura amministrativa, adducendo che i cittadini valgono meno delle lobby. Ma quale lobby intende De Corato? I commercianti che hanno fatto ricorso hanno solamente esercitato un diritto e una propria prerogativa nei confronti di un atto arbitrario e inutile quale è l'ordinanza, applicata a macchia di leopardo, creando alcune zone come "ghetti", luoghi di emarginazione, spazi da tenere lontani e isolati, adottando, così, misure disomogenee sul territorio municipale, definendo quartieri da ritenersi "pericolosi" e altri da ritenersi "meno pericolosi". L'ordinanza ha spaccato la cittadinanza, ha dato risposte eccessive, non ragionevoli e non proporzionate, a problematiche da risolvere attraverso il dialogo civico, rendendo partecipi i vari soggetti sociali intweressati, e garantendo, così, una regolamentazione rinnovata e innovativa del commercio. La generalizzazione banale e pericolosa dell'ordinanza, infine, ha apportato a un'applicazione fuori dall'ambito dei presupposti richiesti dalla legge. La stessa maggiroanza ha avuto posizioni variegate e diversificate in merito, tanto che la Lega, vistasi "scippata dal protagonismo volitivo del vicesindaco" riguardo la materia dell'"ordine pubblico, ha più volte, con toni certamente discriminatori e punitivi verso gli esercenti tenuti da gestori immigrati, sottolineato come l'ordinanza penalizzasse senza senso locali e discoteche che non potevano essere definite come "pericolose". La libera concorrenza veniva e viene alterata dalla presente ordinanza in quanto applica diverse misure in base ai diversi casi. I grandi discount potranno proseguire nel vendere al consumatore birre e alcoolici anche oltre agli orari consentiti, mentre i locali non potranno farlo, venendo sanzionati nel caso in cui trasgredissero la disposizione a riguardo. Occorrerebbe, se ci fosse un'amministrazione resposnabile e consapevole della portata del tema sicurezza, aprire tavoli di confronto propositivo utili a garantire nuove regole per tutti in materia di rilascio delle licenze e disposizioni che assicurino il contrasto effettivo ed efficace della criminalità organizzata che si annida in diverse situazioni dei quartieri popolari e che registra affari illeciti e malavitosi di alta portata, spesso agenti inalterati nell'ambito cittadino, ma fonte di speculazione e di gestione del crimine pericolosa per la convivenza sociale.

Alessandro Rizzo
Capogruppo La Sinistra - Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano